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Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>esloro concesso. In questi casi il problema “creato” dalla Regione viene risolto dal Comune, ma non sempreciò è concretamente possibile oppure lo si vuol fare.Secondo la Regione Sardegna il problema si dovrebbe risolvere con l’acquisizione delle areeri<strong>di</strong>sciplinate da parte d’un isituendo conservatorio della natura (è evidente il riferimento al “Conservatoirede l’espace littoral” francese, che peraltro non gode <strong>di</strong> buona salute da molti anni oramai!) e, più in generale,alla patrimonializzazione dell’ambiente come strumento, forse il più efficace, per <strong>di</strong>fendere i beni ambientali.In questo caso il paesaggio.Chi valuta, quanto costa tutto ciò? Può esistere l’obbligo a cedere la proprietà? Tanti altri problemicome si vede.Il caso è <strong>di</strong> grande interesse non solo in sé, ma anche per l’evidente comune ispirazione alla basedella cosiddetta “tassa sul lusso” introdotta non si sa quanto legittimamente sempre dalla Regione Sardegna eche tanto ha fatto <strong>di</strong>scutere nella scorsa estate.In comune, per quanto può esserlo, il caso del piano paesaggistico della Sardegna e quello ben piùlimitato della Val d’Orcia hanno le con<strong>di</strong>zioni dell’ambiente/paesaggio, risorsa strategica per un “certo”sviluppo della società e dell’economia <strong>di</strong> quei territori, basato sul rispetto delle identità, oltre che dei valoridell’ambiente paesaggio.Sostiene lo stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> comportamenti Nuvolati in un recente volume, che “mentre il paesaggionaturale, che per definizione dovrebbe restare il più possibile incontaminato si presta all’idea dellaconservazione, la città attuale caratterizzata da metamorfosi improvvise può essere interpretata solo da unsoggetto anch’egli in movimento, capace <strong>di</strong> sintonizzarsi nella stessa lunghezza d’onda” 9 .Tralasciando <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere della concezione <strong>di</strong> paesaggio naturale dell’autore, piuttosto imprecisa edambigua, ci si deve comunque interrogare su quale sarebbe questo paesaggio. Quello <strong>di</strong> luoghi ad altanaturalità? Ve ne sono ancora e quanto sono estesi? Forse si intende lo “spazio rurale” dove terreni agricoli,boschi, foreste, ecc., prevalgono. Non sembra in ogni caso accettabile che il movimento sia la con<strong>di</strong>zione perla interpretazione del solo spazio urbano. Al contrario, il movimento è la con<strong>di</strong>zione per la interpretazioneanche dello spazio vasto, anch’esso oggetto <strong>di</strong> trasformazione.Il flân<strong>eu</strong>r non è solo urbano, vagabonda anche in quello naturale. Sempre che il para<strong>di</strong>gmainterpretativo da adottare sia quello del flân<strong>eu</strong>r. Ne siamo certi? E la conservazione – soprattutto se risultatod’un progetto esplicito – non può essere categoria applicabile solo a certi luoghi. Accompagna sempre latrasformazione. È con essa un tutt’uno, se si opera nell’obiettivo, come si dovrebbe, della sostenibilità e dellacompatibilità. Uso volutamente i due termini, per richiamare ad un tempo la loro <strong>di</strong>versità concettuale egiuri<strong>di</strong>ca e la possibilità/necessità <strong>di</strong> integrazione. Cosa concettualmente ed operativamente tutt’altro chesemplice.Se tutto è trasformabile – in questo modo metto in <strong>di</strong>scussione quella sorta <strong>di</strong> scorciatoia concettualeed operativa rappresentata dalle cosiddette “invarianti” tanto cara ad un certo riduttivismo pianificatorio, chein realtà sono solo convenzionalmente tali e per <strong>di</strong> più a scadenza, con l’evolversi della società ed ilcambiamento dei suoi valori oltre che dell’ambiente –, occorre che tutto sia pianificato, programmato eprogettato.3. Una modesta proposta per rendere operazionabile la paesaggisticaEcco che torna il pianificatore <strong>di</strong> Berman alla sua terza trasformazione potreste <strong>di</strong>re? Quando cioè <strong>di</strong>ventaFaust. No, non torna. Per spiegare che non torna, provo a descrivere una ipotesi <strong>di</strong> lavoro per rendereoperazionabile l’interesse paesaggio nei processi <strong>di</strong> pianificazione, programmazione, progettazione,realizzazione e gestione delle trasformazioni, territoriali e urbane.Il mio punto è molto semplice. Una volta che la pianificazione ambientale, interpretati i valoridell’ambiente, ivi compresi quelli culturali e identitari ovviamente, abbia definito obiettivi ambientali daperseguire e con<strong>di</strong>zioni della compatibilità e quella territoriale-urbanistica abbia deciso per quanto attien<strong>eu</strong>si/localizzazioni e intensità d’uso, nel rispetto dei valori culturali ambientali e degli obiettivi fissati dallapianificazione ambientale, occorre esplorare anche gli esiti formali della trasformazione. Soprattutto della9 G. Nuvolati, Lo sguardo vagabondo, Il Mulino, Bologna, 2006.43

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