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LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

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<strong>LA</strong> PRESENZA DEI MONACI <strong>DI</strong> SANTA GIUSTINA A <strong>LEGNARO</strong> E NEL<strong>LA</strong> <strong>CORTE</strong>tenuti e migliorati: è quanto accaduto nel settembre1507 a Benedetto de Toniolli da Legnaro, aff<strong>it</strong>tuariodi due appezzamenti di dieci campi s<strong>it</strong>uati nelle contradede li campi o de le Regine e a La cha di Campi,al quale il monastero non intendeva rinnovare l’aff<strong>it</strong>toalla scadenza del triennio, perché aveva, per incuria,depauperato il fondo e tagliato degli alberi senza ilpermesso dell’amministrazione monastica. La causafu promossa davanti ad Antonio Leoniceno vicario delpodestà di Padova, il quale, per richiesta dei monaci, sirecò nei poderi di Legnaro accompagnato dal sindacodel monastero Pietro da Bergamo 93 , dal fattore Andreada Brescia e dal notaio per constatare di persona lareale s<strong>it</strong>uazione delle piantagioni. Furono contati nelpodere De li Campi o De le Regine 116 alberi dal fustogrosso, ma in cattivo stato, e 62 alberi dal fusto sottile epiantati molto vicini, nell’altro appezzamento denominatoLa cha de Campi si rinvennero 310 alberi dal fustogrosso intercalati da altane, cadenti, e 30 piante piùsottili e più dense nelle altane. Non esistevano pergolatio fraschoni, tutti gli alberi erano sposati alle v<strong>it</strong>i, vale adire gli alberi sostenevano le v<strong>it</strong>i 94 . Gli appezzamenti inquestione erano stati coltivati, ininterrottamente, dallafamiglia Toniolli fin dal 1417 95 .Negli anni Quaranta del secolo le l<strong>it</strong>i ancora aperte trail monastero e i contadini di Legnaro, sulle proprietàdei terreni e sulla loro libera disponibil<strong>it</strong>à, furonoconcluse da una ducale di Pietro Lando, emanata il 28febbraio 1541, la quale confermava quanto aveva giàdeciso in favore del monastero il podestà di PadovaMarc’Antonio Contarini il 18 settembre 1540 96 .I campi di Legnaro in questo secolo furono aff<strong>it</strong>tati aicontadini che già li lavoravano; a questo scopo nel 1648era intervenuto lo stesso presidente della congregazionecassinese, il quale aveva ingiunto agli amministratoridei singoli monasteri di provvedere alla conduzionediretta dei loro poderi, o almeno di aff<strong>it</strong>tarli solo aicontadini che già li lavoravano 98 .Gli oneri cui il monastero di Santa Giustina doveva farfronte, a norma della terminazione dei rettori della c<strong>it</strong>tàdi Padova emanata il 15 ottobre 1627, riguardavano laforn<strong>it</strong>ura annuale di 1.450 moggi di frumento su 28.000,occorrenti per l’alimentazione dei suoi ab<strong>it</strong>anti 99 : unabuona parte di tale quant<strong>it</strong>à era certamente prodottadalle campagne di Legnaro soggette alla Corte, poichéil suo «terreno generalmente più dolce, più succoso e difondo maggiore» era più fertile di quello di Maserà, doveesisteva un’altra Corte del monastero, che gestiva altrettant<strong>it</strong>erreni agricoli. Che il terreno di Legnaro fosse piùferace di quello di Maserà era fondato sul fatto che le«aff<strong>it</strong>tanze delle possessioni» erano «comunemente f<strong>it</strong>tateper quattro staia di frumento e un mastello di mostoper campo»; in effetti, per lo stesso periodo «in Maserànon va prezzo maggiore di staia tre di frumento e di unmastello di mosto per campo» 100 . Si tenga presente chesecondo una stima del 1795 i campi arativi della Corte diLegnaro ammontavano a 1148 101 .I tributi imposti dalla Serenissima e dalla curia romana,furono considerati dal Pepi, come una causa del depauperamentodelle finanze monastiche, alla stessa streguadelle defic<strong>it</strong>arie annate agricole, causate da alluvioni osicc<strong>it</strong>à 102 .IL SEICENTOLa repubblica di Venezia, con una sua legge, aveva inib<strong>it</strong>oagli ecclesiastici nel 1604 d’ingrandire, medianteacquisti, i loro fondi agricoli; perciò il monastero diSanta Giustina s’impegnò a consolidare quanto già possedeva,provvedendo nel frattempo a disegnare tutte lesue proprietà in modo da avere una visione completadei propri dir<strong>it</strong>ti 97 .IL SETTECENTONel Settecento il rapporto tra il monastero e i contadiniè da presumere che sia stato soggetto ad un radicalecambiamento; poiché, come hanno già evidenziato glistudi dello Stella 103 , l’amore per i fondi agricoli da partedel monastero si era notevolmente affievol<strong>it</strong>o, tanto chedopo un’analisi decennale dei risultati ottenuti nellaconduzione a colonia parziaria nel grande tenimento47

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