Mi DI EMMA DI LORENZO metto a #3DSPECIALENUDISMO vestendomi La storia di Francesco De Gennaro di libertà #3D MAGAZINE
Il punto focale è il rispetto per sé, per gli altri e per il mondo circostante. Noi non ci spogliamo,ci mettiamo a nudo o iniziato per caso, sulla «Hspiaggia 300 gradini di Gaeta. È lì che, per la prima volta, ho visto delle persone nude sul bagnasciuga e, da adolescente qual ero, non nascondo di essermi lasciato andare ai sorrisini del caso» racconta Francesco De Gennaro, Presidente dell’Unione Naturisti Campania (Uni Campania). «Ho scoperto solo dopo che questa libertà mi piaceva. Sono tornato in spiaggia, con alcuni amici. Mi hanno preso in giro, ma non sono riusciti a fermarmi». Per i naturisti, la spiaggia si trasforma in uno spazio franco, in cui non importa l’aspetto fisico o le preferenze sessuali: «È un mondo meraviglioso dove tutti possono stare bene. Il problema sono alcuni esterni, “maniaci” o buontemponi. Qualche volta anche le forze dell’ordine ci ostacolano. Sono stato portato in Questura già da ragazzo, ma non ho denunce a carico, perché il nudo dei naturisti non è pornografico, ma di natura filosofica. Loro in realtà cercavano di farmi cambiare idea, perché ero giovane e volevano spronarmi a “non rovinarmi la vita”». Con il tempo, la consapevolezza di Francesco è aumentata. «Crescendo, ho studiato i diritti dei naturista e sono diventato un punto di riferimento per gli altri in spiaggia e per la stampa. Come gruppo, abbiamo istituito un comitato per la difesa, diventando tutori del naturismo, ma anche dello spazio che frequentiamo, per ciò che concerne la parte ambientale». La “gente” fa tante domande. «Mi dicono spesso: – ma come fai a stare in spiaggia con tutte quelle donne nude? – Per un naturista non c’entra l’aspetto fisico, l’attrazione viaggia su altri piani. – E non ti vergogni di portare con te i tuoi nipotini? – C’è chi immagina le pratiche sessuali più turpi dietro al naturismo. C’è poca informazione, perché tutte le iniziative sono chiuse: dovremmo avere più rapporti con il mondo tessile (quello che indossa il costume). Il punto focale è il rispetto per sé, per gli altri e per il mondo circostante. Noi non ci spogliamo, ci mettiamo a nudo. Il naturista si apre al mondo, chi si approccia a questa pratica ha fatto un gran lavoro, una destrutturazione della persona. La nostra società, piena di preconcetti, ci chiude al mondo. Il naturista cerca il confronto, come i bambini che, forti della loro libertà, fanno tante domande». Una scelta semplice che si scontra con difficoltà di natura politica e sociale. «Il naturista subisce una triplice violenza: ha bisogno di spiagge adibite, in Italia sono pochissime. Un problema esistente soprattutto nel nostro paese, in altri si può praticare ovunque ed è vietato solo in alcuni luoghi. Una differenza sostanziale. “Non vogliamo i tessili sulle spiagge naturiste” è una provocazione necessaria. In realtà accogliamo la diversità. La chiave di tutto è sempre il rispetto». Tra naturisti e non, le dinamiche di coppia non cambiano. «Non è mai stato realmente un problema, le mie compagne si sono sentite protette. Appena si toglie in costume, l’imbarazzo c’è, ma il naturismo è una grande famiglia, riporta alla primordialità e fa star bene». Una testimonianza, quella di Francesco De Gennaro, che rappresenta anche i circa 500mila naturisti in Italia e i 20 milioni in Europa. Un potenziale enorme per l’indotto economico di un paese. «Per il futuro, mi auguro un’apertura maggiore da parte del mio paese e delle sue istituzioni». E conclude: «cosa faccio nella vita? L’artigiano. Cosa soddisfa la mia mente? Il teatro. Cosa vuol dire per me libertà? Il naturismo». #3D MAGAZINE