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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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FRANCESCO G.B. TROLESEGià nel 1450 la gastaldia di Legnaro era tenuta daGasparo Burati, ma tale personaggio un secolo dopo(27 giugno 1557) fu defin<strong>it</strong>o, dai monaci, maligno edindegno, poiché la sua amministrazione era stata nocivaagli interessi del monastero 202 . Il gastaldo della Cortenel marzo del 1461, era un certo Andrea, del quale nonsi conosce per ora il patronimico o la patria 203 . Nel 1507era fattore Andrea da Brescia 204 , mentre il 14 gennaio1511 il gastaldo era Domenico Dugo 205 . Il fattore AntonioCremona presentò il 28 maggio 1563 la polizza deibeni e delle entrate della chiesa di San Biagio all’estimodel clero di Padova 206 . Sono pochi i nomi evidenziati,ma questi dati ci permettono di aprire uno squarcio sudelle persone che hanno concorso con la loro presenzaa far conoscere, in modo concreto, quali erano i progettiche il monastero nutriva verso i possedimenti diLegnaro e in qual modo ne realizzavano l’esecuzione.Nei contratti stipulati alla fine del secolo quindicesimola prescrizione di condurre i prodotti del suolo allagastaldia del monastero si fa così frequente, tanto dadivenire normale nei patti sottoscr<strong>it</strong>ti: è evidente cheormai l’organizzazione della Corte aveva assunto unafisionomia stabile 207 .Dal 1506 la casa era divenuta anche residenza deglistessi monaci, poiché se ne individuano le stanze daletto 208 , il vestibolo o portico 209 .Il terreno circondante la residenza dominicale dellaCorte, vale a dire il brolo, fu ingrand<strong>it</strong>a nell’anno 1500:in effetti, il 1º dicembre il cellerario Girolamo da Veneziasottoscrisse un accordo di permuta di terreni, permezzo campo e mezzo quarto, con Benedetto del fuDomenico da Legnaro, con il preciso scopo di ottenereuna maggiore linear<strong>it</strong>à, «seu squadrando ipsum brodulum»,nei confini 210 .Il podestà di Padova Francesco Venier, accogliendouna richiesta dei monaci, motivata dal terreno fangosoe dalla precaria s<strong>it</strong>uazione del precedente ponte, autorizzòil 4 marzo 1538 la costruzione di un nuovo manufattonelle vicinanze del brolo 211 .Le prime riorganizzazioni del patrimonio fondiariodell’abbazia furono iniziate dall’intraprendenza del cellerarioAntonino da Milano, sia a Correzzola, sia a Villadel Bosco, sia a Bastia nelle possessioni grav<strong>it</strong>anti sullaCorte del Vegrolongo, denominata La chiesuola 212 : tuttefurono iniziate ad essere bonificate intorno agli annisessanta del Quattrocento; un’azione che fu portata acompimento dal cellerario Zaccaria Castagnola e prosegu<strong>it</strong>adai suoi successori 213 .I vescovi di Padova, quando si recavano in vis<strong>it</strong>a pastoralea Legnaro, erano ordinariamente osp<strong>it</strong>ati dallaCorte del Monastero, come accadde il 3 ottobre 1752,quando vi si recò il cardinale Carlo Rezzonico 214 . È dapresumere che ciò sia avvenuto anche in altre occasionipoiché la residenza monastica offriva migliori comod<strong>it</strong>àper il vescovo e il suo segu<strong>it</strong>o, che non presso l’ab<strong>it</strong>azionedei due vicari.Gli abati in occasione delle vis<strong>it</strong>e pastorali non solorisiedevano nella Corte, ma vi tenevano anche gli interrogatoridei vicari, sedendo nella sua cappella, comeaccadde il 16 agosto 1671 con l’abate Pietro Vecchia 215 .Chiedevano di essere osp<strong>it</strong>ati nella residenza dominicaledei monaci, piuttosto che in quella dei vicari, intaluni casi anche i predicatori dei quaresimali comeavvenne nel 1767 con il minore conventuale padre Pier-Antonio Salieri, che ne ottenne licenza l’11 febbraio 216 .Per secoli i veri protagonisti della gestione della Cortefurono i commessi, o fratelli laici. La loro residenza stabile,almeno dalla documentazione finora consultata,inizia dalla metà del Cinquecento: infatti nella notiziadella morte di fra Paolino da Padova, avvenuta il primoaprile 1589 all’età di 75 anni, si ricorda che fu colp<strong>it</strong>oda malattia mortale mentre svolgeva il suo comp<strong>it</strong>o digastaldo nella Corte 217 . Vent’anni dopo si registrò lamorte del commesso fra Silvestro da Padova di anni40, addetto alla Corte da 4 anni, il quale fu sepoltonella chiesa parrocchiale 218 ; un altro commesso in pariincarico, morì il 6 aprile 1611 e fu sepolto prima nellachiesa di San Biagio e poi nel nuovo cim<strong>it</strong>ero di SantaGiustina 219 .Solo dagli Ordini del monastero emessi dagli abatidalla metà del Seicento, all’inizio del loro governo,si ha una costante documentazione della presenza dimembri della comun<strong>it</strong>à nella residenza dominicale diLegnaro, con l’incarico di rettori della Corte: infatti56

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