Guglielmo Monti*Il recupero della corte di LegnaroL’intervento nella Corte benedettina di Legnaro harappresentato per molti aspetti un episodio anomalonell’attiv<strong>it</strong>à della Soprintendenza per i beni arch<strong>it</strong>ettonicie il paesaggio del Veneto Orientale. Normalmentel’Ufficio segue dall’esterno i lavori altrui eserc<strong>it</strong>andoun’azione di controllo, oppure affronta direttamenteoperazioni di restauro assumendone la progettazione edirezione dei lavori. Quest’ultima modal<strong>it</strong>à è costantequando il Ministero per i beni e le attiv<strong>it</strong>à culturalieroga i fondi e tende ad estendersi anche alle opereconcorrenti eventualmente assunte da altri Enti.In questo caso invece si è scelto di lasciare alla RegioneVeneto, cofinanziatrice minor<strong>it</strong>aria insieme al Ministero,l’onere della direzione dei lavori, affidata all’ing. Roncadadel Nucleo operativo di Padova. Il progetto poi avevaavuto un <strong>it</strong>er particolarmente laborioso, provocando,per una serie di disavventure burocratiche che avevanovisto susseguirsi studi preliminari, gare e affidamenti perun lungo periodo, r<strong>it</strong>ardi nell’espletamento delle garee conseguenti disagi all’Ufficio, costretto a rinviare daun anno all’altro i finanziamenti e quindi ad iscriverliin bilancio come fondi non impegnati. Il risultato diquesto processo, pur essendo stato accettato anche sottoil profilo della conservazione di un bene tutelato, avevasusc<strong>it</strong>ato qualche perpless<strong>it</strong>à e la sensazione di trovarsidi fronte ad un impegno prevalentemente incentrato suaspetti strutturali e ridistributivi.Questa prima valutazione, un<strong>it</strong>a alla convinzione cheil complesso, rimaneggiato anche in epoche recenti epesantemente riutilizzato a fini commerciali e industriali,conservasse solo un lim<strong>it</strong>ato interesse specificamentestorico – artistico, è stata alla base della decisione diconservare, dopo l’approvazione del progetto, un ruolodi supervisione, sanc<strong>it</strong>o con appos<strong>it</strong>o accordo di programma.D’altronde la funzione a cui il complesso eradestinato, come parte integrante della struttura univers<strong>it</strong>ariadi Agripolis, rendeva la Regione più interessataa gestire direttamente il cantiere. Anche l’ent<strong>it</strong>à dellesomme, preventivate in nove miliardi, di cui due terzia carico del Ministero, era assolutamente insol<strong>it</strong>a per lenostre opere, difficilmente al di sopra del miliardo.Naturalmente la posizione scelta dava fiducia alla managerial<strong>it</strong>àregionale, ma non intendeva abdicare da unruolo di attiva partecipazione, reso anzi più urgente dai11
GUGLIELMO MONTIlim<strong>it</strong>i dell’impostazione progettuale e dalle condizioniprecarie in cui si trovava proprio la parte più interessantedel vasto insieme di costruzioni, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dal corpocentrale che domina la grande corte quattrocentesca.Già nell’esame delle proposte presentate si era concentratal’attenzione sul problema dei suoi grandi spaziinterni e del sottostante portico, specialmente delicatonella porzione sostenuta da colonne in pietra di Nanto.La stretta intesa che si è stabil<strong>it</strong>a tra l’arch. Edi Pezzetta,rappresentante della Soprintendenza, l’ing. MauroRoncada, la d<strong>it</strong>ta Schiavina di Casalecchio di Reno,appaltatrice dell’Opera, e l’ing. Raffaele Poluzzi, consulentestatico dell’impresa, ha consent<strong>it</strong>o di superarebrillantemente le difficoltà iniziali. Come vedremomeglio, il comune intento di rispettare e valorizzarel’esistente ha anzi permesso, a dispetto delle impegnativeesigenze tecniche da soddisfare, di scoprire nuovevalenze di natura estetica e documentaria che un usotroppo disinvolto aveva occultato e talvolta deturpato.Si è cercato innanz<strong>it</strong>utto di ridurre al minimo l’impattodella struttura metallica destinata a sostenere le travidel portico, assegnando ai montanti verticali, pocovisibili, anche la funzione di intelaiatura degli infissidelle vetrate, arretrati e semplificati per rest<strong>it</strong>uire allavisione d’insieme l’effetto di profond<strong>it</strong>à originario. Ilcr<strong>it</strong>erio adottato è stato quello di lim<strong>it</strong>are allo strettoindispensabile la presenza di nuovi elementi, ev<strong>it</strong>andofin dove possibile che si sost<strong>it</strong>uiscano a quelli esistenti eli riducano a rivestimenti decorativi.Lo stesso principio ha orientato l’azione di consolidamentodi solai e coperture, portando a superare leindicazioni progettuali, che prevedevano pesanti sost<strong>it</strong>uzionie variazioni di quota. Ci si è lim<strong>it</strong>ati a riordinarele quote d’imposta, modificate d’altronde sulla base diinterventi provvisionali spesso improvvidi e comunqueepisodici, con operazioni puntuali di riabil<strong>it</strong>azione euna generale ricuc<strong>it</strong>ura delle capriate mediante esil<strong>it</strong>iranti metallici in funzione di controventature. I pilastrinidi legno che in maniera anomala ma suggestivatrasformavano le catene lignee in travi sono stati conservati,ev<strong>it</strong>ando così rinforzi più radicali.Al salvataggio di un sistema strutturale di collaborazionetra ossatura del tetto e ord<strong>it</strong>ura primaria sottostante,irrobust<strong>it</strong>a, come già ricordato, dai telai metallici del portico,si è accompagnato quello, assicurato da un sapienterestauro, delle travature cinquecentesche decorate.L’uso di una trama di fibre di carbonio come telaidi contenimento delle deformazioni murarie ha resopossibile il mantenimento delle stesse sagome parietalideformate, intervenendo in misura assai ridotta sul corpodelle murature.Pur accettando alcuni sacrifici per l’inserimento diimpianti che, dovendo normalizzare per uso pubblicograndi ambienti, non possono sempre piegarsi alle esigenzedi discrezione che abbiamo cercato di seguire,anche in questo campo abbiamo segu<strong>it</strong>o un orientamentocapace di abbinare la mancanza di mascheramenticon la minima invasiv<strong>it</strong>à.L’attenzione usata nella soluzione di problemi ediliziha trovato un riscontro nella già accennata cura perle pul<strong>it</strong>ure e il recupero delle decorazioni sulle membraturelignee, le cui pigmentazioni erano gravementealterate dalla caligine e deteriorate da attacchi biologicidi funghi e insetti. La conservazione delle quote originarieha permesso di recuperare anche molti pavimentiin cotto interni, con uno studio delle tess<strong>it</strong>ure che èstato riproposto anche nel ripristino dei grandi selciatiesterni della corte, molto ammalorati dagli usi impropri.L’estensione di queste aie pavimentate in laterizio èveramente eccezionale e c’è sembrata così caratterizzanteda mer<strong>it</strong>are di essere integralmente ripresentata.Un episodio ove quest’entusiasmo della riscoperta,motivato anche dallo stato miserabile in cui si trovava ilcomplesso prima dei lavori, ha trovato la sua ricompensapiù eclatante è stata la scoperta della cappella. Utilizzatacome officina meccanica, aveva perso quasi completamentela sua grazia settecentesca, ma la pul<strong>it</strong>uradelle pareti ha svelato marmorini dipinti e specchiatureraffinate. Per fortuna le poche parti residue del pavimentoalla veneziana hanno permesso di ricostruirnel’intero disegno, che è stato reintegrato riempendo labuca del meccanico e rimettendo in luce, senza troppeforzature, uno spazio che sembrava perso.12
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