<strong>LA</strong> PRESENZA DEI MONACI <strong>DI</strong> SANTA GIUSTINA A <strong>LEGNARO</strong> E NEL<strong>LA</strong> <strong>CORTE</strong>1272, giugno 4, invest<strong>it</strong>ura feudale di Genesio del fu Tono da Legnaro: ASP, Corona, part. 2206, f. 10r.37
FRANCESCO G.B. TROLESEquelli presenti in altre zone del terr<strong>it</strong>orio padovano,deve aver indotto l’abate a prendere l’iniziativa di farredigere un’organica raccolta dei più antichi documentidell’abbazia, conservati fino allora su fogli sciolti in pergamena.A questo scopo fu incaricato nel 1274 il notaioIacopo di Bernardo da Montagnana di trascriverli inun gran registro in pergamena: la raccolta, ottenutoil pubblico riconoscimento dall’autor<strong>it</strong>à comunale, fuall’origine di una lunga serie di Catastici del monastero,mentre l’esemplare dal colore della sua copertura,assunse la denominazione di Catastico verde 40 .Durante il governo dell’abate Olderico il monasterogodeva a Legnaro, secondo il Bortolami, di «un’ottantinadi livellari (tra cui il cappellano) su un totaledi 222 nuclei familiari, dai quali riscuoteva più di 783lire (il valore di una sessantina di campi circa) e inoltre42 capretti, 219 fra polli e galline, quattro colombi,un’oca» 41 . I f<strong>it</strong>ti dei campi, della durata di 20 42 o di 15anni 43 , durante quest’abbaziato erano comunementeversati alla festa di Santa Giustina, mentre le onoranze,consistenti in generi in natura, erano corrisposte allascadenza delle feste principali, vale a dire a Pasqua,Tutti i Santi, carnevale; tutti i pagamenti, sia in denaro,sia in natura dovevano essere effettuati a Padova, nellafattoria del monastero, a proprie spese 44 .Le donne, pure, potevano diventare t<strong>it</strong>olari di unfeudo concesso dal monastero, poiché esistevanodei casi in cui tali beni erano conferibili sia alla lineamaschile sia a quella femminile; per questo, mancandoi primi, esse potevano succedere loro: è il casodelle sorelle Agnese e Iacopa del fu Giacobino delfu Bonifacio, le quali ricevettero nella chiesa di SantaGiustina l’invest<strong>it</strong>ura di un feudo s<strong>it</strong>uato a Legnaroe ad Isola dell’Abbà dall’abate Rodolfo l’8 giugno1297 prestando a loro volta, di persona, il giuramentodi fedeltà 45 .IL TRECENTODurante il governo dell’abate Gualpertino Mussato ilrapporto con i contadini operanti nei possedimenti delmonastero, s<strong>it</strong>uati nel paese di Legnaro, ha sub<strong>it</strong>o unavariazione che ha inciso profondamente nei contrattiche durante il Trecento si sarebbero avuti tra loro:l’abate trovandosi in una s<strong>it</strong>uazione di forte indeb<strong>it</strong>amento,comune per questo ad altri enti monastici, comedi recente ha evidenziato l’Andenna 46 , si vide costrettoa cedere ai propri cred<strong>it</strong>ori il dir<strong>it</strong>to di riscossione de<strong>it</strong>ributi dovuti al monastero, fino a quando non fossestato raggiunto l’ammontare fissato. Infatti il 27 marzo1322 il Mussato durante una riunione cap<strong>it</strong>olare, conla partecipazione degli aventi dir<strong>it</strong>to – nel riconoscereche era deb<strong>it</strong>ore di Guglielmo Dente del fu V<strong>it</strong>alianoLemizi di lire 824 di piccoli, di lire 400 di piccoli conGiovanni del fu Gherardo da Vigonza e di lire 190 dipiccoli e soldi 19 con il notaio Sauro del fu Berlenzonide Berlenzoni della contrada Sant’Antonio per spesesostenute per provvedere l’abate, la sua famiglia e imonaci di panni e di altre cose necessarie per il buonandamento della famiglia abbaziale e del monastero– diede in garanzia al notaio Sauro e a Giovanni del fuPietro a Mulinellis in cambio di 1414 lire, 10 soldi e 9 dipiccoli, tutti i raccolti, i redd<strong>it</strong>i e i proventi dei terrenidel monastero s<strong>it</strong>uati ad Isola dell’Abbà e a Legnarofino alla completa estinzione dei deb<strong>it</strong>i 47 .Il forte indeb<strong>it</strong>amento del monastero non si era ancoraestinto nel 1339, 15 maggio, quando il monaco Parinonella sua qual<strong>it</strong>à di economo e di sindaco, essendovacante la sede abbaziale, investì di un sedime di duecampi, sette pertiche e nove tavole a Legnaro dell’AbateLeonardo del fu Menico del medesimo paese, nonfissandogli un canone 48 . Solo nel 1344, 21 dicembre,s’incontrano nuovamente i canoni d’aff<strong>it</strong>to in occasionedella concessione di un livello a Legnaro: in effettil’abate Bellavere da Campagnola nel cap<strong>it</strong>olo del monastero– al quale parteciparono Jacopo da Casale, prioreclaustrale, Parino Caseta, priore di San Salvaro di Monselicee Nicolò, sacrestano – investì a livello GiovanniCallegaro del fu Bertolaso da Volparo di un pezzodi terra di un campo posto a Volparo, per 29 anni,al canone di mezza spalla di porco, mezza focaccia ecinque soldi di onoranze, da corrispondere alla festa disanto Stefano (26 dicembre) d’ogni anno 49 .38