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#3DMAGAZINE_n17

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DI ROBERTA TESTA<br />

photo Luca Marfé<br />

NEW YORK - Con il muso ad un millimetro dalla<br />

vetrata, Gennaro domina Manhattan. Occhi<br />

azzurrissimi, pelo da copertina ed una goffaggine<br />

atipica. Eh no, Gennaro non è mica un gatto<br />

qualunque. Non è da tutti, infatti, vagare sospeso tra i<br />

grattacieli della Grande Mela e osservare quel mosaico<br />

fluido che si scompone e si ricompone continuamente.<br />

È ad un 44esimo piano che oggi passa le sue giornate,<br />

inciampando ogni tanto tra divano e tavolo.<br />

Il passato, qui, è un ricordo lontano.<br />

Gennaro è venezuelano di nascita. È a Caracas, infatti,<br />

che Luca Marfé lo ha trovato. Circa 4 anni fa, tra le<br />

favelas di uno dei peggiori quartieri della città, Petare.<br />

Se ne stava lì, nel fango, denutrito, spelacchiato e solo,<br />

sul ciglio di un marciapiede malandato, a lottare tra la<br />

vita e la morte.<br />

«Margot, donna di gran cuore che ci dava una mano<br />

con le faccende domestiche, lo aveva intravisto. Lo<br />

abbiamo recuperato insieme e ne è venuta fuori la follia<br />

di portarlo a casa», racconta Luca. E, dopo settimane<br />

di cure, biberon e tanto amore, Gennaro è tornato<br />

alla grande: pelo lunghissimo e occhi color ghiaccio<br />

finalmente spalancati sul mondo.<br />

Ma arrivano altri problemi, stavolta per l’espatrio. La sua<br />

nuova famiglia deve spostarsi da Caracas a Roma. Intoppi<br />

sia con la dogana venezuelana che con quella europea.<br />

42<br />

#3D MAGAZINE<br />

#3DOUTSIDER<br />

Gennaro<br />

il "leader"<br />

«È stato difficilissimo farlo uscire dal Venezuela. Fino<br />

all’ultimo abbiamo rischiato l’altolà delle autorità<br />

locali, nonostante avessimo preparato con cura tutti i<br />

documenti, tant’è che a un certo punto ho pensato di<br />

dover cancellare la mia partenza. Non lo avrei mai e<br />

poi mai lasciato lì».<br />

Altro mezzo miracolo, la partenza, ma i guai non<br />

finiscono: all’arrivo in Italia, infatti, Gennaro rischia il<br />

rimpatrio.<br />

Ma anche stavolta ce la fa.<br />

Nei mesi a Roma fa amicizia con il nuovo arrivato in<br />

famiglia e scorrazza in giardino dove, a modo suo,<br />

apprende l’arte felina della caccia alle lucertole, non<br />

sempre con successo. Sono più le volte che vincono<br />

loro che quelle in cui torna a casa da eroe.<br />

I timbri sul suo passaporto, però, non sono soltanto<br />

due. Dopo qualche mese a Roma, arriva l’America.<br />

Gennaro segue nuovamente la sua famiglia che,<br />

per lavoro stavolta, si sposta a New York. E così,<br />

approda nel suo nuovo rifugio di vertigini, a sovrastare<br />

Manhattan dall’alto. Qui inizia a spopolare sui social,<br />

conquistando tutti. Su Instagram è delirio.<br />

«Non ha ancora un suo account ufficiale, ma già<br />

da tempo sono in molti a chiedermelo», dice Luca,<br />

sorridendo con fare incredulo. «In questa casa sospesa<br />

tra terra e cielo, è diventato il “Leader” di Manhattan».<br />

Da gatto morente dei barrios di Caracas, a mito dei<br />

luccichii di New York. Gennaro ha resistito e ce l’ha<br />

fatta. E il suo nome, non a caso, nasce proprio attorno<br />

a questo, alla sua capacità di reggere.<br />

«Ci ho tenuto, nonostante fosse venezuelano, a dargli<br />

un nome napoletano perché aveva un po’ quest’aria<br />

da scugnizzo», racconta ancora Luca. «Un detto delle<br />

nostre parti afferma che “il napoletano si fa secco ma<br />

non muore”. E per Gennaro è andata esattamente così.<br />

Quindi è uno di noi».<br />

E allora, cosa farà lo scugnizzo americano in futuro?<br />

«Vedremo, New York o di nuovo Roma. Il suo destino è<br />

legato alle nostre giravolte professionali».<br />

Una cosa è certa: per ora continuerà a godersi la<br />

vita con l’animo di chi non ha mollato, di chi si è<br />

aggrappato alla vita stessa e ce l’ha fatta. Da perfetto<br />

scugnizzo.<br />

Il Leader, uno di noi.

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