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LA TEATRALITÀ DI SALGARI<br />
Nei capitoli dedicati ai romanzi, ho evidenziato alcune parti in cui mi pareva<br />
interessante osservare l’insolito punto di vista proposto dal narratore, che sembrava<br />
quasi trasformarsi da creatore in spettatore della vicenda.<br />
Prendiamo, ad esempio, questi passi, tratti dalla Favorita del Mahdi.<br />
Erano appena scomparsi dietro gli alberi, che le grandi foglie di<br />
loto dello stagno si sollevarono silenziosamente, e la faccia di Notis<br />
apparve.<br />
Il greco, fuori di sé, si precipitò verso la costa e scagliate via le<br />
pistole, balzò nelle onde. Passò un minuto, lungo quanto un secolo,<br />
poi riapparve scuotendo l'acqua che lo acciecava.<br />
Verbi come apparire o riapparire presuppongono ovviamente uno spettatore;<br />
ma, viene da chiedersi, chi è questo spettatore? Le due scene citate negli esempi<br />
avvengono in assenza testimoni, quindi deve necessariamente trattarsi del narratore<br />
stesso.<br />
Il particolare del minuto “lungo quanto un secolo” ci dice che Salgari non si<br />
limita a raccontare distaccato la scena che “vede” con l’immaginazione, ma che ne è<br />
partecipe in prima persona. Infatti, un narratore onnisciente dovrebbe sapere<br />
benissimo come si concluderà la vicenda, e che Notis riemergerà portando in salvo<br />
Fathma, ma è per lo spettatore, in ansia di sapere cosa accadrà, che il minuto sembra<br />
non passare mai.<br />
Questa “visione partecipata” dell’autore si ritrova con una certa frequenza in<br />
Salgari. Per limitarci ai testi che abbiamo esaminato, possiamo citare dei passi sia<br />
delle appendici che dei volumi come questi tratti rispettivamente da Tay-See e da La<br />
Rosa del Dong-Giang.<br />
Era superbo, sublime, vedere quella coppia amorosa trasportata<br />
fra gli scatenati elementi sul veloce destriero, mentre tutto all’intorno<br />
ruinava, piegavasi, spezzavasi.<br />
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