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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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SANTE BORTO<strong>LA</strong>MIdei coloni del massaricio. Così, il ricorso al mercato sifaceva solo in casi eccezionali: almeno per le necess<strong>it</strong>àordinarie, l’organismo curtense tendeva all’autarchia»18 . Ma ripetiamo, concretamente esse si presentavanopoi ciascuna con le sue particolar<strong>it</strong>à.Un esempio particolarmente ricco di dettagli è quellodella corte di Bagnoli. Nel 954 il marchese Almericoe la moglie Franca, pure essi esponenti della più altolocataaristocrazia del Regnum Italiae, la donavano aireligiosi di un monastero sorto alle foci del Bacchiglione,cioè S. Michele Arcangelo di Brondolo, conmotivazioni non molto diverse da quelle normalmenteinvocate in simili gesti di generos<strong>it</strong>à da parte dei potentibenefattori: espiare colpe per una condotta di v<strong>it</strong>aassai spesso violenta e rapace nei confronti delle chiesee dei poveri, acquisire mer<strong>it</strong>i spir<strong>it</strong>uali per sé e i propridefunti (pro remedio animae o pro remissione peccatorumsono tra le formule più frequentemente ricorrentinegli atti relativi), garantirsi un sicuro e onorato luogodi sepoltura, crearsi validi appoggi e amicizie anchemateriali per la loro pol<strong>it</strong>ica mondana. Ebbene, lacorte era così composta: da una grande casa padronale(mansio domnicalis) provvista di cappella; un apparatodi ben 125 mansi o massaricie doverano insediati uncentinaio di lavoratori di condizione originariamentelibera e venticinque servi con le rispettive famiglie. Aquesto centro grav<strong>it</strong>azionale afferivano altre due cappelle,l’una dedicata a s. Giovanni Evangelista e l’altraa s. Cristoforo; inoltre otto masserie in un villaggiooggi scomparso (Vico Cerboni); altri due più piccolicentri colonici o fattorie padronali (braidum… quivocatur Braida de Creda, braidum de Levado), entrambiugualmente dotati di una chiesuola. Se si stima checiascun manso potesse avere un’estensione media di20 campi padovani (se ne incontrano anche da 10-15,ma in questa zona anche da 40) si può tranquillamenteipotizzare una grandezza della corte dell’ordine diuna decina di kmq, esattamente quella di un comunemedio della bassa Padovana. Anche i riferimenti adAgna, Conselve, Tribano, S. Siro, Anguillara, Concadalbero,Cavarzere, tra i s<strong>it</strong>i confinanti ci confermanoche la corte coincideva tendenzialmente con l’attualepaese di Bagnoli. Ovviamente la corte aveva una suariconoscibile dimensione e dei confini, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i per lopiù da argini, canali, strade, ma anche da roveri secolari,da qualche cippo lapideo e da una torre. Un f<strong>it</strong>tointreccio di fosse, canali e paludi si alternava all’internodi essa a prati e boschi, e sconfinava verso sud nellasumma silva iusta Adese Vetere, cioè in una enormee pressochè impenetrabile foresta umida adiacenteall’Adige, all’epoca ancora libero di vagare liberamenteper le campagne vicine. In tutto questo vasto compartodi fatto il monastero di S. Michele diventava l’unicodetentore di ogni risorsa naturale, potendo così cumularealle scarse e mal coltivate isole coltivate un enormecomplesso di superfici palustri e boscose che fornivanoselvaggina e pesci e si prestavano ottimamente all’allevamentodegli animali, specie dei suini 19 . Mulini, pozzie persino un mercato da cui si ricavavano i pedaggicorrisposti in ragione delle merci trasportate per terrae su acqua completavano il tutto.Rispetto a questa tipologia di corte a struttura sostanzialmente‘compatta’ anche dal punto di vista dellaproprietà (vi erano, per così dire, incastonate solo duemasserie già donate dagli avi di Almerico al monasteropadovano di S. Giustina e una sorte elarg<strong>it</strong>a a quello diS. Silvestro di Nonantola) la corte di Porto, che la famigliadei conti di Treviso, fortemente indeb<strong>it</strong>ata, cedettenel 1117 per una cospicua somma al monastero dei SS.Ilario e Benedetto, costru<strong>it</strong>o presso le foci del Brenta,non lontano dall’odierna Gambarare, rappresenta uncomplesso assai più sfilacciato e discontinuo. Il suocentro direzionale era cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dal castello e dallacorte (curia) padronale di Porto, nei dintorni del qualesi trovavano anche 25 delle 150 masserie che la componevano.Le altre si distribuivano pressappoco lungotutta l’attuale riviera del Brenta, in una plural<strong>it</strong>à di villaggilontani fra loro anche una decina di chilometri,parecchi dei quali sono tuttora esistenti: Sambruson,Strà, Tombelle, Sermazza, Vigonovo, Fossò, Paluello,Oriago, Borbiago, Rossignago, Mirano, Arino, Veternigo.Anche le cappelle, le selve, i prati e i mulini chene facevano parte erano disseminati su tutto questolungo corridoio che dalla costa adriatica arrivava quasi20

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