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Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>escontempo limitata e assoluta; limitata, perché costruita su semplificazioni e riduzioni; assoluta, perchéambisce al controllo esclusivo <strong>di</strong> una porzione <strong>di</strong> spazio attraverso l’imposizione <strong>di</strong> confini.Questa strutturazione per “recinti”, al <strong>di</strong> là dei giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore che possiamo darne, è esattamente ilcontrario della concezione olistica che abbiamo del paesaggio, <strong>di</strong> un’idea del paesaggio come continuumche dà senso ai singoli oggetti e alle singole trasformazioni, in cui “tutto si tiene”. Questa frammentazione estrutturazione per recinti è inoltre potenziata dall’assenza <strong>di</strong> una reale pianificazione <strong>di</strong> area vasta,paesaggistica, capace <strong>di</strong> conservare o inventare nuovi elementi strutturali del paesaggio. Specialmente inItalia, il paesaggio fisico è essenzialmente l’esito <strong>di</strong> una sommatoria delle <strong>di</strong>verse pianificazioni a scalacomunale.Un paesaggio per frammenti, ma anche un paesaggio omologato: se storicamente le trasformazionidovevano confrontarsi col suolo, con la morfologia del terreno, con il reticolo delle acque, oggi – grazie alla“moltiplicazione dei possibili” realizzata dalla tecnica – sono in<strong>di</strong>fferenti, determinando una progettazione acatalogo (la reiterazione dei medesimi layout inse<strong>di</strong>ativi al variare dei contesti e dei luoghi) dellemo<strong>di</strong>ficazioni.Me<strong>di</strong>a valle <strong>di</strong> Susa. Recinto infrastrutturale e paesaggio <strong>di</strong> fondovalle(foto <strong>di</strong> Paolo De Stefano per la ricerca In.fra, Dipra<strong>di</strong>-Politecnico <strong>di</strong> Torino)Piana interna cuneese. Le nuove lottizzazioni residenziali e produttive(foto <strong>di</strong> Paolo De Stefano per la ricerca In.fra, Dipra<strong>di</strong>-Politecnico <strong>di</strong> Torino)Ma se le tracce fisiche sono solo gli epifenomeni <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> più complesso (“il paesaggio èsoprattutto ciò che non si vede”, ha scritto la geografa Paola Sereno), quali sono allora le logiche, le ragioniche possiamo leggere <strong>di</strong>etro questi paesaggi? Innanzitutto la centralità del privato e dell’in<strong>di</strong>vidualismo. Epoi ancora la centralità assegnata alla mobilità e all’accessibilità, le quali hanno sostituito le ragioniinse<strong>di</strong>ative storiche. Inoltre la moltiplicazione degli attori e dei soggetti che costruiscono il territorio e ilpaesaggio, nonché la crescente specializzazione funzionale e dei conseguenti apparati normativi.La critica <strong>di</strong>ffusa a questo modo <strong>di</strong> trasformare il territorio esiste da tempo. Ma non è facile pensare amodelli alternativi. La centralità assegnata ai numeri, ai parametri quantitativi – che sta alla base dellapianificazione or<strong>di</strong>naria e che è uno degli elementi generativi <strong>di</strong> questi paesaggi – è <strong>di</strong>fficilmente sostituibilecon delle modalità e dei criteri qualitativi (si pensi ai controversi esiti delle best practices sperimentate inanni recenti). E inoltre il giu<strong>di</strong>zio non è unanimemente negativo: alcuni stu<strong>di</strong>osi, come Francesco Indovina –che, per inciso, è stato uno dei primi interpreti della città <strong>di</strong>ffusa – pensano che questi paesaggicontemporanei siano l’esito fisico delle pratiche della società democratica. Per Indovina il nostro continuoriferimento all’immagine e alla configurazione dei paesaggi storici nasconde un’aporia.Continuando ad andare al <strong>di</strong> là del solo dato fisico si potrebbe quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che questi paesaggicontemporanei sono la concretizzazione <strong>di</strong> un nuovo “uso allargato del territorio” – secondo una fortunatadefinizione <strong>di</strong> Bernardo Secchi –, il luogo <strong>di</strong> un’appartenenza multipla, nel senso che quel determinatopaesaggio può essere abitato e usato da soggetti che hanno immaginari e modalità d’appartenenzacompletamente <strong>di</strong>fferenti. Tutto ciò si ripercuote in modo ra<strong>di</strong>cale sul tema dell’identità, che – comevedremo – è centrale rispetto alle pratiche <strong>di</strong> governance e partecipazione.33

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