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Linea Guida - Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio

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iori <strong>di</strong> EBPM (cioè >3400 U/<strong>di</strong>e ) (ACCP 1A). In alternativa si può considerare<br />

l’uso <strong>di</strong> sola CPI, protratta sino alla <strong>di</strong>missione (ACCP 1A), oppure<br />

una combinazione <strong>di</strong> ENF o EBPM più profilassi meccanica (ACCP 1C).<br />

Per le pazienti sottoposte a procedure ginecologiche maggiori si suggerisce<br />

che la profilassi sia continuata fino alla <strong>di</strong>missione (ACCP 1C). Per le<br />

pazienti a rischio particolarmente elevato, ad esempio sottoposte ad intervento<br />

<strong>di</strong> chirurgia oncologica ed età superiore ai 60 anni con pregressa<br />

TEV, si suggerisce <strong>di</strong> proseguire la profilassi per 2-4 settimane dopo la<br />

<strong>di</strong>missione (ACCP 2C). Tutti i pazienti oncologici dovrebbero proseguire la<br />

profilassi per 2-4 settimane dopo la <strong>di</strong>missione (GdL 1C).<br />

5.3. Chirurgia urologica<br />

CHIRURGIA GENERALE, GINECOLOGICA E UROLOGICA<br />

La TEV è una delle complicanze più importanti degli interventi chirurgici<br />

maggiori in urologia (Brenner 1989; Geerts 2001; Shekarriz 2001).<br />

Tuttavia la maggior parte dei dati epidemiologici proviene da stu<strong>di</strong> degli<br />

anni Novanta. I successivi aggiornamenti delle tecniche chirurgiche, la<br />

mobilizzazione precoce routinaria e la <strong>di</strong>ffusione <strong>della</strong> profilassi sono<br />

associati ad una riduzione <strong>della</strong> prevalenza <strong>di</strong> TEV (Zincke 1994; Heinzer<br />

1998). Una percentuale tra l’1 e il 5% dei pazienti sottoposti ad interventi<br />

urologici maggiori riporta una TEV, e l’EP è considerata la più frequente<br />

causa <strong>di</strong> mortalità post-operatoria con un rischio <strong>di</strong> 1 su 500 (Rossignol<br />

1991; Zincke 1994; Donat 2002; White 2003).<br />

Inoltre, i pazienti sottoposti a chirurgia urologica maggiore hanno spesso<br />

una molteplicità <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> rischio dovuta all’età avanzata, alla presenza<br />

<strong>di</strong> malattie neoplastiche, alle posizioni assunte durante l’intervento e alla<br />

chirurgia pelvica con o senza <strong>di</strong>ssezione dei linfono<strong>di</strong>.<br />

Altri fattori <strong>di</strong> rischio per TEV possono essere rappresentati dall’uso <strong>della</strong><br />

chirurgia a cielo aperto rispetto all’approccio transuretrale e dalla durata<br />

<strong>della</strong> procedura (Geerts 2004).<br />

La maggior parte delle conoscenze sulla profilassi <strong>della</strong> TEV proviene da<br />

stu<strong>di</strong> su pazienti sottoposti a prostatectomia, ma anche altre procedure<br />

urologiche – come la chirurgia ed il trapianto del rene, la cistectomia ra<strong>di</strong>cale<br />

e la ricostruzione uretrale – sono associate a rischio <strong>di</strong> trombosi e<br />

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