Kunstbulletin Dezember 2023

Una vasta selezione della collezione della Graphische Sammlung
ETH Zürich è esposta al MASI Lugano con il titolo ‹Da Albrecht
Dürer a Andy Warhol›. Immergendo il pubblico in un viaggio attraverso
i secoli, la mostra interroga sulle connessioni tra le opere
esposte e le attività del politecnico di Zurigo. Frank Maggioni
Sarà familiare a tutti il racconto sulla macchina del tempo scritta da H.G. Wells nel
1895 e le sue diverse varianti raccontate su ogni tipo di supporto artistico. La Graphische
Sammlung ETH Zürich, fondata nel 1867, sembra aver preceduto il racconto di
fantascienza di un paio di decadi. Prevista inizialmente come una selezione di opere
per lo studio e l’insegnamento legati alle discipline del politecnico, negli anni la collezione
si è arricchita e presenta oggi una vera e propria veduta d’insieme tra stili,
correnti e sperimentazioni artistiche.
L’esposizione inizia con opere del XV secolo dedicate al sacro.I curatori dell’esposizione
hanno selezionato opere che evidenziano il grottesco, un triviale che rende
uomini e santi figure in carne ed ossa. La visita di articola su diverse sale, permettendoci
di scoprire un favoloso rinoceronte di Albrecht Dürer fino ad un piccolo autoritratto
di Rembrandt. Si arriva al contemporaneo non prima di esserci fermati in
un’atmosfera dell’Ottocento e della «belle époque»: passiamo da Parigi a Vienna, da
Toulouse-Lautrec a Egon Schiele, e ci rendiamo conto di come ogni epoca abbia avuto
le sue preoccupazioni, ma anche le sue ossessioni. Infatti, si abbandonano i corpi celesti
per ritrovare corpi immersi nell’urbano, figure marginali, esistenze di ogni tipo,
come le opere di Edvard Munch che ci immergono nella fragilità dell’essere umano.
Nell’ultima parte della mostra, dedicata alla seconda metà del ventesimo secolo,
è l’oggetto ad essere al centro delle riflessioni artistiche, rappresentato come un
feticcio sacro, come lo mostrano le serigrafie delle ormai celebri lattine della Campbell
Soup di Andy Warhol. Catturano l’attenzione delle serigrafie di Silvie Fleury con
diversi modelli di pistole laser molto probabilmente riprese da film di fantascienza
di serie B. Sotto il loro aspetto laccato e glamour intuiamo un rimando alla collezione
stessa e all’istituzione che l’ha costituita. Infatti, non è scontato che un luogo conosciuto
per la sua serietà, il rigore delle sue ricerche e la creazione di nuove tecnologie
come il politecnico di Zurigo, includa anche l’arte nella riflessione scientifica.
L’esposizione dimostra che non c’è un’opposizione tra il pensiero razionale e il
pensiero artistico: non sono due mondi che avanzano separatamente, ma si trovano
invece sullo stesso binario e forse addirittura nello stesso vagone. Al politecnico non
saranno ancora riusciti a costruire una macchina del tempo, ma indubbiamente con
la loro collezione di opere grafiche non hanno mancato di comporre una meccanica di
precisione capace di farci viaggiare attraverso numerose epoche artistiche.
Frank Maggioni, critico d’arte, scrittore e investigatore culturale, vive a Bienne. maggionifrank@gmail.com
→ ‹Da Albrecht Dürer a Andy Warhol – Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zürich›, MASI
Lugano, fino al 7.1. ↗ masilugano.ch
FOKUS // GRAPHISCHE SAMMLUNG ETH ZÜRICH
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