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Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>essociale in movimento. Politiche complesse sono appunto quelle che, in qualche ragionevole misura, sono ingrado <strong>di</strong> tener conto <strong>di</strong> questi scarti (che in definitiva attengono ai limiti e alle aporie dell’agire razionale edel planning in particolare) e provano a valorizzarli invece che a negarli autoritariamente” 6 .Dunque adottare punti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>versi non significa – non dovrebbe significare – avere la pretesa <strong>di</strong>controllare razionalmente i processi in corso, e <strong>di</strong> condurli sic et simpliciter verso gli esiti desiderati (nel casoin oggetto: la regolazione del moltiplicarsi dei capannoni nella piana cuneese). Un approccio <strong>di</strong> questo tipo,così improntato su <strong>di</strong> una razionalità olimpica 7 , sarebbe probabilmente votato al fallimento, perché<strong>di</strong>fficilmente un soggetto pubblico da solo potrebbe <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> tutte le risorse necessarie. Un processoterritoriale complesso come quello che investe la pianura cuneese è irriducibile nei confini definitidall’azione <strong>di</strong> un singolo soggetto, sia questo un Comune, la Provincia o la Regione. Piuttosto, lamobilitazione <strong>di</strong> questi saperi eterogenei, e per molti versi estranei alla tra<strong>di</strong>zione delle politiche territoriali,sembra essere un prerequisito in<strong>di</strong>spensabile all’azione pubblica: per dare un orientamento strategico alleproprie politiche (tradotto nei termini dell’esempio: per far sì che non si blocchi la costruzione <strong>di</strong> un singolocapannone, o che non ci si limiti ad adottare politiche vincolistiche rigide unicamente in “paesaggi <strong>di</strong> pregio”,ma che si elaborino strategie complessive, <strong>di</strong> lunga durata e capaci <strong>di</strong> incidere su <strong>di</strong> una vasta scala), isoggetti pubblici devono acquisire consapevolezza dei contesti <strong>di</strong> governance nei quali operano, capire dovesono allocate le risorse e le capacità, quali strumenti possono essere elaborati per attivarle.Complessità, governance e paesaggioCome mai noi, nati dal caos, non possiamo mai accostarci ad esso,non facciamo in tempo a dargli un’occhiata che subito, sotto ilnostro sguardo, nasce l’or<strong>di</strong>ne…e la forma?Witold Gombrowicz, CosmoParole d’or<strong>di</strong>ne spesso ripetute (e abusate) quali governance, sussi<strong>di</strong>arietà, partenariato pubblico-pubblico epubblico-privato, integrazione, intersettorialità e partecipazione acquistano in questo contesto un significatoconcreto: si tratta in buona sostanza degli strumenti a <strong>di</strong>sposizione dei policy makers per far fronte alla<strong>di</strong>spersione delle risorse, per orientare le proprie azioni. In una situazione <strong>di</strong> complessità crescente e <strong>di</strong>frammentazione delle risorse, il rischio evidente è che i problemi tendono a <strong>di</strong>ventare intrattabili. Ciò perònon può costituire un alibi, né per l’inazione (i processi sono troppo complessi perché li si possa governare,dunque tanto vale lasciarli correre ed eventualmente limitare le esternalità più negative) né persemplificazioni (la complessità va ridotta attraverso il ripristino <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> governo top-down, e un gradomaggiore <strong>di</strong> decisionismo). Assumere la complessità come dato inelu<strong>di</strong>bile, come elemento costitutivo dellasfera delle politiche, significa provare a riempire <strong>di</strong> senso le parole chiave più sopra ricordate. In sostanzaoperare in un contesto <strong>di</strong> governance significa per un attore <strong>di</strong> politiche, e in particolar modo per un soggettopubblico, imparare a muoversi in un contesto frammentario, riconoscendo allo stesso tempo i limiti dellapropria capacità d’azione e le opportunità che approcci con<strong>di</strong>visi e inclusivi sono in grado <strong>di</strong> offrire. Laper<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sovranità reale dei soggetti pubblici, che può apparire come un effetto negativo del passaggio dalogiche <strong>di</strong> government a logiche <strong>di</strong> governance, può altresì essere letta secondo una doppia luce:• da un lato, è una con<strong>di</strong>zione inevitabile in una situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione delle risorse e <strong>di</strong>conseguente per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> controllo da parte degli enti pubblici (tanto alla scala globalequanto a quella locale);• dall’altro, rappresenta una notevole opportunità per gli enti pubblici stessi, nel senso che puòpermettere loro <strong>di</strong> liberarsi <strong>di</strong> parte delle proprie incombenze, <strong>di</strong> concentrare la propria azionesul cuore della propria missione (in termini molto semplificati: garantire l’innesco, ilmantenimento e la riproduzione dei processi generativi <strong>di</strong> beni pubblici, a prescindere dallostatus giuri<strong>di</strong>co degli attori che animano tali processi) e infine <strong>di</strong> aprirsi a processi <strong>di</strong>6 Donolo, Op. cit., p. 152.7 Cfr. Bobbio, 1996.57

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