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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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SANTE BORTO<strong>LA</strong>MISpesso accade che solo le opere meglio note e appariscenti,quelle che bene o male entrano negli <strong>it</strong>inerari dimassima del grande flusso turistico, siano fatte oggettod’attenzione e cura. Di moltissime realtà più umbratili,invece, quali potrebbero essere un piccolo priorato ouna cappella o una corte agricola, si ignora talora persinol’esistenza, nonostante i recenti apprezzabili sforzidi catalogazione fatti a vari livelli e da diversi enti.Eppure è proprio questo diffuso patrimonio di segni adare – per così dire – il tono a un’intera civiltà, a cost<strong>it</strong>uirel’imprescindibile sfondo nel quale hanno mododi stagliarsi e brillare gli astri di maggior luce artistica.In questa ricchezza non ancora pienamente apprezzatae difesa come mer<strong>it</strong>a si dovrebbero appunto investireben maggiori risorse materiali ed energie più cospicuedi cuore e di mente, proprio perché parte viva di noi edel cammino storico che abbiamo compiuto.Tra gli episodi che documentano la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à plurisecolaredel monachesimo nella nostra regione uno deipiù interessanti e meglio conservati è indubbiamenterappresentato dalla Corte benedettina di Legnaro, inprovincia di Padova.Com’è noto, si tratta di una struttura di lungo periodo,appartenuta fino agli inizi dell’Ottocento alla grandeabbazia di S. Giustina, che realizzò qui il centro amministrativoe gestionale di un vasto complesso fondiariocost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>osi fin dall’epoca medioevale e organizzato informe più razionali e moderne durante la dominazioneveneziana della terraferma. Una sorta di agripolis antel<strong>it</strong>teram, si direbbe, intorno alla quale si annodano tantieventi di carattere economico, sociale e in senso latoumano desiderosi ancora di essere indagati a fondo;così come si attende ancora una analisi appropriata diquel complesso arch<strong>it</strong>ettonico che fu l’efficace materializzazionedi un simile progetto di sviluppo produttivoe di aggregazione della popolazione contadina.Sappiamo che l’antico cenobio di S. Giustina, divenutonella prima età moderna il capo di una vasta congregazioneriformata presente in tutta Italia con ben 45 casereligiose affiliate, fu di gran lunga il più precoce e piùpotente fra i monasteri padovani e uno dei maggioridell’intero Veneto fin dal Medioevo 2 . La sua dotazionefondiaria, comprensiva all’epoca della soppressionenapoleonica di oltre 16.000 campi, fu frutto di donazioni,acquisti e permute oculate che si possono seguireattraverso i documenti almeno dal X secolo 3 . Attraversoil mutare dei quadri pol<strong>it</strong>ici – il libero comune, lasignoria carrarese, la dominazione veneziana – si compìcon gradual<strong>it</strong>à quello che si può considerare tuttoraun autentico prodigio: la sapiente realizzazione, cioè,di una serie di interventi in campo agricolo, idraulicoe amministrativo che risultò trainante per tutta l’economiapadovana e diede v<strong>it</strong>a a una serie di grandiaziende-modello. Mediante bonifiche, disboscamentie migliorie, tra provvedimenti gestionali e innovazionetecniche, si crearono i presupposti per impiantareintorno ad alcuni fuochi terr<strong>it</strong>oriali (Correzzola, SanSalvaro di Monselice, Maserà, Legnaro, Rovolon, Torreglia)un organico ma elastico sistema di corti provvisteciascuna di stalle, granai, orti, forno, cantina, inqualche caso anche di mulini e fornaci; corti, che a lorovolta erano governate da altrettanti gastaldi e fungevanoda punto grav<strong>it</strong>azionale di un variopinto mondo diartesani, di braccianti, di coloni insediati direttamentesulla terra padronale o nell’arcipelago delle proprietàdate in concessione.Di questa avvincente epopea agricola le corti superst<strong>it</strong>isono dunque testimonianza viva, una sorta di epifania.Gioielli ammirevoli proprio per il loro valore esemplaredi un percorso storico comune a gran parte dellegenti e delle terre venete.La storia delle Corte benedettina di Legnaro ha il suoesordio circa mille anni fa, cioè dai tempi lontani incui i monaci poterono prendere possesso di quelleche erano ancora lande pressoché spopolate e selvatiche.È da quel remoto periodo in cui gran partedella bassa pianura veneta era un vero «regno dellaforesta e della palude» 4 e Padova stava lentamenterinascendo dopo secoli di depressione che le fonti ciconsentono di seguire il lento cammino che portò allanasc<strong>it</strong>a di un vero e proprio paese, alla formazionedei primi poderi (o mansi), alla cresc<strong>it</strong>a di un nume-16

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