12.07.2015 Views

Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>esin francese. Ciò che contribuisce meglio a definire la rappresentazione come moneta fiduciaria è lacorrispondenza tra i me<strong>di</strong>atori usati per produrre l’immagine e quelli che sono usati per leggerla. È chiaroche, attraverso il tempo, i me<strong>di</strong>atori cambiano e allora le immagini non sono più leggibili nella stessamaniera. Tra il XVII secolo e l’inizio del XIX secolo la visione degli Alpi, per esempio, è totalmentecambiata e i paragoni che si possono fare tra il letto e il vissuto, nell’intervallo <strong>di</strong> quasi due secoli, non sonosignificativi. Ci sono almeno due meccanismi che lavorano in senso contrario tra la geostruttura e ilgeogramma: l’atrofia e l’ipertrofia. L’esempio <strong>di</strong> Marcovaldo sarà, ancora una volta, molto utile. Marcovaldolegge la città industriale con me<strong>di</strong>atori inadatti e nel suo pensiero l’ipertrofia delle cose “naturali” è evidente;è per questa ragione che egli deco<strong>di</strong>fica molto male la città. Il “paesaggio” in questo senso è una concezionedel mondo, che è importante, perché l’uomo ne ha bisogno per abitare il territorio. Se l’uomo vivesse ilterritorio come un animale, sarebbe solo attento alle risorse utili per sod<strong>di</strong>sfare i suoi bisogni, ma poiché è inpossesso della cultura, abita anche il territorio con la sua memoria e la sua immaginazione. L’appropriazionedel territorio si fa anche, e forse soprattutto, con la rappresentazione. Non è possibile abitare la realtàterritoriale senza pensare l’immagine <strong>di</strong> questa realtà. La produzione <strong>di</strong> paesaggi ideali, <strong>di</strong> paesaggi utopisticie dell’immaginazione è la prova del ruolo enorme che svolgono per l’uomo rappresentazione e simboli.Se l’archeologia è una scienza fondamentale per decifrare le <strong>di</strong>verse fasi della costruzione, della<strong>di</strong>struzione e della ricostruzione d’un territorio materiale, l’iconografia, attraverso la produzione <strong>di</strong>rappresentazioni, costituisce un mezzo essenziale per elaborare una memoria storica dello sguardo e unamemoria dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> appropriazione simbolica delle cose. Il paesaggio, come rappresentazione, possiede unduplice carattere d’autonomia, come forma e come produzione. A questo punto è utile ricordare che ilpaesaggio ha una vita che è in<strong>di</strong>pendente da quella del territorio. Questa osservazione vale per tutte lerappresentazioni delle arti o delle scienze. I simboli e le metafore rendono conto delle aspirazioni e in questosenso costituiscono una vera moneta fiduciaria, che ha un valore considerevole quando riesce ad avere corsolegale nella mente della gente.Il meccanismo può sembrare paradossale, poiché, come la moneta non è la ricchezza, ma il segnodella ricchezza, così la rappresentazione non è la realtà. Il valore del paesaggio, valore <strong>di</strong> scambio, è tantopiù alto quanto più la rappresentazione è suggestiva: “Piuttosto che essere un contrappunto <strong>di</strong> dettaglipittoreschi, il paesaggio è un insieme: una convergenza, un momento vissuto. Un legame interno, una‘impressione’, unisce tutti gli elementi [...]. Il paesaggio si unifica attorno ad una tonalità affettiva dominante,perfettamente legittima malgrado sia refrattaria ad una riduzione puramente scientifica. Esso mette in causala totalità dell’essere umano, i suoi legami esistenziali con la Terra, o se si vuole, la sua geograficità originale:la Terra come luogo base e mezzo della sua realizzazione [...]. Il paesaggio non è un cerchio chiuso, ma un<strong>di</strong>spiegarsi. È veramente geografico per i suoi ‘prolungamenti’, per lo sfondo reale o immaginario che lospazio apre al <strong>di</strong> là dello sguardo” 27 . Il paesaggio non fa ombra, perché, come si è detto precedentemente, èuna rappresentazione, ma gioca il ruolo dell’ombra per il territorio o, più esattamente, se il territorio non hadato vita ad un paesaggio, nel senso <strong>di</strong> far suscitare una rappresentazione che presenti un certo valore, è nellastessa situazione del Peter Schlemihl <strong>di</strong> Chamisso. È la rappresentazione che dà un’identità al territorio, nelmondo delle sensazioni e dei sentimenti. Il personaggio <strong>di</strong> Chamisso non ha più identità, perché ha vendutola sua anima al <strong>di</strong>avolo. Un territorio non può propriamente vendere la sua anima al <strong>di</strong>avolo, ma puòvenderla allo sfruttamento e non essere l’oggetto <strong>di</strong> una rappresentazione e dunque non esistere per lamemoria degli uomini: “[...] il paesaggio non è soltanto, come lo intendono i geografi, lo spazio fisicocostruito dall’uomo per vivere e produrre, ma anche il teatro nel quale ognuno recita la propria partefacendosi al tempo stesso attore e spettatore. Questo nel senso greco <strong>di</strong> theatron, derivato da theasthai =contemplare, guardare da spettatore, che rimanda alla posizione in cui si trova l’uomo quando uscito fuoridalla mischia del vivere, dopo aver lottato, operato, costruito, si pone a guardare il campo <strong>di</strong> battaglia o,secondo la metafora <strong>di</strong> Lucrezio, ponendosi sulla riva a guardare un naufragio” 28 . Non so se la metaforausata da Turri sia la migliore, ma la si può accettare, in quanto contiene qualcosa <strong>di</strong> molto prezioso, nel sensoche si può prendere il paesaggio come un territorio che si è sbarazzato da tutte le scorie materiali chel’ingombrano, così come la nostra vita è ingombrata da scorie <strong>di</strong>verse.27 E. Dardel, L’uomo e la Terra. Natura della realtà geografica, Unicopli, Milano, 1986, pp. 33-34.28 E. Turri, Il paesaggio come teatro, Marsilio, Venezia, 1998, pp. 27-28.27

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!