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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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FRANCESCO G.B. TROLESEPadova, Giustina, Andrea, Giuseppe, Giovanni, La BeataVergine, Vincenzo, Biagio, Michele, Leonardo, Domenico,Scolastica, Girolamo, Francesco, Bartolomeo, Felice,Prosdocimo e Fidenzio: una schiera di protettori chevigilavano sui raccolti, sulle famiglie e sulle persone chevi ab<strong>it</strong>avano. Le fattorie (o case coloniche in numero di24) erano tutte dotate di una solida costruzione di muro,con aia per l’essiccazione dei cereali, forno, pozzo, orto epiccolo brolo come attesta la descrizione dell’appendiceASP, Catasto austriaco, f. 11.II. I casoni (se ne conoscono 14) erano presenti solamentein alcuni dei piccoli appezzamenti di terreno, chiamatichiusure, dove ab<strong>it</strong>avano gli arsenti, in altre parole i lavoratoriavventizi, assunti a giornata.La Corte continuò tuttavia ad essere al centro di tuttaun’attiv<strong>it</strong>à agricola, abbracciante anche altre terre giàdi pertinenza di diversi enti religiosi soppressi, i cuiprodotti, oltre che da Legnaro e da Isola dell’Abbà,giungevano anche dal contiguo comune di Polverara:la Corte, ormai gest<strong>it</strong>a direttamente e controllata dafunzionari governativi, era affidata nel secolo XIX arappresentanti di d<strong>it</strong>te che se ne aggiudicavano l’aff<strong>it</strong>tomediante pubblico appalto. Gli edifici residui, dopoesser serv<strong>it</strong>i come centro di raccolta e di lavorazione deiprodotti della terra, passarono in gestione con il cambiaredei governi a diversi f<strong>it</strong>tavoli fino a giungere inmani private. Per lo stato dei locali lasciati dai monacisi veda la descrizione dell’ingegnere Giuseppe MariaPivetta, redatta nel 1825, in Appendice I.Il Legnaro dell’Abate nel corso dei secoli ha sì perso la suaconnotazione di luogo silvestre, dov’era possibile raccogliereabbondantemente la legna dalla selva denominataNemora; tuttavia gli edifici, fatti costruire dai monaci conil fattivo concorso della popolazione residente, stannoancora a testimoniare con le loro pietre che la civiltà deimonaci anche, ai nostri giorni, afferma un proprio valoreche perdura nel tempo e che rinvia all’Operatore di ognibene, al quale i figli di san Benedetto si erano, e si sono,interamente dedicati per tutta la v<strong>it</strong>a.Non è senza significato che gli attuali ab<strong>it</strong>anti di Legnaro,almeno quelli di antico ceppo, per le feste di Natalesi sentano in dovere di venire a pregare con i monacinella Basilica di Santa Giustina, poiché si riconosconoancora a casa propria, nonostante la lunga assenza deimonaci dalle loro terre: infatti gli antenati, con le lorofatiche e i loro sudori, concorsero non solo ad innalzarele splendide e secolari mura dell’abbazia e della chiesa,ma ad entrare in comunione di v<strong>it</strong>a con le centinaia dimonaci che animarono i chiostri, dedicati ai più antich<strong>it</strong>estimoni della fede cristiana: la martire Giustina e ilvescovo Prosdocimo.58

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