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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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sono inadeguate nella Mente, in Dio (per lo stesso Coroll.) sono adeguate, non in quanto<br />

contiene l’essenza soltanto di questa stessa Mente, ma in quanto contiene anche in sé,<br />

simultaneamente, le Menti delle altre cose.<br />

Nell’idea adeguata si raggiunge il massimo della completezza possibile, in quanto<br />

implica in se stessa la totalità delle idee delle sue ragioni, e simultaneamente la totalità<br />

delle cause del suo oggetto. Per questo è la trasparenza totale di se stessa e dell’oggetto.<br />

È perfettamente aderente alla sua Causa, assolutamente certa.<br />

Da un tale punto di vista, l’unico senso possibile di falsità risiede nel mancato raggiungimento<br />

da parte dell’idea della sua stessa natura, ovvero d’esser idea vera: è il suo stato incompiuto.<br />

«Nelle idee non vi è nulla di positivo per cui si dicano false» 491 . Non si può pensare<br />

positivamente la falsità. È invece possibile, e necessariamente accade, pensare falsamente, cioè<br />

ignorare, e degradare le nostre idee in una sottrazione di realtà oggettiva fino a svuotarle della<br />

loro potenza di affermazione, riducendole ad uno stato in cui la loro ricchezza è così minima da<br />

farci dubitare che siano ancora idee. Pitture Mute. Idee inerti, per questo false.<br />

Al contrario, l’idea adeguata, racchiudendo in sé la totalità delle sue ragioni, è idea infinita in<br />

noi come in Dio, e per ciò stesso contiene la massima ricchezza possibile. Come tale, s’impone<br />

assolutamente alla nostra Mente in virtù della pienezza della sua realtà oggettiva: «Essere<br />

infinito è assoluta affermazione dell’esistenza di una qualche natura» 492 .<br />

Così gli errori e la falsità non sono dovuti al fatto che<br />

la volontà essendo molto più ampia e più estesa dell’intelletto, io non la contengo negli<br />

stessi limiti, ma l’estendo anche alle cose che non intendo, alle quali essendo di per sé<br />

indifferente, essa si smarrisce assai facilmente, e sceglie il male per il bene, il falso per il<br />

vero 493 .<br />

L’errore e la falsità si danno solo per l’impotenza della Mente ad accettare e vedere<br />

quell’infinità e necessità che ogni idea implica.<br />

La terza ed ultima regola di proiezione 494 che ci permetterà di assumere l’alia veritatis norma<br />

attraverso la quale vedere e costruire una Géométrie métaphysique potrà dunque così definirsi:<br />

la coscienza della definizione estrinseca del vero è la sua denominazione intrinseca e genetica, e<br />

cioè: «Ogni idea, che in noi è assoluta, ossia adeguata e perfetta, è vera» 495 .<br />

Ogni idea, non una sola nota. Ogni idea vera è infinita, poiché l’infinito non è altro che la<br />

totalità delle cause, il perfetto possesso da parte della Mente di ogni ragione per la quale la cosa<br />

è precisamente e necessariamente questa cosa singola: ea res singula. Ed è proprio perché resta<br />

intatta nella sua assoluta singolarità, unica e necessaria, e non viene confusa con le finzioni delle<br />

entità universali ma individuata e determinata nella sua esatta derivazione dalla Causa, che essa<br />

è saputa come Tutto.<br />

Nel sistema totale delle connessioni, infatti, il singolo è l’algoritmo del Tutto, e il Tutto non<br />

risulta dalla somma dei singoli ma dalla Legge intima inscritta in ogni cosa: «a legibus in iis<br />

rebus, tamquam in suis veris codicis, inscriptis, secundum quas omnia singularia, et fiunt, et<br />

ordinantur» 496 . Infatti la conoscenza adeguata procede «dall’idea adeguata dell’essenza formale<br />

di certi attributi di Dio alla conoscenza adeguata dell’essenza delle cose» 497 , così come in<br />

geometria si procede dall’idea adeguata della nozione di quantità alla conoscenza dell’essenza<br />

delle sue molteplici figure. Dal vero al vero, internamente, necessariamente e geneticamente,<br />

posseduto ad ogni istante come vero.<br />

491 E, II, pr. 33.<br />

492 E, I, pr. 8.<br />

493 R. Descartes, Meditazioni Metafisiche, cit., pp. 54-55.<br />

494 Cfr. supra p. 107-108 e p. 115.<br />

495 E, II, pr. 34.<br />

496 TIE, p. 159.<br />

497 E, II, pr. 40, sch. 2.<br />

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