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Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>esquesto senso, il tentativo del comitato <strong>di</strong> condurre la <strong>di</strong>scussione a un livello più ampio, centratosull’esigenza <strong>di</strong> salvaguardare il territorio agricolo e <strong>di</strong> progettare insieme il paesaggio in cui “fare casa” nonha mai potuto decollare davvero. Forse anche tra gli stessi promotori la <strong>di</strong>scussione in merito non è maiavanzata più <strong>di</strong> tanto, per non correre il rischio <strong>di</strong> trovarsi in <strong>di</strong>saccordo.Probabilmente il bello sopraggiunge come lusso una volta sod<strong>di</strong>sfatti i bisogni primari, forse nascespontaneamente in un territorio colto oltre che ricco, forse è <strong>di</strong>rettamente proporzionale ai limiti impostiproprio dalla povertà e dall’assenza (limiti <strong>di</strong> spazio, nell’uso dei materiali, <strong>di</strong> costume). Qui si rischia però<strong>di</strong> cadere in una lunga serie <strong>di</strong> stereotipi e <strong>di</strong> fare affermazioni poco <strong>di</strong>mostrabili.Si è però potuto constatare come stia affiorando lentamente una maggior sensibilità verso la cura delterritorio vitale. Anche se questo territorio non è ancora considerato paesaggio, perché tale concetto vienerelegato alle vedute da cartolina delle dolomiti o dei prati col fieno e i buoi all’ora del vespro <strong>di</strong> certe stampesbia<strong>di</strong>te presenti ancora in qualche casa colonica. Così, molti piccoli paesi della pianura veneta pensano <strong>di</strong>non poter aspirare al rango <strong>di</strong> paesaggio, perché non più bucolici.Finché perdura il parallelismo tra paesaggio e immagine da cartolina, il passaggio da compiere èeffettivamente ar<strong>di</strong>to. Non è per niente raro, infatti, incontrare una bella casa colonica in <strong>di</strong>sarmo circondatada alberi ad alto fusto vicina a una casetta con tapparelle in plastica, o a un capannone circondato d’asfalto, oa una villetta dalle forme <strong>di</strong>sarmoniche con leoncini in cemento a guar<strong>di</strong>a del cancello d’ingresso. Latentazione <strong>di</strong> vedere il “bello-paesaggio” da una parte e tollerare il “brutto-realtà <strong>di</strong> tutti i giorni” dall’altra èsempre forte. Forse è anche la soluzione più semplice.Questo, tra l’altro, giustifica in parte talune anomalie burocratiche presenti nella progettazione <strong>di</strong> unPiano regolatore. Esso, pur avendo per scopo una progettazione d’insieme, a causa <strong>di</strong> restrizioni normativeed esigenze parcellizzate può dar vita a vere e proprie storture. A Campodoro, ad esempio, c’è un’antica casacolonica che il Piano regolatore ha inteso tutelare fin dalla sua prima adozione, nel 1996. Per tutelare nonsolo la casa, ma anche il contesto <strong>di</strong> cui fa parte, gli estensori del piano hanno previsto un “cono visualesignificativo” che limita gli interventi in una parte cospicua <strong>di</strong> terreno antistante, per garantire la massimavisibilità dell’e<strong>di</strong>ficio dalla strada ed evitare che venga “oscurato” da costruzioni improprie. Proprio <strong>di</strong>etro lacasa, però, sono sorti ben visibili i capannoni in cemento dell’ampliata zona artigianale. Come spiegare alproprietario che non può costruire una cuccia per il cane in muratura perché deve proteggere il deliziosoangolino creato dalla sua abitazione? Evidentemente è tutto a norma, le regole sono rispettate in pieno. Lacasa colonica è tutelata, l’esigenza <strong>di</strong> avere posti <strong>di</strong> lavoro in zona pure, però rimane la sensazione <strong>di</strong>qualcosa <strong>di</strong> strano, <strong>di</strong> non armonico, come <strong>di</strong> un ingessato museo conta<strong>di</strong>no davanti alle fabbriche cheavanzano. Anche questo però è paesaggio, e far finta del contrario voltandosi dall’altra parte, verso lacampagna aperta, permetterà nuove storture, perché al territorio considerato irrecuperabilmente brutto<strong>di</strong>fficilmente si de<strong>di</strong>cheranno cure.4.3. E noi che possiamo fare? Decidono sempre loro!Il lavoro con i citta<strong>di</strong>ni per favorire una partecipata progettazione del territorio ha portato alla luce anche unaltro problema. La scarsa consapevolezza civica può contribuire molto alla formazione <strong>di</strong> un paesaggiocaotico, <strong>di</strong>sarmonico o, nel migliore dei casi, semplicemente non voluto. La facile tentazione <strong>di</strong> addossareogni responsabilità ai pubblici amministratori, unita a riven<strong>di</strong>cazioni sterili non permettono <strong>di</strong> prendereconsapevolezza <strong>di</strong> come ognuno trasformi il paesaggio, sia in maniera <strong>di</strong>retta che quando si astiene da ogniintervento. Nelle attività considerate non c’è stato né il tempo né la volontà <strong>di</strong> allargare il <strong>di</strong>battito agli stili <strong>di</strong>vita (anche se qualche citta<strong>di</strong>no all’assemblea ha lanciato il tema), ma forse questo avrebbe consentito unapiù precisa adozione <strong>di</strong> responsabilità.È emersa in modo forte la sensazione che a certi livelli non sia possibile far sentire la propria voce,per atavici impe<strong>di</strong>menti. Campodoro e soprattutto Bevadoro hanno una storia <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza conta<strong>di</strong>na daimportanti famiglie veneziane o dall’istituzione ecclesiale. La famiglia nobiliare dei Rezzonico prima, iTretti al tramonto della Repubblica <strong>di</strong> Venezia e all’ingresso della nuova borghesia poi, hanno reso lamaggior parte degli abitanti dei fittavoli. Lo sviluppo seguito al secondo dopoguerra ha permesso agliagricoltori <strong>di</strong> risollevare le sorti economiche della propria famiglia e <strong>di</strong> dar vita a una microeconomia <strong>di</strong> tuttorispetto, ma l’elemento paesaggistico non è mai stato oggetto <strong>di</strong> una reale appropriazione, almeno non quantol’arricchimento economico. In tempi <strong>di</strong> democrazia, le élite dominanti sono spesso state sostituite da gruppi49

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