12.07.2015 Views

LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

LA CORTE BENEDETTINA DI LEGNARO Vicende ... - Giuliocesaro.it

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

‘CORTI’ E ‘GRANZE’ BENEDETTINE NEL ME<strong>DI</strong>OEVO: ALLE ORIGINI <strong>DI</strong> UNA STORIA <strong>DI</strong> LUNGA DURATACandiana, a S. Stefano di Carrara, a S. Maria di Praglia,a S. Daniele in Monte di Abano, a S. Lucia del Brentadi Fontaniva, a S. Croce di Campese, alla stessa abbaziadelle Carceri (anche se questa si cost<strong>it</strong>uì dapprimacome canonica regolare e divenne solo più tardi monasterocamaldolese) – ebbero tutto l’interesse a espanderee a valorizzare al massimo le dotazioni fondiarieiniziali, coinvolgendo ampie fette della popolazionerurale nei loro progetti di sviluppo. Vastissime plaghepaludose e ampie zone ricoperte di un f<strong>it</strong>to mantello dibosco si aprivano alla loro intraprendenza: era questa lanuova frontiera su cui, impegnando lavoro e ingegno,si poteva presumere di moltiplicare le rese cerealicole ele culture specializzate come l’ulivo e la v<strong>it</strong>e, o ricavareterreni adatti all’allevamento intensivo del bestiame. Inquesta sfida lunga e laboriosa, costellata anche di scacchie battute d’arresto, ma alla fine vincente, i monaciimpararono a diventare formidabili imprend<strong>it</strong>ori.Adattandosi alle mutate condizioni economiche e allenuove dinamiche sociali, essi perfezionarono e non dirado impiantarono ex novo dei centri dominicali da cuidirigere la grande sinfonia del risveglio di campagne dasecoli stagnanti e avare.Si pensi solo a Praglia e a quel che riuscì a costruire nelcomparto collinare Euganeo a partire dal 1100 circa:donazioni, sì, e ancora acquisti, permute, investimenti,migliorie, accorpamento e organizzazione di un arcipelagodi terreni dispersi (una corte era già esistente aCarbonara nel 1205, più tardi se ne troverà una a Spirano);ma, soprattutto, fortissima incentivazione dellaspinta agricolo-insediativa, con la creazione di nuovipoderi colonici, detti con vecchio vocabolario mansi,e addir<strong>it</strong>tura di nuovi paesi. Da Tencarola ad Abano,da Tramonte a Valsanzibio, da Teolo a Torreglia, daLuvigliano a Brusegana fu tutto un fervere di dissodamenti,di ronchi, come allora si diceva. Già in un paiodi contratti d’aff<strong>it</strong>to del 1137 e del 1140 si legge chela terra è data ad vineam plantandam, ma con sempremaggior frequenza compaiono formule come terramruncare et de super casam levare; excolere et lodamareatque fossadare, vineam relevare, ponere vineas locomortuarum, facere domum, curtem et aream et ortumconvenientes. Le terre garbe, nemorose, paludicie, cheper secoli avevano assediato i pochi e dispersi puntidi presenza umana, arretravano visibilmente. Per laraccolta dei prodotti si costruivano canipe decentratenei vari paesi. Laddove la consistenza delle terre o ladistanza dal monastero lo suggeriva, si attrezzavanostabili punti di organizzazione dei lavoratori dipendenti,di depos<strong>it</strong>o degli attrezzi e di stoccaggio delle derrate:qui come in un po’ tutto il Veneto (si pensi a nomicome Bertipaglia, da Braida de Palea o a Bressanvidoda Braidum Sancti V<strong>it</strong>i) 31 si chiamavano braide o braidi(due ne esistevano a Tencarola fin dal 1125, un altro èmenzionato Valsanzibio nel 1201, un altro ancora defin<strong>it</strong>obraydum novum è documentato a Brusegana nel1263, ad esempio) ed erano, di fatto, simili alle cort<strong>it</strong>radizionali. Oltre al lavoro dei conversi e della serv<strong>it</strong>ù(homines de familia, dominicatores) fu soprattutto unrobusto manipolo di contadini legati da contratti dicolonia parziaria e tenuti a lim<strong>it</strong>ati servizi di carreggio,di aratura, di potatura delle v<strong>it</strong>i, di miet<strong>it</strong>ura e ancorpiù un’autentica schiera di ‘livellari’ a fare, generazionedopo generazione, il miracolo (a Tramonte, adesempio, le terre allivellate rappresentavano ancora il64% del totale alla fine del Quattrocento, quando ilmonastero era riusc<strong>it</strong>o a mettere insieme un patrimoniodi 2306 campi padovani, pari a 887 ettari) 32 . Ancorpiù grandiose, perché attuate in notevole misura inzone di bassa pianura caratterizzate da un f<strong>it</strong>to disegnosuperficiale di corsi d’acqua irregolari e da concheacqu<strong>it</strong>rinose, fu l’opera svolta da S. Giustina. Restaincerto, com’è noto, se prima del 970 si possa parlaredi una vera comun<strong>it</strong>à benedettina in questo venerandoluogo di memorie cristiane, ma da questa data è certoche i vescovi di Padova trasferirono nelle mani deireligiosi che vi conducevano v<strong>it</strong>a comune secondo laregola di san Benedetto una consistente quota di benifondiari, facendone una sorta di fulcro di difesa e dipromozione del fianco meridionale della c<strong>it</strong>tà e delterr<strong>it</strong>orio. Nei subborghi meridionali di Padova l’abbaziaavviò con veri e propri piani regolatori un intensosviluppo del tessuto ab<strong>it</strong>ato fin dalla fine del X secolo,ma contemporaneamente e ancor più incisivamente23

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!