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L’interesse di Salgari per il teatro non è limitato ai soli anni giovanili. Infatti,<br />

sappiamo che nel 1909 l’autore si interessò, assieme a Emilio Firpo e al pittore e<br />

scenografo Pipein Gamba, al tentativo di inscenare una féerie con personaggi tratti<br />

dai suoi più noti romanzi inseriti “nella loro naturale ambientazione esotica”. 120<br />

Lo spettacolo avrebbe dovuto essere rappresentato dalla celebre Compagnia<br />

d’operette di Amelia Soarez, al secolo Amelia Dal Negro, che Salgari omaggerà, tra<br />

l’altro, chiamando Soarez il figlio di Yanez e Surama.<br />

Il progetto non andò in porto, probabilmente a causa di difficoltà economiche<br />

della compagnia, e la lettera a Gamba, in cui Salgari esprime tutto il suo disappunto<br />

per il fallimento del progetto, testimonia quanto lo scrittore ci tenesse alla<br />

realizzazione dello spettacolo, che avrebbe, tra l’altro, avuto anche delle ricadute<br />

economiche interessanti per le finanze, cronicamente traballanti, di Salgari.<br />

Peccato, peccato, davvero peccato. Sarebbe stato così bello<br />

riveder sulla scena certi protagonisti dei miei libri. Immagino ci<br />

sarebbero state danze esotiche e coreografie piene di effetto. E tanto<br />

lei, quanto Firpo e, magari, quanto il sottoscritto ne avrebbero avuto<br />

un certo interesse e qualche incasso di questi famosi baiocchi che si<br />

fanno vedere con parsimonia… 121<br />

Ancora nel settembre del 1910, a pochi mesi dal suicidio, Salgari propose a Luigi<br />

Motta ed Emilio Firpo, che stavano preparando assieme alcune operette, di realizzare<br />

una grand féerie tratta dal suo romanzo fantascientifico Le Meraviglie del duemila.<br />

Lo spettacolo avrebbe dovuto avere la forma di un “ballo excelsior futurista”; Motta e<br />

Firpo accettarono con entusiasmo il progetto, interrotto poi a causa della morte di<br />

Salgari. 122<br />

Ma, oltre la profonda influenza che essa esercita nella sua opera, la teatralità è<br />

una caratteristica che denota anche la vita stessa di Emilio Salgari.<br />

Sappiamo che l’autore amava fingere di aver vissuto una vita ben diversa da<br />

quella reale, in sostanza, cioè, anche lui recitava costantemente una parte: quella del<br />

“capitano” che aveva navigato in tutto il mondo e vissuto in prima persona le<br />

avventure che narrava.<br />

120 Cfr. Ibidem.<br />

121 Ivi, p. XIII.<br />

122 Cfr. Mario Morini, “Retroscena”, 20 agosto 1946, riportato da Giovanna Viglongo, L’editore ai lettori, in<br />

Emilio Salgari, Le meraviglie del Duemila, Torino, Viglongo, 1995, p. XIII.<br />

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