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#3DMAGAZINE_n17

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impossibile, se non sapessi che<br />

invece fonda la vita presente, il<br />

mondo dove posiamo i piedi,<br />

dove insiste il nostro amato<br />

tavolo ovale, dove percepiamo<br />

l’esistenza delle cellule umane<br />

qui presenti. Vi ho appena detto<br />

che l’inconscio è eingangig, ma<br />

ora attenzione, vi voglio dire<br />

che l’Inconscio non esiste».<br />

Mormorio, brusio.<br />

Adler, in maniera scomposta,<br />

ruba la parola pur sapendo<br />

quanto il dottor Freud disapprovi<br />

chiunque interrompa<br />

mentre qualcun’altro parla,<br />

anche nel caso questo qualcuno<br />

raccontasse agli astanti<br />

astruse corbellerie, come<br />

quelle che lui, a parere degli<br />

astanti, ha cominciato a raccontare.<br />

«Ma dottor Freud, tutta la<br />

teoria psicoanalitica si basa<br />

sull’assunto di base del principio<br />

di causalità, strettamente<br />

legato al principio dell’esistenza<br />

dell’inconscio!».<br />

«E allora se ne dimentichi<br />

dottor Adler – ribatte Freud<br />

senza troppo scomporsi –<br />

perché se esistesse l’inconscio<br />

dovremmo asserire che<br />

esistono tanti inconsci quante<br />

sono le posizioni di chi osserva<br />

l’inconscio dell’osservato.<br />

Si dovrebbe convenire, con<br />

pensiero genuino, che esistono<br />

fenomeni che variano<br />

a seconda della posizione<br />

dell’osservatore, che i fenomeni<br />

inglobano chi osserva e<br />

che non esistono fenomeni, se<br />

non nel momento in cui vengono<br />

osservati. Così, in questo<br />

modo eingangig, potremmo<br />

dire che esiste l’inconscio,<br />

ma tutto ciò non è altro che<br />

un artificio per manifestare il<br />

mio desiderio di accordarmi<br />

con voi in questo istante. Pertanto<br />

devo svelarvi che tutto<br />

quanto ho detto potrebbe<br />

essere di natura diversa tra<br />

qualche frazione di secondo,<br />

ammesso sempre che esista<br />

una frazione di secondo».<br />

Stekel si avvicina all’orecchio<br />

di Graf e dice: «Ha bevuto!»<br />

il silenzio tombale che è<br />

calato in sala fa percepire ad<br />

alcuni quelle parole mormorate.<br />

È probabile che anche<br />

il dottor Freud abbia udito il<br />

dissenso spiritoso, ma, ciononostante<br />

continua imperterrito.<br />

«Ho ragione di credere<br />

che sotto un certo tempo,<br />

una frazione incalcolabile<br />

di una frazione di secondo,<br />

sotto una certa misura dello<br />

spazio, una frazione infinitesimale<br />

e incalcolabile di una<br />

frazione di un millimetro, le<br />

cose funzionino in un modo<br />

completamente diverso da<br />

quello a cui le scienze conosciute<br />

fino a ora ci hanno<br />

abituato. Sotto questi spazi<br />

si dibattono gli elementi costitutivi;<br />

delle particelle indivisibili,<br />

per quello che riesco<br />

a immaginare. Una specie di<br />

realtà ultima delle cose, che<br />

la nostra mente profonda e<br />

arcana percepisce perché fatta<br />

dello stesso corpo di queste<br />

cose. La mente, la sua realtà<br />

ultima, esiste in un universo<br />

bizzarro, sfuggente e mutevole,<br />

fatto di probabilità più che<br />

di certezze, fatto di relazione<br />

di fenomeni, più che di fenomeni,<br />

di oggetti che appaiono<br />

e scompaiono a seconda<br />

di come e di chi osserva, di<br />

oggetti che si sdoppiano, si<br />

triplicano si clonano infinitamente.<br />

Di cose che mutano e<br />

si trasformano e si ritrasformano,<br />

fino a influenzare il<br />

passato, fino a trasformare il<br />

passato, piuttosto che il futuro.<br />

E anche in questo attimo<br />

presente, presente io non so<br />

cosa voglia dire. Cioè intendo,<br />

ad esempio, che se mia<br />

sorella all’altro capo di Vienna<br />

sta vivendo il suo presente,<br />

il suo presente impiegherà<br />

un tempo per arrivare fino<br />

a me. E a quel punto il suo<br />

presente, visto il tempo che<br />

è intercorso per arrivare dal<br />

Il dottor Bolzmann colava<br />

gocce di acre sudore<br />

dal suo doppio mento fino<br />

al collo della stretta camicia<br />

lei alla mia percezione, non è<br />

più il suo presente ma il mio.<br />

Perciò, dotti amici, guardiamoci<br />

intorno, guardiamoci<br />

dentro: dove è finito il presente?<br />

Non abbiate paura mie<br />

cari colleghi. Non tremate.<br />

Non lasciate che l’angoscia<br />

vi renda prigionieri della ragione<br />

e della ripetizione. Non<br />

c’è nulla di strano nel pensare<br />

che non esiste al mondo<br />

né spazio lineare né tempo<br />

ordinato. La nostra mente,<br />

il nostro mondo inconscio,<br />

se vi siete affezionati al mio<br />

vecchio modo di parlare…».<br />

«quale vecchio, me lo ha<br />

descritto appena ieri dottore»<br />

ribatte una voce incerta<br />

dalla sala, procurando il riso<br />

imbarazzato del tavolo ovale.<br />

«Hahahahahahaha – rispose<br />

la sonora risata del dottor<br />

Freud, tanto sonora da risultare<br />

costruita come quella di<br />

Caruso in “Ridi pagliaccio” di<br />

Leoncavallo – ma noi, cari colleghi,<br />

avevamo capito già tutto<br />

questo. Lo avevamo capito fin<br />

dall’antichità remota, quando<br />

ascoltavamo gli oracoli o i saggi<br />

o i pazzi parlare, quei pazzi<br />

che oggi chiamiamo malati e<br />

cerchiamo di curare, anche se<br />

loro non ce lo hanno chiesto.<br />

Quei pazzi che ora incateniamo,<br />

ma che prima ascoltavamo<br />

attentamente, bramando una<br />

spiegazione all’angoscia della<br />

nascita, della vecchiaia, della<br />

malattia e della morte. Quei<br />

pazzi che siamo noi, proprio<br />

noi, spogliati dei nostri panciotti,<br />

dei nostri ragionamenti<br />

troppo finiti, noi ignari pinguini<br />

sulla punta dell’iceberg. Ed<br />

ora beviamo. Inga versi Marsala<br />

copioso per tutti – Freud<br />

alza il bicchiere con la sinistra<br />

e urla – Ai nuovi principi su<br />

cui basare la comprensione<br />

della mente! Alla Granularità,<br />

all’Indeterminatezza, alla Relazione.<br />

E dopo bevuto ruttiamo<br />

insieme, così saremo più aperti<br />

ad accogliere le successive<br />

spiegazioni».<br />

«Dunque – continua in un<br />

silenzio come quello del cimi-<br />

78<br />

#3D MAGAZINE

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