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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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secondo un altro modo, molto diverso, che egli stesso dichiara essere la via vera e migliore<br />

di insegnamento, e che chiama analitico 320 .<br />

E se pur Meyer ci rassicura che tutto venga fatto con le migliori intenzioni di «prestare<br />

[…] un qualche soccorso» ed agevolare la comprensione e il giusto intendimento della<br />

dottrina cartesiana,<br />

essendo i più del tutto digiuni delle scienze matematiche, e perciò completamente ignari sia<br />

del metodo sintetico, con cui vengono esposte, sia del metodo analitico, con cui vengono<br />

scoperte, non possono né comprendere essi stessi, né mostrare ad altri le cose dimostrate<br />

apoditticamente, di cui si tratta in questi libri 321 .<br />

L’operazione forse non è del tutto innocente. Meyer precisa che «l’autore ha riprodotto<br />

parola per parola quasi tutto quel che Descartes ha disposto» e se «il nostro autore si<br />

allontana molto spesso da Descartes» nessuno pensi che si voglia «correggere<br />

quell’uomo illustre; si ritenga piuttosto che ciò avviene per meglio attenersi all’ordine<br />

già adottato». Tuttavia, aggiunge Meyer, onde evitare equivoci occorre innanzitutto<br />

sottolineare un punto:<br />

Nessuno pensi che egli insegna qui o le proprie dottrine o solo quelle cartesiane che egli<br />

approva. Infatti, sebbene ne giudichi vere alcune, e ammetta di averne aggiunte alcune di<br />

sue, se ne trovano tuttavia molte che egli respinge come false, e a proposito delle quali<br />

sostiene un’opinione molto diversa 322 .<br />

Ma, ancora più precisamente, ribadendo la distanza, non<br />

si deve qui passare sotto silenzio che lo stesso conto, ossia che si tratta di cose dette<br />

secondo l’intenzione di Descartes, si deve fare di quel che si trova affermato in alcuni<br />

luoghi, e cioè che «questo o quello supera la comprensione umana». Infatti, nemmeno<br />

questa affermazione deve essere intesa come se il nostro autore vi esprimesse il proprio<br />

intendimento. Egli infatti giudica che tutte queste cose, e anche molte altre più sublimi e<br />

sottili, non solo possono essere da noi concepite chiaramente e distintamente, ma possono<br />

essere spiegate molto agevolmente, se solo l’intelletto umano, nella ricerca della verità e<br />

nella conoscenza delle cose, imboccherà una via diversa da quella aperta e spianata da<br />

Descartes. I fondamenti delle scienze gettati da Descartes e ciò che su di essi egli ha<br />

edificato non bastano dunque a sciogliere e risolvere tutte le questioni, che sono le più<br />

difficili, che si incontrano nella metafisica, ma se ne richiedono altri, se vogliamo innalzare<br />

il nostro intelletto fino al vertice ella conoscenza 323 .<br />

E quindi, bando ad ogni cautela ed inviolabilità terminologica: niente dispositae, niente<br />

expositae: principia philosophiae cartesianae more geometrico demonstratae.<br />

L’ordo cognoscendi non è altro dall’ordo essendi:<br />

la potenza di Dio è uguale alla sua attuale potenza di agire. Cioè […] tutto ciò che segue<br />

formalmente dall’infinita natura di Dio segue anche oggettivamente in Dio, con lo stesso<br />

ordine e con la stessa connessione 324 .<br />

Nessuna distinzione è necessaria, dunque, tra il metodo analitico inventivo della ricerca<br />

e scoperta, e quello sintetico dell’esposizione. Il procedimento è uno, la mente dovrà<br />

«trarre tutte le sue idee da quella che riproduce l’origine e la fonte di tutta la natura, in<br />

modo da esser essa stessa fonte» 325 . Come una è la sua necessaria esposizione, in quanto<br />

espressione adeguata, idea dell’idea dell’unica Verità. Poiché il nostro intelletto non sta<br />

a quello divino come «il cane animale latrante» sta al «cane segno celeste», né la nostra<br />

scienza è separata da quella divina, ma «Dio è la verità», e il vero procede solo dal vero.<br />

320 PPC, Prefazione di Meyer, p. 4.<br />

321 PPC, p. 5.<br />

322 PPC, p. 7.<br />

323 PPC, p. 8 (corsivo mio).<br />

324 E, II, pr. 7, cor.<br />

325 TIE, p. 86<br />

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