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Il successo è qualcosa da inseguire.<br />
Forse abbiamo fatto la differenza perché abbiamo creduto in quello che facevamo<br />
Letizia. Dimora storica della famiglia Fendi, progettata<br />
un secolo fa sul Lungotevere delle Armi di Roma, e<br />
restaurata da cima a fondo da Anna che l’ha trasformata<br />
in un Hotel di Charme che accoglie al suo interno anche<br />
il prestigioso Ristorante Enoteca La Torre.<br />
Aggiungerei che Anna è anche una donna che non<br />
finisce mai di stupire. Da qualche anno seleziona una<br />
linea di vini firmata AFV (Anna Fendi Vini) «Il vino e<br />
la moda hanno molti punti in comune. Mio compagno<br />
di vita ha una grande passione per il vino e insieme<br />
abbiamo creato un’etichetta con una particolare<br />
attenzione alla salute. Stiamo per esportarla anche in<br />
Cina e negli Usa».<br />
La storia Fendi si racconta cominciando da mamma<br />
Adelaide. Una donna dalla grande personalità «dopo<br />
la scomparsa di mio padre è stata mia madre a farci<br />
appassionare a qualcosa che non ci entusiasmava.<br />
Avevamo delle boutique, certo di prestigio, ma pur<br />
sempre negozi. Lei ci diceva siete come le dita di una<br />
stessa mano: tutte diverse ma unite e complementari».<br />
Nella famiglia Fendi le buone abitudini sono dure a<br />
morire. Anche la terza generazione dell’impero doppia<br />
effe ha un volto femminile. «Mia figlia Maria Silvia,<br />
dopo la fusione con LVMH, ha preso le redini del<br />
reparto creativo. Sono stati loro a sceglierla ed io ne<br />
sono molto orgogliosa perché ricopre egregiamente un<br />
ruolo di grande responsabilità. Poi c’è Maria Teresa<br />
che sostiene l’arte, il cinema e i beni culturali del<br />
nostro Paese presiedendo la Fondazione Carla Fendi,<br />
onorando con il suo splendido lavoro il nome di mia<br />
sorella. Ilaria, invece, dopo aver disegnato per tanti<br />
anni accessori per la linea Fendissime, oggi è dedita<br />
all’agricoltura biologica. Ha una fattoria di 1200 capi e<br />
si batte per il rispetto della natura e dell’ambiente».<br />
Ma in questa storia che ha il suono di una favola,<br />
c’è anche un uomo. Un grande uomo che ha fatto la<br />
differenza: Karl Lagerfeld con il quale negli anni 70<br />
cominciò una collaborazione mai terminata. «È stato<br />
un incontro folgorante, lui ha una cosa che nessuno ha:<br />
sa unire creatività e razionalità ed è questo che lo rende<br />
unico. Abbiamo sempre appoggiato i suoi desideri<br />
e lui è stato la nostra grande opportunità. È stata la<br />
scelta migliore mai fatta». Grazie a Lagerfeld, infatti, il<br />
successo di Fendi negli anni 70 diventa internazionale e<br />
il logo “doppia effe” si impone nel fashion system.<br />
In qualità di responsabile dell’ufficio stile e<br />
progettazione, il lavoro di Anna è stato sempre quello<br />
di ricerca e sperimentazione dei materiali. Ma anche<br />
di intuito, coraggio e grande umiltà. La svolta arriva<br />
quando insieme a Carla decide di andare a New York<br />
e conquistare l’America. «Ricordo quei giorni come<br />
se fossero ieri. Individuammo due boutique adatti<br />
alla nostra collezione: Goodman e Bendel. La paura<br />
era tanta. Dissi a Carla che se non ci avessero scelto<br />
significava che avevamo sbagliato qualcosa. E invece<br />
non solo ci scelsero ma entrammo dalla porta d’oro.<br />
Goodman fece qualcosa che non aveva mai fatto prima:<br />
ci dedicò una boutique con la porta su strada per gli<br />
accessori, accanto a Van Cliffe, e un piano solo per la<br />
pellicceria. Il successo è qualcosa da inseguire. Forse<br />
abbiamo fatto la differenza perché abbiamo creduto in<br />
quello che facevamo».<br />
La ricchezza più grande di questa donna sta nel suo<br />
vivere il presente solo con lo sguardo al futuro. La perla<br />
che mi sussurra all’orecchio è la sua idea di moda «la<br />
difficoltà di questo mestiere è che devi sempre pensare<br />
a cosa verrà dopo. Quello che funziona oggi è già<br />
vecchio».<br />
Lascio Anna Fendi a malincuore. La ascolterei per ore.<br />
La vedo allontanarsi verso il sole cocente di Napoli<br />
per partecipare alla presentazione della sfogliatella più<br />
grande del mondo. Cosa dirvi. Quando penso che stia<br />
andando via, si gira, torna indietro e mi sorride «non ti<br />
avevo salutato per bene, ciao Manuela chiamami Anna,<br />
sono uguale a te».<br />
A presto, Anna. #<br />
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#3D MAGAZINE