Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu
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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>es6. Conclusione, ovvero verso dei “modelli mutativi”Forse non è in<strong>di</strong>fferente a tutto questo il fatto che un certo modello urbano sia oggi vincente, quasi un ideale<strong>di</strong> civiltà 10 . Ma il trasferimento <strong>di</strong> questo modello in zona rurale è possibile senza inconvenienti? La<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> strade e marciapie<strong>di</strong> in aperta campagna per servire piccole lottizzazioni e<strong>di</strong>lizie, ad esempio,non ostacola l’andare letteralmente per campi, sfruttando le vecchie reti viarie poderali? Non impone quasi atutti l’utilizzo dell’automobile, atomizzando i residenti e rendendoli estranei tra loro in un contesto, quellorurale, che richiede invece prossimità? Si tratta <strong>di</strong> un vero stravolgimento culturale. Gli abitanti dellecampagne non rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> serie B nel tentativo <strong>di</strong> copiare quelli <strong>di</strong> serie A? Insomma,se Bevadoro e Campodoro vogliono <strong>di</strong>ventare una piccola città, non rischiano <strong>di</strong> non <strong>di</strong>ventarlo mai davveropur svenandosi finanziariamente e, peggio, snaturandosi? Tanto più che i modelli urbani che si cerca <strong>di</strong>mettere in atto ora nei paesi <strong>di</strong> campagna sono modelli che le stesse città considerano superati.Come uscirne, ammesso che questa lettura della situazione sia con<strong>di</strong>visa e se ne voglia davverouscire? Indubbiamente può aiutare una buona legislazione paesaggistica, che recepisca la Convenzione<strong>eu</strong>ropea del paesaggio 11 . Ma questo può anche <strong>di</strong>ventare l’ennesimo “padrone” <strong>di</strong> fronte al quale i citta<strong>di</strong>nipossono sentirsi dei fittavoli, pronti a ubbi<strong>di</strong>re non potendo farne a meno, ma <strong>di</strong>ffidenti se non ostili verso iprincipi che la Convenzione intende veicolare.È importante allora comunicare le buone pratiche in corso, anche se si tratta <strong>di</strong> processi allo sta<strong>di</strong>oiniziale, come nel caso del comitato <strong>di</strong> Campodoro. Ma occorre soprattutto comunicare e <strong>di</strong>vulgare tutti queiprocessi già compiuti e dall’impatto ben maggiore e documentabile, che possono essere considerati veri epropri “modelli mutativi” 12 . Per modelli mutativi si intendono quelle realizzazioni concrete che <strong>di</strong>mostranofin da ora la fattibilità e la convenienza <strong>di</strong> determinati processi partecipativi e che possono essere <strong>di</strong> stimoloall’inventiva <strong>di</strong> altre comunità territoriali. Non appena si mettesse poi in campo un nuovo quadro normativoe si <strong>di</strong>ffondesse una visione del paesaggio più omogenea e meno zonizzata, questi modelli mutativipotrebbero dare vita a un reale processo <strong>di</strong> emulazione 13 .Per Bevadoro e Campodoro l’opposizione a una variante al Piano regolatore è stata l’occasione perun <strong>di</strong>battito pubblico <strong>di</strong> buon livello, che non si è fermato all’oggetto in questione. Così, a un livello piùampio, ogni possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione e confronto su sperimentazioni locali in termini <strong>di</strong> riappropriazione ecura partecipata <strong>di</strong> un territorio potrà essere l’occasione per un incremento <strong>di</strong> creatività nella tutela delpaesaggio.10 “L’umanità tutta intera entra in una nuova fase <strong>di</strong> civiltà, e poco importa il suo nome, nella quale le ra<strong>di</strong>ci conta<strong>di</strong>ne vengonotagliate, più o meno brutalmente, più o meno completamente, ma è un fatto statistico – i conta<strong>di</strong>ni sono e saranno minoranza – eculturale – la città è un tipo ideale <strong>di</strong> civiltà” (Th. Pacot, Lettre 11, in H. Desroche, Mémoires d’un fais<strong>eu</strong>r de livres, Li<strong>eu</strong> Commun,Paris, 1992, p. 207).11 Convenzione del Consiglio d’Europa, siglata a Firenze il 20 ottobre 2000.12 Si prende in prestito il concetto <strong>di</strong> models mutationnels utilizzato da Guy Avanzini in relazione alle buone pratiche nell’educazionepermanente degli adulti (cfr. G. Avanzini, L’éducation des adultes, Anthropos, Paris, 1996, p. 92).13 In qualche misura anche i panelli solari fotovoltaici, oggetti <strong>di</strong> ricerche da <strong>di</strong>versi anni, <strong>di</strong>ventano oggi “<strong>di</strong> moda” sia perl’avanzare della ricerca stessa che per la decisione politica <strong>di</strong> agevolarne l’utilizzo su vasta scala (anche se forse non se ne consideraa sufficienza l’impatto ambientale in termini visivi).53