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DI MANUELA GIULIANO<br />
Non servono presentazioni<br />
Bastano solo un nome e un cognome<br />
Anna Fendi<br />
Napoli. Piazza Garibaldi. Prima giornata di caldo<br />
torrido di inizio estate. Arrivo all’Hotel Terminus<br />
per incontrarla. Lei. Regina e icona della moda italiana<br />
nel mondo. La faccia pulita del nostro Paese, di chi con<br />
sacrificio e competenza ha realizzato un impero tutto al<br />
femminile.<br />
Non ha bisogno di presentazioni.<br />
Di fronte a me, su un divanetto appartato nella hall<br />
dell’albergo, c’è Anna Fendi. Una tisana per lei, un<br />
caffè (che non riesco a bere dall’emozione) per me.<br />
Nel 2018 si parla ancora di stereotipi di genere.<br />
Basterebbe ricordare la storia di 5 sorelle di cognome<br />
Fendi, capitanate da una madre determinata, che negli<br />
anni 50 hanno trasformato delle boutique di accessori<br />
in pelle e guarnizioni in pelliccia nel centro di Roma, in<br />
un impero nel mondo.<br />
Anna Fendi non solo è Signora con la S maiuscola<br />
perché insieme alle sorelle, Alda, Carla, Franca e Paola,<br />
ha fondato uno dei marchi italiani di lusso più famosi<br />
nel mondo, ma lo è soprattutto per la bellezza del suo<br />
animo, del suo garbo, del rispetto verso chiunque le sia<br />
davanti.<br />
La prima cosa di cui parliamo è Napoli. La città che fa<br />
da sfondo al nostro incontro. Mi sbigottisce la luce che<br />
ha negli occhi mentre la definisce «la più simpatica,<br />
gradevole e bella città del mondo». Scopro che, non<br />
solo il suo compagno di vita è napoletano, ma nelle sue<br />
vene scorre sangue partenopeo grazie al nonno paterno<br />
e mi confida con, orgoglio, che è una grande tifosa del<br />
Napoli. «Ho viaggiato tantissimo ma solo qui i tassisti<br />
scendono ancora dall’auto per aprirmi lo sportello.<br />
I napoletani sanno che cosa sia l’accoglienza. È un<br />
popolo di estrema dignità che nei momenti più difficili,<br />
grazie alla creatività e all’inventiva, è riuscito sempre<br />
a riemergere. Non si può non amare questo posto. Poi<br />
golosa come sono, non rinuncerei ai dolci napoletani. I<br />
miei preferiti sono Babà e Pastiera. Se dovessi firmare<br />
una sfogliatella me la immaginerei come una pizza<br />
napoletana con basilico pomodoro e mozzarella».<br />
In famiglia la chiamano “la malata del mattone”, perché<br />
costruire e restaurare case ed interni sono la sua grande<br />
passione. Un esempio per tutti è il capolavoro di Villa<br />
#3D MAGAZINE<br />
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