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Rivista Interdisciplinare di Studi Paesaggistici ... - Landsible.eu

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<strong>Rivista</strong> <strong>Inter<strong>di</strong>sciplinare</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Paesaggistici</strong> / Inter<strong>di</strong>sciplinary Review of Landscape Stu<strong>di</strong>es1497/39 e successivamente alla L. n. 431/1985 (la già menzionata “Legge Galasso”). Soprattuttoquest’ultima. È questa infatti che ha autorizzato in un certo senso il travalicare della pianificazione paesisticadal suo dominio originario. Ha autorizzato infatti una sorta <strong>di</strong> supplenza nei confronti della pianificazioneambientale; allora, era il 1985, essa fu ritenuta incerta nello statuto e debole negli strumenti.In realtà era già abbastanza robusta, ma magari non tale nella percezione comune; successivamente siè enormemente rafforzata, tanto da <strong>di</strong>venire negli ultimi anni dominante, in quanto posizionata in testa –altro che co-pianificazione e/o cooperazione! – della gerarchia delle forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina degli interessi; inquanto applica in concreto l’interesse costituzionalmente prevalente che è quello del binomio ambientesalute.Alla pianificazione del paesaggio è stato infatti consentito, impropriamente, <strong>di</strong> svolgere una sorta <strong>di</strong>supplenza della pianificazione ambientale. Da qui i piani paesistici che pretendono <strong>di</strong> essere piani ambientalied oltre. Da qui i conflitti con le altre pianificazioni ambientali – qui interessano i conflitti tra pianificazioni<strong>di</strong> interessi tra loro vicini – e complessivamente l’inefficacia-ineffettività <strong>di</strong> queste pianificazioni a tuttodanno dell’ambiente. Il più rilevante è il conflitto tra pianificazione dei parchi e delle riserve e lapianificazione paesaggistica.Un problema che né la legge <strong>di</strong> riforma costituzionale n. 3/2001, né le mo<strong>di</strong>fiche al “Co<strong>di</strong>ce Urbani”,né il recente, per altro sospeso, “Co<strong>di</strong>ce dell’ambiente” (D.lgs. n. 152/06), risolvono.È ancora possibile che la pianificazione del paesaggio, anche rinnovata nel concetto <strong>di</strong>“pianificazione paesaggistica”, svolga tale ruolo <strong>di</strong> supplenza? A parer mio certamente no.Tra le varie pianificazioni a contenuto ambientale va ricostruita una gerarchia almeno <strong>di</strong> tipocooperativo (“cooperazione gerarchica”), se proprio si ritiene che una gerarchia netta degli interessi nonpossa venire stabilita durevolmente. Tutto ciò può sembrare logico, quin<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visibile. Eppure, i dubbi checiò possa essere raggiunto sono molti.Quella crisi <strong>di</strong> onnipotenza alla quale accennavo prima ha preso quasi tutti quelli che si occupano <strong>di</strong>paesaggio e guardano al paesaggio: citta<strong>di</strong>ni, politici, cultori <strong>di</strong> vario genere <strong>di</strong> paesaggio, tecnici impegnatinella produzione <strong>di</strong> piani, <strong>di</strong> programmi e <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> paesaggio, giuristi, ecc.Preoccupa che – per tramite la Convenzione <strong>eu</strong>ropea del paesaggio – anche in paesi dove era moltorobusta la cultura della pianificazione del paesaggio e soprattutto il paesaggio era piuttosto ben “curato”, sistia scivolando verso l’atteggiamento da crisi <strong>di</strong> onnipotenza <strong>di</strong> cui sopra.Mi riferisco alla Gran Bretagna. Qualche recente contributo teorico che a parer mio risente dellastessa nostra “confusione”, mi lascia pensare che anche in questo paese il paesaggio inizi a <strong>di</strong>ventareinafferrabile 8 .Dal lato del riduttivismo, per continuare a rappresentare questo campo con l’immagine della forbice(molto <strong>di</strong>latata), emerge la questione della compatibilità paesistica <strong>di</strong> ogni singola trasformazione. È quella<strong>di</strong>mensione, appunto riduttiva sotto il profilo culturale, e certamente la più <strong>di</strong>stante da quello che pensano glistu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> paesaggio e <strong>di</strong> paesaggistica, ma che è quella nella quale tutte le questioni, <strong>di</strong> fatto, precipitano.Non a caso, e per questo l’ho anticipata, è quella continuamente in <strong>di</strong>scussione anche dal punto <strong>di</strong>vista legislativo: una sola, riassuntiva, autorizzazione, oppure una doppia autorizzazione? Chi rilascia laprima, quale il potere <strong>di</strong> quella finale? Questione che si trascina da molti anni ed oggetto, <strong>di</strong> recente, <strong>di</strong>correzione del cosiddetto “Co<strong>di</strong>ce Urbani” e che ancora non sod<strong>di</strong>sfa gli operatori, proponenti ed autorità cherilasciano le autorizzazioni.La questione è <strong>di</strong> tutta evidenza e, come tale, non necessità <strong>di</strong> ulteriori considerazioni, ma <strong>di</strong> unasorta <strong>di</strong> avvertenza: non la si sottovaluti, perché <strong>di</strong> fatto è decisiva per le sorti del paesaggio, in quanto è daquesta che concretamente <strong>di</strong>pendono valorizzazione e salvaguar<strong>di</strong>a del paesaggio.Criticati i due approcci al problema che schematicamente ho proposto come gli estremi d’un range <strong>di</strong>possibilità <strong>di</strong> approccio piuttosto ampio, ve<strong>di</strong>amo se esiste una sorta <strong>di</strong> via <strong>di</strong> mezzo e soprattutto un percorsologico-operativo accettabile.L’assunto del mio ragionamento è che la pianificazione paesaggistica, per quanto ampia possa esserela nozione <strong>di</strong> paesaggio che si vuole assumere, non può “sconfinare”. Il suo posizionamento funzionale edanche gerarchico deve essere compreso tra la pianificazione ambientale e quella territoriale-urbanistica.8 Cfr., ad esempio, l’esemplare lavoro <strong>di</strong> P. Selman, Planning at the Landscape Scale, Routledge, 2006, nel quale sono moltoevidenti le contaminazioni – fonte <strong>di</strong> arricchimento o <strong>di</strong> confusione? – con il <strong>di</strong>battito italiano.41

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