<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>esGOVERNANCE, TRASFORMAZIONI DEL TERRITORIOE IMMAGINI DI PAESAGGIOAntonio De Rossi 1Da alcuni anni i temi della governance e della partecipazione hanno assunto, nel <strong>di</strong>battito sulletrasformazioni della città e del territorio, un ruolo centrale.Messi a punto nel campo delle trasformazioni urbane, dove gli elementi <strong>di</strong> conflittualità e il gradodelle mo<strong>di</strong>ficazioni sono per loro natura <strong>di</strong> forte entità, si sono progressivamente estesi alla scala delpaesaggio.La correlazione <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>versi termini – governance, partecipazione, paesaggio – non costituisceperò un dato scontato. Per cercare <strong>di</strong> capire concretamente quale può essere il valore e la ricaduta dei concetti<strong>di</strong> governance e partecipazione nella gestione delle trasformazioni del paesaggio è perciò innanzituttonecessario comprendersi rispetto al significato che vogliamo attribuire ai <strong>di</strong>versi termini.Per governance e partecipazione inten<strong>di</strong>amo, ad esempio, la necessità <strong>di</strong> incrementare la <strong>di</strong>mensione<strong>di</strong>alogica delle trasformazioni (si pensi a tutto il tema della democrazia urbana) non solo per superare iconflitti, ma anche per giungere a una responsabilità sempre più con<strong>di</strong>visa nei confronti del paesaggio, a unmaggiore livello <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> efficacia dei progetti <strong>di</strong> trasformazione, grazie al ruolo che può essere giocatodalle comunità locali.Molto più complessa la definizione del termine paesaggio, parola chiave per comprendere –attraverso le sue molteplici declinazioni – le riflessioni che hanno avuto luogo negli ultimi quin<strong>di</strong>ci anni sultema delle trasformazioni del territorio. Ancora prima che come “oggetto”, il paesaggio è stato assunto nel<strong>di</strong>battito sulle trasformazioni – con l’apparire dei fenomeni della città <strong>di</strong>ffusa, della <strong>di</strong>spersione inse<strong>di</strong>ativa,che hanno messo in crisi le tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong>cotomie città-campagna, centro-periferia, ecc. – come categoriainterpretativa. Come ha ricordato il geografo Franco Farinelli, il successo continuamente rinnovato deltermine paesaggio nasce dal fatto che si tratta <strong>di</strong> una “parola pipistrello”, metà topo e metà uccello, che tieneinsieme realtà materiale e fisica del territorio e sua rappresentazione, significato e significante. Una categoriainterpretativa quin<strong>di</strong> molto importante, perché permette <strong>di</strong> travalicare l’apparente evidenza del territoriofisico e delle sue trasformazioni – e i connessi rischi <strong>di</strong> autoreferenzialità legati a una lettura solamentemorfologica dei fenomeni – per connetterla alle pratiche sociali, agli immaginari, ai molteplici sguar<strong>di</strong> degliin<strong>di</strong>vidui.Inoltre, <strong>di</strong> fronte alla <strong>di</strong>ssoluzione delle categorie storiche <strong>di</strong> lettura del territorio, <strong>di</strong> fronte aifenomeni <strong>di</strong> frammentazione dello spazio fisico determinati dai processi <strong>di</strong> trasformazione recenti, ilconcetto <strong>di</strong> paesaggio ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> essere una straor<strong>di</strong>naria cartina <strong>di</strong> tornasole per tentare <strong>di</strong> offrire dellericomposizioni interpretative della metamorfosi in corso.Ma il paesaggio in questi anni non è stato solo categoria interpretativa capace <strong>di</strong> intrecciaretrasformazioni fisiche, immagini e immaginari del territorio, dato sociale. È stato anche progettodell’“oggetto paesaggio”. E sovente i raffinati risultati conseguiti in campo gnoseologico non hanno trovatoriscontro nella progettazione e pianificazione del paesaggio. Il paesaggio, reificato, è <strong>di</strong>ventato così oggettoda progettare in modo separato dalle pratiche sociali, dalle rappresentazioni. È <strong>di</strong>ventato oggettonaturalizzato. Il problema non sta solamente nell’inefficacia, ma proprio negli esiti controversi, ambigui1 Professore <strong>di</strong> progettazione architettonica e urbana al Politecnico <strong>di</strong> Torino e vice<strong>di</strong>rettore dell’Urban Center Metropolitano <strong>di</strong>Torino.29
<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>esdella progettazione del paesaggio. Mancando la <strong>di</strong>mensione critica, il progetto del paesaggio – e non <strong>di</strong>paesaggio – rischia <strong>di</strong> trasformarsi in naturalizzazione <strong>di</strong> stereotipi paesaggistici.E qui sta il nodo della questione: che cosa inten<strong>di</strong>amo quando parliamo <strong>di</strong> progettazione fisica delpaesaggio? A quali immagini e rappresentazioni questa pianificazione e progettazione fa riferimento? Einoltre, che cosa significa e cosa comporta concretamente l’interazione dei temi della partecipazione e dellagovernance con quelli della progettazione del paesaggio? Senza una precisa risposta a queste domande, ilrischio è <strong>di</strong> conferire alla governance e alla partecipazione un ruolo e un valore quasi salvifico, <strong>di</strong>legittimazione, a fronte delle <strong>di</strong>fficoltà che incontriamo nel gestire le trasformazioni del paesaggiocontemporaneo. Partecipazione e governance non possono essere semplicemente – come è già capitato nellecittà – una scorciatoia, o peggio ancora una retorica, per spostare semplicemente i problemi, rinviandoli aqualcos’altro.A partire da una serie <strong>di</strong> esperienze <strong>di</strong>rette da me avute sui temi della governance e dellapartecipazione 2 , mi sembra che senza un vero incremento <strong>di</strong> conoscenza – il richiamo è anche a quellasocietà della conoscenza oggi tanto evocata –, senza una reale <strong>di</strong>mensione critica, la partecipazione rischi <strong>di</strong>rovesciarsi in demagogia o in banale elemento consolatorio; senza concrete prese <strong>di</strong> responsabilità, senzavere linee <strong>di</strong> progettualità, la governance rischia <strong>di</strong> essere mera evocazione <strong>di</strong> una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> soggetti e <strong>di</strong>attori priva <strong>di</strong> ricadute reali.La partecipazione non può essere una semplice operazione <strong>di</strong> trasferimento dei pensieri e delleopinioni delle persone all’interno dei processi <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong> progettazione del paesaggio; è semmai unlavoro estremamente <strong>di</strong>fficile e delicato, basato sull’affinamento progressivo e sulla costruzione della<strong>di</strong>mensione critica delle proposte, in cui l’output progettuale è assai <strong>di</strong>fferente – proprio grazie al processopartecipativo – agli input <strong>di</strong> partenza. E la governance non può essere semplicemente una sud<strong>di</strong>visione delleresponsabilità tra infiniti soggetti in modo da cancellare la responsabilità stessa delle decisioni. Governance epartecipazione sono cose troppo serie per <strong>di</strong>ventare ulteriori alibi rispetto alla nostra incapacità <strong>di</strong> progettaree gestire le trasformazioni del paesaggio.Paesaggi zenitali e paesaggi prospetticiPer cercare <strong>di</strong> spiegare quali possono essere gli intrecci tra pratiche <strong>di</strong> partecipazione e governance egestione dei processi <strong>di</strong> trasformazione del paesaggio, vorrei partire da alcuni esempi concreti sul modo concui i paesaggi contemporanei vengono costruiti e trasformati. Muoverò dalle trasformazioni fisiche pervedere inoltre il ruolo degli immaginari, delle rappresentazioni (degli abitanti, ma anche delle culturetecniche, che hanno un peso decisivo nel modo in cui il territorio viene pensato e trasformato) nellemo<strong>di</strong>ficazioni del paesaggio.Non prenderò in considerazione gli spazi urbani, i luoghi consolidati, o dall’altro lato gli ambientinaturali, ma quei paesaggi che sono stati definiti or<strong>di</strong>nari, ossia i cosiddetti paesaggi rururbani, della<strong>di</strong>spersione inse<strong>di</strong>ativa, delle campagne urbanizzate. È qui che ritroviamo infatti le maggiori criticitàambientali; ma è qui che possiamo anche misurare i nuovi usi allargati del territorio, le ibridazioni delleidentità, lo scontro tra ipotesi <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> modernizzazione, la tensione tra idee <strong>di</strong> paesaggio<strong>di</strong>fferenti. Sono paesaggi al limite, che proprio per queste ragioni possono <strong>di</strong>rci molte cose sullacontemporaneità.Proprio per questo è importante valutarne criticamente le tracce fisiche; non perché ci interessa solol’oggetto paesaggio, ma perché le tracce sono epifenomeni, manifestazioni anche dei mo<strong>di</strong> con cuiconcettualizziamo e trasformiamo lo spazio e il paesaggio, incrocio quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> realtà fisica e <strong>di</strong> immaginari.2 Tra le esperienze <strong>di</strong>rette nel campo della partecipazione e della governance: membro fondatore nel 1993 dell’associazioneAvventura Urbana, una delle prime realtà italiane che hanno praticato esperienze <strong>di</strong> progettazione partecipata; dal 2005 vice<strong>di</strong>rettoredell’Urban Center Metropolitano <strong>di</strong> Torino, struttura che coinvolge i <strong>di</strong>versi attori delle mo<strong>di</strong>ficazioni (amministrazioni, progettisti,operatori, citta<strong>di</strong>ni) nella messa a punto dei progetti <strong>di</strong> trasformazione urbana; partecipazione alla definizione del 2° Piano strategico<strong>di</strong> Torino, finalizzato alla costruzione della governance dell’area metropolitana torinese; elaborazione <strong>di</strong> best practices per laprogettazione del paesaggio con il coinvolgimento delle comunità locali, come nel caso del progetto Interreg “Culturalp”, coor<strong>di</strong>natodalla Regione Piemonte.30