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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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FRANCESCO G.B. TROLESEAlla fine del Trecento i terreni di Legnaro – almenoquelli posseduti dal monastero e per i quali furonorinnovati i contratti d’aff<strong>it</strong>to – producevano frumento(cereale superiore) e spelta (altro cereale, di minorpregio), oltre ai consueti animali da cortile, usati comemerce di scambio. Gli atti furono rogati nel mese difebbraio 1394 nella sala del camino della fattoria delmonastero di Santa Giustina, alla presenza dell’economoDonato da Padova e del fattore Antonio dal Bassanello50 . Le dichiarazioni sottoscr<strong>it</strong>te delle obbligazioniverso il monastero, in natura e pecuniarie, erano la conseguenzadi un precedente accordo stipulato nel 1391 eperfezionato nel mese di novembre del 1392 dall’allorafattore Antonio del fu Checho spend<strong>it</strong>ore, ab<strong>it</strong>ante nellacontrada di Santa Giustina. Vi parteciparono: Antoniodel fu Zambonino da Legnaro dell’Abate; Giovannidetto Concon, Stefano suo fratello, figli del fu Matteo,e il nipote Antonio del fu Biagio; Pietro del fu UgolinoGobbo; Zanino del fu Clemente; Antonio detto Longodel fu Zenone, il quale era deb<strong>it</strong>ore di dodici staia difrumento, dodici staia di spelta e due pollastri; OrdanoFabbro del fu Pietro; Enrico del fu Clemente Rigo;Manfredo del fu Alberto da Isola dell’Abbà; Rolandinodel fu Secaldo; Antonio detto Spaventino del fu Mainerio;Giovanni Martino del fu Albrico; Stefano del fuGiovanni; Francesco del fu Vimano; Padovano del fuFrancesco 51 .Questo piccolo gruppo di persone, d’él<strong>it</strong>e rurale, cipermette di penetrare, attraverso i loro documenti, inuna società contadina che in qualche modo disponevadei beni del monastero a proprio piacimento col venderlisenza nessun controllo dell’abbazia. Lo stato dellecose durò in sostanza fino agli anni Quaranta del secolo,quando i cellerari presero l’iniziativa d’impedire ildisfacimento della proprietà nei possedimenti s<strong>it</strong>uatia Legnaro, assumendone gradualmente la conduzionediretta. In effetti, prima di quest’ultima decisione, sieffettuò la vend<strong>it</strong>a degli aff<strong>it</strong>ti e degli edifici rurali,in assenza del consenso dei monaci, il 16 luglio 1391,quando Antonio del fu Nascimbene, Nascimbene eDomenico cedettero i loro dir<strong>it</strong>ti a Giovanni detto Canconoe Stefano, fratelli, del fu Marco di 38 campi arativi,piantati ad alberi e v<strong>it</strong>i, s<strong>it</strong>uati a Legnaro dell’Abate nellacontrada Brenta con casa e tezza in legname copertedi paglia 52 . La medesima operazione accadde il 5 giugno1393 tra Zanino del fu Clemente e Giovanni detto Massarodi Antonio Massaro, acquirente di un campo aLegnaro nella contrada Cha dei campi 53 . Lo stesso occorseil 21 gennaio 1403, quando Battista del fu AlbertinoMassaro acquistò i dir<strong>it</strong>ti feudali di Santa Giustina daMarco del fu Domenico Dal Cortivo e dai figli Benedettoe Domenico di Marco Dal Cortivo di tre campi,coltivati a v<strong>it</strong>i e alberi s<strong>it</strong>uati nella contrada Villa 54 .Durante l’ultima guerra divampata tra i Carraresi e iVeneziani, vale a dire tra il 1404 e il 1405 55 , anche il terr<strong>it</strong>oriodi Legnaro non fu immune da saccheggi e distruzioni,causati dal passaggio delle soldatesche; infatti,Marco Rolandino da Legnaro dell’Abate, di 72 anni,dimorante a Padova nella contrada di Sant’AntonioConfessore, nel testimoniare il 23 aprile 1466 in favoredei fratelli Bilioti nella causa contro il monastero confessòche durante i luttuosi eventi morirono molte persone,furono distrutte tutte le case («fuerunt destructaomnia edificia in dicta villa»), gli edifici rurali furonodati alle fiamme e le terre rimasero incolte («omnes curtivifuerunt combusti et terre remanserunt vigre et inculteet male in ordine») 56 .La vacanza abbaziale, apertasi in segu<strong>it</strong>o alla scomparsadel dominio carrarese, costrinse i monaci rimasti a SantaGiustina, vale a dire Antonio da Padova, Rolando daCasale e Giacomo da Limena, ad aff<strong>it</strong>tare l’11 gennaio1407 al nobile Giacomo da Scaltenigo del fu Rolando,vicario di Teolo, il dir<strong>it</strong>to della decima in Legnaro dell’Abatee nel suo terr<strong>it</strong>orio per 350 lire di piccoli e duecapponi: con tale atto avevano almeno la certezza dipoter disporre d’alcune risorse economiche 57 .Di fronte a questi dati si può affermare che l’incertat<strong>it</strong>olarietà dei dir<strong>it</strong>ti sulle terre del monastero non eraaltro che la conseguenza della ridotta presenza monasticanell’abbazia padovana, annoverante alla fine delsecolo solo tre membri, escluso l’abate: tanti ne trovònel febbraio 1409, al suo ingresso, il patrizio venezianoLudovico Barbo (1381-1443), priore di San Giorgio inAlga di Venezia 58 .40

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