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#3DMAGAZINE_n17

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DI MANUELA GIULIANO<br />

Non servono presentazioni<br />

Bastano solo un nome e un cognome<br />

Anna Fendi<br />

Napoli. Piazza Garibaldi. Prima giornata di caldo<br />

torrido di inizio estate. Arrivo all’Hotel Terminus<br />

per incontrarla. Lei. Regina e icona della moda italiana<br />

nel mondo. La faccia pulita del nostro Paese, di chi con<br />

sacrificio e competenza ha realizzato un impero tutto al<br />

femminile.<br />

Non ha bisogno di presentazioni.<br />

Di fronte a me, su un divanetto appartato nella hall<br />

dell’albergo, c’è Anna Fendi. Una tisana per lei, un<br />

caffè (che non riesco a bere dall’emozione) per me.<br />

Nel 2018 si parla ancora di stereotipi di genere.<br />

Basterebbe ricordare la storia di 5 sorelle di cognome<br />

Fendi, capitanate da una madre determinata, che negli<br />

anni 50 hanno trasformato delle boutique di accessori<br />

in pelle e guarnizioni in pelliccia nel centro di Roma, in<br />

un impero nel mondo.<br />

Anna Fendi non solo è Signora con la S maiuscola<br />

perché insieme alle sorelle, Alda, Carla, Franca e Paola,<br />

ha fondato uno dei marchi italiani di lusso più famosi<br />

nel mondo, ma lo è soprattutto per la bellezza del suo<br />

animo, del suo garbo, del rispetto verso chiunque le sia<br />

davanti.<br />

La prima cosa di cui parliamo è Napoli. La città che fa<br />

da sfondo al nostro incontro. Mi sbigottisce la luce che<br />

ha negli occhi mentre la definisce «la più simpatica,<br />

gradevole e bella città del mondo». Scopro che, non<br />

solo il suo compagno di vita è napoletano, ma nelle sue<br />

vene scorre sangue partenopeo grazie al nonno paterno<br />

e mi confida con, orgoglio, che è una grande tifosa del<br />

Napoli. «Ho viaggiato tantissimo ma solo qui i tassisti<br />

scendono ancora dall’auto per aprirmi lo sportello.<br />

I napoletani sanno che cosa sia l’accoglienza. È un<br />

popolo di estrema dignità che nei momenti più difficili,<br />

grazie alla creatività e all’inventiva, è riuscito sempre<br />

a riemergere. Non si può non amare questo posto. Poi<br />

golosa come sono, non rinuncerei ai dolci napoletani. I<br />

miei preferiti sono Babà e Pastiera. Se dovessi firmare<br />

una sfogliatella me la immaginerei come una pizza<br />

napoletana con basilico pomodoro e mozzarella».<br />

In famiglia la chiamano “la malata del mattone”, perché<br />

costruire e restaurare case ed interni sono la sua grande<br />

passione. Un esempio per tutti è il capolavoro di Villa<br />

#3D MAGAZINE<br />

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