<strong>LA</strong> PRESENZA DEI MONACI <strong>DI</strong> SANTA GIUSTINA A <strong>LEGNARO</strong> E NEL<strong>LA</strong> <strong>CORTE</strong>1449, maggio 31, L’abate Mauro da Pavia conferisce un beneficio sacerdotale di Legnaro a Rolando di Manfredo Dal Cortivo, dottore indecreti: ASP, Corona, part. 2212, part. 14r.51
FRANCESCO G.B. TROLESEmo curato Bartolomeo del fu Domenico: il che avvennesolo il 26 novembre 1429 139 .Le rend<strong>it</strong>e della chiesa di Legnaro erano utilizzate nonsolo dagli abati, ma erano divenute, col tempo, ancheappannaggio della curia romana, se essa poteva assegnarlea personaggi che nulla avevano a che fare con lapopolazione residente. I suoi benefici, al pari di quantooccorreva per le abbazie benedettine, erano assegnati incommenda, teoricamente in affidamento per una loromigliore gestione, ma in pratica erano r<strong>it</strong>enute fonti diredd<strong>it</strong>o per gli ecclesiastici: è il caso della lettera pontificiadi Nicolò V, datata 8 agosto 1449, indirizzata all’abatedi Santa Giustina, in cui gli s’intima di non impedireal cappellano del vescovo di Bergamo, Luca Radofev<strong>it</strong>,di percepire i proventi del beneficio che gli era statoattribu<strong>it</strong>o, nonostante che la chiesa fosse di pertinenzaabbaziale 140 . Il papa Eugenio IV dovette intervenire, inprecedenza, di persona, il 27 aprile 1446, per permetterela libera disponibil<strong>it</strong>à di un beneficio, resosi libero per iltrasferimento, d’ecclesiastici, da un ufficio e all’altro: ineffetti l’agostiniano veneziano Dionisio Ducii, del conventodi Santa Giustina di Venezia, era stato spostato daLegnaro al priorato di Santa Margher<strong>it</strong>a di Vigonza, insegu<strong>it</strong>o alla rinuncia di Pietro Barbo, fratello di Ludovicogià abate di Santa Giustina e divenuto vescovo di Treviso(+1443), che percepiva la metà dei proventi 141 .Il 31 maggio 1449 l’abate Mauro da Pavia conferì unodei benefici curati al sacerdote Rolando, figlio del nobileManfredo Dal Cortivo, dottore in decreti 142 . Il conferimentocon la contestuale invest<strong>it</strong>ura era dovuto allamorte, per peste, del sacerdote Jacopo de Thomasinisda Venezia, dottore in decreti 143 . L’anno successivo, il 21giugno, l’abate Mauro dovette nuovamente intervenireper surrogare il Dal Cortivo con il sacerdote Benedettodel fu Costanzo da Venezia, perché come il suo predecessoreera morto di peste 144 .I rettori della chiesa di Legnaro parteciparono, in qual<strong>it</strong>àdi testimoni, anche ai cap<strong>it</strong>oli monastici di SantaGiustina in occasione di loro vis<strong>it</strong>e all’abbazia o per ildisbrigo dei loro affari: è il caso di Bartolomeo del fuDomenico da Piove di Sacco il 27 settembre 1410 145 e il17 febbraio 1429 146 ; di Dionisio da Firenze il 21 giugno1440, quando si redasse un atto di procura in favoredi Marino Barbo, Gerolamo Zorzi e Giannino Barbo,patrizi veneti, per trattare un prest<strong>it</strong>o in favore delmonastero presso la camera degli imprest<strong>it</strong>i di Veneziaaperto da Caterina Gonzaga del fu Guglielmo, vedovadi Cecco Ordelaffi da Forlì, sorella ed erede di Costanza.Le somme delle due nobili Gonzaga erano rispettivamentedi settecento e trecento ducati 147 . Lo stessoDionisio, fiorentino, presenziò il 5 dicembre 1441 adun atto di procura, in favore del cellerario Antonino daMilano, per il disbrigo degli affari relativi ai beni s<strong>it</strong>uatia Civè 148 . Il sacerdote Alvise da Venezia fu presente alcap<strong>it</strong>olo monastico del 5 ottobre 1459, quando si procedettead una serie di rinnovi di aff<strong>it</strong>ti e di livelli 149 .I curati di Legnaro si prestarono anche ad agire da intermediar<strong>it</strong>ra il monastero e i contadini del paese allorchédivampavano dei dissidi, come si presume sia accadutoil 12 novembre 1459 quando Luigi da Venezia, rettore,ricevette nel suo studio il cellerario Nicolò da Firenzee Nicolò di Antoniolo Dal Cortivo, il quale ultimo siriconobbe deb<strong>it</strong>ore, per la decima dovuta all’abbazia,di nove moggi di frumento, quarantacinque mastelli divino, un moggio e dieci staia di spelta, undici staia dimiglio, nove staia di granate, otto moggi e nove staia disegala, nove fasci di sorgo, quarantanove fasci di lino edue carri di fieno 150 .Il 25 maggio 1462 era rettore di San Biagio il sacerdoteTaddeo 151 . In occasione della vis<strong>it</strong>a pastorale del vescovodi Padova Pietro Barozzi erano t<strong>it</strong>olari, nel 1489, delbeneficio sacerdotale Alvise Sabbadini da Venezia ePaolo Iussio, mentre ricoprivano altri incarichi i sacerdoti,condotti, Nicolò Antonio da Lanciano e AntonioTagliazzo 152 . L’8 gennaio nel 1495 Antonio Colla del fuser Gualterio era t<strong>it</strong>olare di uno dei benefici, quandofurono aff<strong>it</strong>tati dei campi ad Antonio del fu Domenicode Franceschi e al nipote Cesco 153 . Il 17 novembre 1500il sacerdote Nicolò Antonio da Lanciano in Abruzzo,beneficiato, rilasciò al monastero una quietanza di 50ducati d’oro, quale anticipo sul suo cred<strong>it</strong>o di 200 ducati154 .Il vicario Gian Giacomo De Lorenzi eserc<strong>it</strong>ò il suo ministeroper ben trent’anni, e cioè dal 1536 al 1565 155 ; l’altro52