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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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FRANCESCO G.B. TROLESEil passato, mentre saranno in vigore le onoranze consuete.La mancata corresponsione del canone a tempodeb<strong>it</strong>o libererà il monastero dagli obblighi contrattipermettendo così di affidare ad altri la conduzione deipoderi. In caso di morte la terra concessa sarà conservatanella sua interezza e non dovrà essere divisa tra isuoi eredi, ma sarà affidata dal monastero ad uno oa più membri della stessa famiglia. Il conduttore delfondo non potrà chiedere alcun rimborso delle spesesostenute, ma tali fabbricati saranno di proprietà diMainerio, il quale potrà trasferirli dove vorrà. Nel casoil contratto non fosse stato rinnovato, gli edifici esistentio quelli rinvenuti al momento della sua risoluzionesarebbero sottoposti alla perizia di due per<strong>it</strong>i sceltirispettivamente da ambedue le parti; se non si giungessead un accordo si cercherà il parere di un terzoneutrale, nominato dal giudice dell’Aquila di Padova.La valutazione pecuniaria sarà successivamente sottopostaad una stima dei deb<strong>it</strong>i e dei cred<strong>it</strong>i di ambeduele parti; colui che sarà deb<strong>it</strong>ore avrà un anno di tempoper pagare il cred<strong>it</strong>ore. Con il contratto si concede alMainerio di lasciare la sua ab<strong>it</strong>azione a Legnaro, dotatad’edifici coperti con pozzo e forno, con quella di recenteacquis<strong>it</strong>a dal monastero da Antonio a Campis (forsealtro parente), s<strong>it</strong>uata ad Isola dell’Abbà, composta dipozzo, forno e edifici coperti di paglia. La rinnovazioneinfine del contratto era motivata, da parte monasticadal desiderio di – «ser Maynerio a Campis complacereet cum eo ac aliis laboratoribus pacifice et quiete vivere»,in altre parole di compiacere al Mainerio e attraverso dilui ad altri lavoratori, soggetti, permettendogli di viverein modo pacifico e quieto 77 .Ci si è soffermati più a lungo su questo caso, perchési può considerare tipico di altre concessioni in aff<strong>it</strong>todel monastero di Santa Giustina a Legnaro alla fine delQuattrocento. Anche la rinnovazione dell’aff<strong>it</strong>to allafamiglia Viola, avvenuta il 3 gennaio 1494, contenne lestesse clausole e innalzò i campi, concessi nel 1481, da41 a 60, già occupati dal precedente f<strong>it</strong>tavolo Maineroa Campis. Il monastero s’impegnava, inoltre, a costruireun cortile e una cantina (caneva), a fornire le pietre e icoppi occorrenti per la costruzione di un nuovo pozzoe del forno, e a sostenere i costi annuali del dazio deicarri e della macina del comune d’Isola dell’Abbà aquello di Legnaro. Le onoranze annuali consistevanoin un paio di galline, quattro paia di pollastri e cinquantauova di gallina, mentre la decima sugli animalisarà convert<strong>it</strong>a in un paio di pollastri 78 .Nel caso che i f<strong>it</strong>tavoli fossero morosi nella corresponsionedel dovuto, dopo un congruo tempo d’attesas’intimava ai contadini di lasciare libere le ab<strong>it</strong>azioni eil terreno per procedere alla loro surrogazione: è il casodei fratelli Angelo e Bernardino del fu Nicolò Negratoda Isola dell’Abbà. Il 28 novembre 1494 i Negrato sipresentarono al cellerario di Santa Giustina Antonio daPadova nella fattoria c<strong>it</strong>tadina del monastero per chiederel’assegnazione, in aff<strong>it</strong>to, di 29 campi. Tale richiestaera la conseguenza di un procedimento d’espulsioneda un altro fondo agricolo ad Isola dell’Abbà– 38 campi, una pertica e 46 tavole di terra arativa, alcanone di 3 staia e due moggi di frumento al campoconcessi nel 1481 – mosso dal monastero per mancatacorresponsione del canone. I fratelli avevano accettatola decisione del monastero, poiché avevano rinunciatoal fondo con un atto stipulato davanti all’abate Simoneda Pavia dichiarando che il monastero si reputasselibero di affidare il podere ad altre famiglie. Successivamentei Negrato ebbero un ripensamento e per questochiesero una riduzione dell’aff<strong>it</strong>to a 29 campi, poiché sidichiaravano inabili a coltivare gli iniziali 38 campi, perquesto la loro proposta fu accettata, fissando il canoneannuale a 3 staia di frumento per campo, con l’impegnodi pagare la decima nel campo e di prestare le consueteonoranze. Le condizioni della concessione prevedevanoche i campi non fossero divisi, non ceduti ad altri, e chenon s’innalzassero edifici sul fondo, senza il consensoprevio del monastero. Infine i fratelli dichiararono d’esseredeb<strong>it</strong>ori verso il monastero, per aff<strong>it</strong>ti precedenti,di lire 441 e soldi 3 di piccoli 79 .Qualche anno dopo i contratti d’aff<strong>it</strong>to furono ridottialla durata di tre anni, come accade con i fratelli Benedettoe Alvise Dal Cortivo de Tumiolis, i quali davantial priore di Santa Giustina Modesto da Padova e al cellerarioGirolamo Bollani da Venezia riconobbero che i44

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