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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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SANTE BORTO<strong>LA</strong>MIdi raccolta (canipa), tranne gli ortaggi che dovevanoinvece essere ammassati in una grande tezza (teges)che il monastero teneva ai piedi del colle 46 . Pure certilivellari del monastero di S. Giacomo di Monselicestipulavano contratti per cui dovevano, ad esempio,come corrispettivo della terra data in locazione, solidosV et fugaciam et I opera o tercium et galinam et fugaçamet ovram I ad sapandum. 47Se le case benedettine di più antica origine riuscirononei più dei casi a dar prova di una notevole capac<strong>it</strong>àdi adeguarsi al nuovo corso dell’economia con una piùaggiornata organizzazione delle loro proprietà, le fondazionimonastiche, assai numerose, che vennero spuntandoin c<strong>it</strong>tà e in campagna tra la seconda metà delXII secolo e la prima metà del Duecento svilupparonoanch’esse, quale più quale meno, delle strutture flessibilie decentrate di governo dei patrimoni, anche se lavecchia denominazione di ‘corte’ andò generalmentein disuso assieme alla realtà organizzativa di fattoche sottendeva. Si aggiunga inoltre che una mental<strong>it</strong>àsempre più imprend<strong>it</strong>oriale e un’attenzione crescenteal mercato pervadeva gli stessi investimenti monastici,condizionando in qualche modo l’ubicazione, la grandezzae la funzional<strong>it</strong>à dei nuclei aziendali. Basterebbeuno sguardo anche sommario al processo di cost<strong>it</strong>uzionee di gestione delle terre di monasteri euganeicome S. Margher<strong>it</strong>a di Salarola, S. Giovanni Battistadel Venda, S. Maria di Monte delle Croci, S. Maria diOrbise, S. Giovanni Evangelista di Montericco, di S.Leonardo di Boccon 48 e altri per scoprire come le sceltedei religiosi fossero ispirate da principi di una sapienteintegrazione fra produzione cerealicola, sviluppataprevalentemente nelle aree di pianura perieuganee, ele assai più pregiate culture specializzate (soprattuttov<strong>it</strong>e, olivi, alberi da frutto) praticate in prevalenza suiversanti collinari. Ad esempio, il monastero di S. GiovanniBattista del Gemola, sorto nei primi decenni delDuecento su una collina poco sopra Este, nel 1346 erapadrone di un discreto patrimonio di terreni estremamentefrazionati: alcune grosse possessioni, dislocatenella zona del Montagnanese, garantivano appuntosoprattutto granaglie di varia natura e foraggi; la partepiù cospicua era formata da decine di piccole parcelledisseminate sulle pendici meridionali dei colli Euganei(a Valle di Sotto, Valle dell’Abbà, a Cornolea, a Tormeno,a Rusta, a Faedo, a Calaone, ad Arquà), che producevanovino e olio, frutti, legna, ma anche grano efieno. Questi venivano immagazzinati non in una verae propria corte, ma in un centro di raccolta cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>oda una casa padronale in muratura, con una tezza dipaglia, corte e orto e quattro campi di terra annessi,la quale fungeva da canipa 49 . Le monache di S. Zaccariadi Venezia intorno al 1170 tenevano ad Arquà trebraydi, identificati ciascuno con un nome proprio (delManzo, della Canonica, de Cudula) 50 , che non sappiamose afferissero alla loro corte di Monselice o fosseroun<strong>it</strong>à autonome; certo erano stati concep<strong>it</strong>i e servivanoessenzialmente come aziende v<strong>it</strong>ivinicole. Nella zona diPiove di Sacco, che si prestava assai per questo tipo dicultura, non v’era invece proprietà monastica che nonriservasse quote più o meno ampie di terra alla coltivazionedel lino.Sorti in una fase di accelerata evoluzione dell’economia,di più intensa mobil<strong>it</strong>à sociale, di forme digoverno nuove e più partecipi come quelle comunali,di nuova sensibil<strong>it</strong>à religiosa più attiva e compromessanelle dinamiche della v<strong>it</strong>a civile (si pensi cosa significòdopo il 1195 la nasc<strong>it</strong>a della congregazione degli ‘Albi’del beato Giordano Forzatè, che aggregava più di unaventina di case in tutta la diocesi) 51 , molti monasteridel Padovano dei secoli XII e XIII si inserirono autorevolmentenei processi produttivi, mantenendo sempreun’attenzione privilegiata alla terra e all’agricoltura.Nel terr<strong>it</strong>orio padovano, peraltro, questa attiv<strong>it</strong>à fuaccompagnata e talvolta stimolata dai concom<strong>it</strong>antimassicci investimenti che non pochi monasteri venezianicome S. Nicolò al Lido, S. Giorgio Maggiore,S. Cipriano di Murano, S. Lorenzo di Ammiana, S.Tommaso dei Borgognoni, S. Ilario, S. Giorgio diFosson vennero facendo già ben prima della conquistaveneziana della Terraferma, specialmente nella zonadel Graticolato romano a nord-est di Padova e nellaSaccisica. Per fare un solo esempio ricordo che S.26

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