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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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L’INTERVENTO <strong>DI</strong> RESTAURO DA PARTE DEL<strong>LA</strong> REGIONE DEL VENETO – GENIO CIVILE <strong>DI</strong> PADOVAIL PROGETTOSe la filosofia posta alla base del progetto è stata quelladel riuso ragionato del bene, come sopra accennato,ovvero del riutilizzo dello stesso in modo consono econgruente con la sua storia, al fine di giungere ad unasoluzione soddisfacente, senza vanificare lo sforzo delrecupero con la creazione dell’ennesima cattedrale neldeserto, occorreva quindi uniformare le linee guida dafornire ai diversi progettisti.Per fare ciò, una volta conclusa la progettazione di massimaoccorreva realizzare una serie di prove sulle strutture,per avere l’indicazione precisa della reale consistenzadelle murature, dei solai, dei paramenti, anche perchéappare assodato come edifici del tipo della Corte benedettina,che hanno nel tempo svolto il ruolo di catalizzatoredella v<strong>it</strong>a economica del luogo, abbiano nel temposub<strong>it</strong>o numerose manomissioni, aggiunte, rimozioni,cambi d’uso, e quant’altro si voglia aggiungere sul tema.Preliminarmente, pertanto, bisognava procedere conuna datazione storica dei vari corpi di fabbrica componentil’intero complesso, considerando comunqueche, sia a causa dei vari cambi di proprietari sia per lemutate esigenze economiche, anche gli edifici più antichihanno sub<strong>it</strong>o vari interventi interni.Sulla base delle risultanze di tali studi, tecnici e storici,si poteva abbozzare un’idea più precisa, più incisiva, suche cosa mer<strong>it</strong>asse davvero la pena di essere conservatoe che cosa invece no.La Corte, infatti, se da un lato presenta un enorme valoreper il s<strong>it</strong>o in cui è inser<strong>it</strong>a, per la sua storia, per cosaha rappresentato – per secoli – nell’economia legnarese,come centro economico e di cultura, dall’altro possiedecaratteristiche di edificio povero, ded<strong>it</strong>o per vocazioneal lavoro e non alla rappresentanza, ornato di ben pochielementi di valore artistico, o riconoscibili come tali.Questi elementi sono in pratica contenuti quasi tutti suiportici, quello esterno su via Roma ma soprattutto quellointerno, nel quale singolarmente le colonne (fatiscentie tenute in piedi alla bell’e meglio, non certo in gradodi sostenere carichi di qualsivoglia genere oltre al pesoproprio) ed i cap<strong>it</strong>elli sono molto diversi tra di loro, edantecedenti al XV secolo, a significare il fatto che sonosenza dubbio cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da materiali di recupero.Di un certo interesse sono i contorni delle porte edelle finestre, soprattutto delle porte di accesso allecelle della palazzina Est, tutte identiche tra di loro erigidamente realizzate secondo il modulo imposto daibenedettini per l’edificato nelle loro proprietà.Altri dettagli interessanti si r<strong>it</strong>rovano ancora nellapalazzina Nord, come le porte ancora esistenti, alcunetravature dipinte r<strong>it</strong>rovate sotto il controsoff<strong>it</strong>to inarelle, i due caminetti con contorni in pietra, le grandicapriate. Queste ultime, in uno stato di sensibile sofferenzastatica, hanno docilmente segu<strong>it</strong>o il cedimentostrutturale della muratura portante e presentano alcunecaratteristiche notevoli: hanno la catena (circa 17 m dilunghezza) realizzata da un unico tronco e sono sostenute– ognuna – da due pilastri in legno, disassati rispettoall’asse di simmetria, che di fatto modificano lo schemastatico della struttura, facendola lavorare a telaio.Particolare di una certa importanza è quello della rappresentazione,sul muro di divisione dei lotti chiamati3b e 3a, ai confini di quello che probabilmente era ilprimo nucleo insediativo della Corte, della classicacroce benedettina, disegnata in incavo sulla parete coni mattoni.Tracce di rimaneggiamento si notano sull’ampio porticatoin adiacenza al portone carraio d’ingresso (è visibilel’interposizione di nuove capriate a dimezzare laluce degli arcarecci) e nello stesso portone d’ingresso– stile arlecchino – nonché sulla meravigliosa ex chiesettae sulla scala in pietra di collegamento con il primopiano del lotto 4.L’ex chiesetta è la porzione di edificio che ha nel temposub<strong>it</strong>o i più gravi affronti: dapprima spogliata dell’altare,conservato nella vicina chiesa parrocchiale, sconsacrata,è divenuta poi sede di una raffazzonata officinameccanica, per gli scopi della quale non si è trovato dimeglio che far sparire parte del pavimento in battuto d<strong>it</strong>errazzo alla veneziana, in calce, per realizzare la fossaper le operazioni sulla scocca, e di eliminare gran partedell’intonaco a marmorino e pressoché tutti gli stucchi.Non ci sono altri segni di particolare pregio.75

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