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Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>esha reso manifesto che si poteva andare oltre al semplice blocco <strong>di</strong> un’operazione che a molti sembravaspeculativa e non con<strong>di</strong>visa.In realtà il comitato non è andato oltre. E questo, se da un lato è comprensibile, visto che quello chepoteva fare nei tempi ristretti <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponeva l’aveva fatto, dall’altro apre il fronte <strong>di</strong> quello che si sarebbepotuto fare e si potrebbe ancora fare per dare continuità al percorso compiuto. In particolare, si è visto che lepersone che avevano impegnato la loro faccia partecipando alle riunioni o apponendo la propria firma,avevano compiuto un gesto più forte <strong>di</strong> quanto si potesse pensare. Avevano osato <strong>di</strong>re <strong>di</strong> essere d’accordocon il comitato, e, in fondo, <strong>di</strong> non essere d’accordo con l’amministrazione comunale. Ora, se questo avvienespesso in casa, o tra persone amiche, a Bevadoro e Campodoro <strong>di</strong> rado avviene in pubblico. Presenza e firmasono costati ad alcuni uno sforzo che chiedeva tutela, sostegno, quasi protezione. Come a <strong>di</strong>re che se volevadavvero <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> essere più forte degli “altri”, il comitato doveva continuare a compiere atti <strong>di</strong> forza,per far vedere a chi aveva rischiato <strong>di</strong> suo che aveva fatto bene a fidarsi e che poteva continuare a farlo.Questo però non era l’obiettivo iniziale. E forse non sarebbe stato giusto compiere iniziative <strong>di</strong> forzaper sostituire una forma <strong>di</strong> dominio a un’altra, lasciando in fondo i citta<strong>di</strong>ni in posizione subalterna, come deifittavoli cha rispondono a un nuovo padrone. Però è vero che alcuni <strong>di</strong> loro hanno pagato, in qualche modo.Alcuni, ad esempio, sono stati ripresi quando, andando in municipio per visionare una pratica o chiedere unalicenza e<strong>di</strong>lizia, si sono sentiti <strong>di</strong>re che non potevano aspettarsi corsie preferenziali, visto che avevanofirmato contro il comune, lo sviluppo, il progresso, eccetera. Più che <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> doveri si usa parlare infatti<strong>di</strong> corsie preferenziali, <strong>di</strong> favori fatti in nome dell’amicizia, del venirsi incontro, della riconoscenza.In determinati uffici comunali, il citta<strong>di</strong>no non trova il clima che a fatica si è tentato <strong>di</strong> creare nelledue assemblee, bensì proprio quel clima che ha permesso <strong>di</strong> giungere a decisioni non con<strong>di</strong>vise e partecipate.Allora, la richiesta <strong>di</strong> creare altre occasioni <strong>di</strong> partecipazione, anche al <strong>di</strong> là dell’emergenza-variante eraprobabilmente da cogliere. Pur nell’attenzione a non manipolare i concitta<strong>di</strong>ni in nome del piccolo successoraggiunto, bisognava forse evitare <strong>di</strong> frustrare l’emergente desiderio <strong>di</strong> partecipazione, <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito pubblico etrasparente, <strong>di</strong> circolazione libera <strong>di</strong> informazioni generalmente tenute sotto silenzio o sussurrate appena.5. Un “piccolo popolo” chiamato a decidere riguardo a ciò che gli convieneL’analisi torna ora sul tema del paesaggio. Perché è proprio più o meno consapevolmente in relazione a essoche la mobilitazione è stata possibile. Si è trattato infatti <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong> riappropriazione della possibilità<strong>di</strong> decidere su <strong>di</strong> esso, dopo anni <strong>di</strong> ab<strong>di</strong>cazione in nome del progresso personale e altrui.Se in epoca conta<strong>di</strong>na il paesaggio era frutto del lavoro umano esercitato <strong>di</strong>rettamente sul terreno,con le mani, gli animali o i poveri attrezzi <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>sponeva, in epoca successiva il paesaggio è stato resomo<strong>di</strong>ficabile in maniera veloce, drastica e da terzi. Questo ha introdotto elementi non più assimilabilifacilmente, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile accettazione, talvolta <strong>di</strong> usurpazione.Fintantoché tutto questo è stato legato all’idea vincente <strong>di</strong> progresso e all’oggettivo e <strong>di</strong>ffusobenessere derivatone, si è chiuso un occhio. Ma l’affinarsi dei gusti, la maggior possibilità <strong>di</strong> confronto conaltre realtà territoriali, nonché il tentativo <strong>di</strong> dar vita a strutture decisamente non con<strong>di</strong>vise 6 ha reso piùevidente il senso del limite non valicabile. Non solo perché si comincia a parlare <strong>di</strong> tutela del paesaggio, <strong>di</strong>tutela della salute, <strong>di</strong> “bello” e <strong>di</strong> sviluppo sostenibile, ma soprattutto perché si spostano i limiti del“conveniente”. È questo concetto ad aver rivestito un ruolo importante nella valutazione popolare. Ciconviene o no? Mi conviene? Conviene alla mia famiglia? Un intervento che negli anni ’90 forse sarebbestato giu<strong>di</strong>cato auspicabile oggi potrebbe non esserlo più, e questo, magari all’ultimo minuto, fa uscire <strong>di</strong>casa e prendere posizione contro amministratori giu<strong>di</strong>cati da alcuni “in ritardo” rispetto alla storia. I concettisopra enunciati <strong>di</strong> tutela del paesaggio, <strong>di</strong> tutela della salute, <strong>di</strong> “bello” e <strong>di</strong> sviluppo sostenibile <strong>di</strong>ventanoquin<strong>di</strong> nuovi parametri per comprendere se “conviene” o no, mentre solo qualche anno fa i parametri eranoaltri.Questo concetto <strong>di</strong> convenienza, che tende a relegare ideali e progresso culturale nell’ambito deiparametri anziché dei bisogni e delle spinte imme<strong>di</strong>ate, è l’elemento che è emerso con più forza nell’attività6 In paese si ricorda un’altra mobilitazione popolare <strong>di</strong> successo, che ha avuto luogo negli anni ’80 contro una <strong>di</strong>scarica voluta dalsindaco dell’epoca.51

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