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dopo le vicende narrate nel romanzo; e poche righe dopo Salgari scrive: “Quindici<br />
giorni dopo, mentre il re Tu-Duc firmava la pace cedendo alla Francia tutta la Bassa<br />
Cocincina (…)” (p. 311), riferendosi, evidentemente, al Trattato di Saigon del 5 giugno<br />
1862, che pose fine alla guerra, se ne dovrebbe dedurre che il salvataggio di Tay-See e<br />
José andrebbe collocato il 21 maggio 1862, mesi dopo la caduta di Bien Hoa, mentre<br />
tutta la vicenda narrata si svolge in pochi giorni.<br />
Come nella Favorita, anche in questo romanzo Salgari non prende posizione<br />
per l'uno o l'altro dei belligeranti. Tutta la sua attenzione è rivolta, invece, alle vicende<br />
private dei singoli personaggi; mentre il fatto di amare un nemico della patria non è<br />
assolutamente sentito come un problema dai due protagonisti, certamente più<br />
interessati alle proprie vicende sentimentali che all'esito del conflitto in corso.<br />
Proprio questa “neutralità”, permette, però, a Salgari di inserire liberamente nel<br />
libro degli accenni critici sia all'avidità dei colonizzatori, più interessati alle ricchezze<br />
del paese che alle cause per cui sostengono di combattere, sia alla barbarie dei<br />
costumi locali, specialmente per quanto riguarda la condizione femminile, tema su<br />
cui Salgari si mostra spesso sensibile.<br />
Sono sì miserabili questi popoli dell'occidente, da non<br />
possedere terre sufficienti da sfamarsi, da correre a rubare quelle<br />
degli asiatici?<br />
- Non lo credo, Ca Bong, rispose seriamente anzi cupamente il<br />
terribile Tay-Shung. Hanno la smania di arraffar terre a quelli più<br />
deboli di loro,(…). Accampano pretese di riparazioni da lunga pezza,<br />
quei volti scialbi, per aver noi spacciato in sei o sette anni la miseria<br />
di due o tre uomini della loro razza.<br />
(Tay-See, p. 110)<br />
- Ma perché sono venuti a invadere le nostre provincie? Quale<br />
male abbiamo noi fatto agli spagnuoli ed ai francesi? Forse che noi<br />
siamo andati a devastare le loro terre e le loro città?<br />
(La Rosa del Dong-Giang, p. 111)<br />
Tutto fu inutile e il rigido cocincinese, saputo che Tay-Shung<br />
ambiva la mano di lei, tenendosi altamente onorato di stringere<br />
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