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Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>esspecifico paesaggio. Quello compiuto da LANDSIBLE è in questo senso un primo passo in<strong>di</strong>spensabile: perchéil paesaggio possa essere oggetto <strong>di</strong> tutela e <strong>di</strong> valorizzazione è in<strong>di</strong>spensabile innanzi tutto riconoscerne icaratteri <strong>di</strong> bene pubblico, <strong>di</strong> risorsa scarsa e tendenzialmente non riproducibile (o almeno non al ritmo con ilquale viene consumata, lasciando il costo dei processi <strong>di</strong> appropriazione e <strong>di</strong> spoliazione alle generazionifuture) e <strong>di</strong> potenziale <strong>di</strong> sviluppo.La definizione dei valori che in<strong>di</strong>viduano uno specifico paesaggio non sembra tuttavia sufficiente afornire in<strong>di</strong>cazioni efficaci per la sfera delle politiche pubbliche. Proprio perché il problema in gioco non èsemplicemente la conservazione del paesaggio, ma l’in<strong>di</strong>rizzo delle sue trasformazioni (e del resto l’utilitàdel concetto stesso risiede nella sua capacità <strong>di</strong> definire la processualità dei fenomeni territoriali), aggre<strong>di</strong>re ilfenomeno della proliferazione dei capannoni comporta la necessità <strong>di</strong> avventurarsi nella sua complessità, percercare <strong>di</strong> <strong>di</strong>panare il più possibile la matassa <strong>di</strong> cause, concause ed effetti che lo definisce, uscendo perquanto possibile da un’ottica esclusivamente territorialista/urbanistica.Così ad esempio si può immaginare <strong>di</strong> affrontare analiticamente la questione adottando punti <strong>di</strong> vista<strong>di</strong>versi e complementari:• interrogando le relazioni fra il funzionamento della finanza locale, il sistema <strong>di</strong> regolazion<strong>eu</strong>rbanistica e le <strong>di</strong>namiche territoriali alla scala locale. Il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> una tale analisipotrebbe essere la constatazione che i meccanismi <strong>di</strong> reperimento delle risorse finanziarie daparte dei Comuni, attraverso strumenti quali l’ICI, pongono questi ultimi in una posizione <strong>di</strong>debolezza, o per lo meno li sottopongono a spinte contrad<strong>di</strong>ttorie, che non sempre sono in grado<strong>di</strong> governare. Si è in sostanza creata una <strong>di</strong>pendenza molto forte fra e<strong>di</strong>ficazione e finanzapubblica locale: più si costruisce, maggiori saranno le entrate <strong>di</strong> una amministrazione (ma anchemaggiori saranno i costi per l’erogazione <strong>di</strong> servizi, oltre che il grado <strong>di</strong> consumo <strong>di</strong> risorseterritoriali non riproducibili). Di fronte a questa sorta <strong>di</strong> circolo vizioso un territorio come quellopiemontese, caratterizzato da un numero molto elevato <strong>di</strong> comuni <strong>di</strong> piccole o piccolissime<strong>di</strong>mensioni, sembra quasi impossibile immaginare che il livello locale da solo sia in grado <strong>di</strong>elaborare strategie <strong>di</strong> uscita praticabili;• analizzando gli effetti territoriali delle politiche agricole comunitarie e dei canali <strong>di</strong>finanziamento agli operatori privati che da queste derivano. In questo caso un punto <strong>di</strong> partenzapotrebbe essere dato dalle contrad<strong>di</strong>zioni che si generano alla scala locale fra gli effetti <strong>di</strong> questepolitiche e gli obiettivi <strong>di</strong> sostenibilità dello sviluppo e protezione dei paesaggi che animano altrisettori <strong>di</strong> intervento comunitari. Anche in questo caso si tratta <strong>di</strong> un piano analitico che non puòesaurirsi alla scala locale, pure se è a questo livello che gli effetti concreti dei processi in corso simanifestano in tutta la loro contrad<strong>di</strong>ttorietà;• ricostruendo le reti degli attori che sono in qualche misura interessati al fenomeno, che lointercettano, che lo promuovono o riproducono, che tentano <strong>di</strong> governarlo o che semplicementelo subiscono, e analizzando le forme concrete <strong>di</strong> governance (implicite o esplicite) che tali retidefiniscono. L’agire locale non può infatti essere attribuito esclusivamente a logiche esterne alterritorio, al determinarsi localizzato <strong>di</strong> eventi che trovano su <strong>di</strong> altri livelli le proprie cause; gliattori locali sono almeno in parte i beneficiari, i responsabili o i soggetti che subiscono gli effetti<strong>di</strong> tali processi sovraor<strong>di</strong>nati, oltre che i depositari <strong>di</strong> quell’insieme <strong>di</strong> saperi locali checontribuiscono a definire il paesaggio (gli specifici paesaggi). Ricostruire la geografia dellerelazioni locali è dunque un passo in<strong>di</strong>spensabile per in<strong>di</strong>viduare le basi sulle quali costruirepolitiche per il paesaggio, le risorse sulle quali fare leva, quelle da mobilitare, quelle dagovernare e anche quelle alle quali porre vincoli.Come si può vedere questi tre mo<strong>di</strong> per interpretare le trasformazioni del paesaggio cuneese (esicuramente se ne potrebbero definire altri) hanno come conseguenza l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi possibilipiani d’azione, ciascuno necessario e complementare all’altro. In buona sostanza il problema, per un decisorepubblico che voglia provare a inserirsi nei processi concreti <strong>di</strong> trasformazione del territorio, è quello <strong>di</strong> farsicarico della complessità <strong>di</strong> tali processi. La questione è felicemente riassunta da Donolo: “le politichepossono e devono incorporare complessità sociale. [...] E del resto la complessità si presenta come sfida,rischio, urgenza, imperativo. [...] Le politiche però non devono esaurire l’universo: c’è il loro specifico scartointerno (tra formulazione e implementazione possibile e quella reale), e quello esterno rispetto alla realtà56

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