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MEDICINA NUCLEARE - Crosetto Foundation

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Riflessioni e testimonianza di un ex malato di cancro<br />

Roberto dall’Olio<br />

Sintesi di una relazione tenuta al convegno: "I recenti progressi nella diagnostica PET-TC e nelle<br />

terapie molecolari”, Bolzano, 15 maggio 2009 diagnostica PET-TC e nelle terapie molecolari<br />

In primo luogo l’importanza e il significato di essere qui come testimone. Un’occasione per portare<br />

speranza e umiltà di rivivere il proprio dolore. Sapendo con estremo tatto che altri stanno soffrendo, che<br />

altri ancora, compagni di strada non ce l’hanno fatta. Dunque una condizione difficile quella del<br />

testimone. Il testimone corre un rischio durissimo, molto più intenso e drammatico del narratore : il<br />

mancato ascolto. Come scrisse il filosofo Derrida : >. Un pensiero centrato, vero soprattutto<br />

riguardo a persecuzioni o a sofferenze inflitte da uomini ad altri uomini. Ma è anche vero per chi esce da<br />

una diagnosi e da una lotta contro il cancro.<br />

Il cancro per una persona non specializzata in Medicina quale sono io è una malattia senza volto. Sembra<br />

un fulmine degli dei che colpisce secondo casualità. Infatti ci si chiede perché proprio a me? Perché?<br />

Nessuna risposta a meno che non vi siano fattori oggettivi particolarmente evidenti e oncogeni. Il cancro è<br />

una malattia che rivolge il corpo contro se stesso, è , come ha scritto Susan Sontag, una metafora del<br />

mondo che divora se stesso. Il cancro è stato ani addietro, ma lo è ancora. soprattutto solitudine e silenzio,<br />

due pericolosi amici del cancro. Perché lo fanno galoppare nel tetro mondo chiuso del nostro essere<br />

depresso.<br />

Se ne deve parlare. Uscire dalla solitudine e dal silenzio è fondamentale per chi è colpito, ma anche per<br />

chi sta attorno a lui o a lei. I propri CARI soffrono infatti moltissimo, si sentono fuori dal problema e<br />

dentro al problema, si sentono impotenti. Devono essere coinvolti, noi malati paradossalmente dobbiamo<br />

aiutarli ad aiutarci. Il fine di questa relazione è, se possibile, L’ACCETTAZIONE della malattia. Io<br />

ritengo, sulla base solo della mia esperienza, che accettare sia meglio che rifiutare. Intendo ACCETTARE<br />

la diagnosi, ACCETTARE le cure. Questo è il primo reale modo di reagire, certo con rabbia, ma<br />

soprattutto con nonviolenza. Questo intendo per nonviolenza : accettare il cancro per combatterlo. In<br />

primo luogo occorre essere medici di se stessi. Nessuno viene PRIMA di noi nel nostro rapporto con noi<br />

stessi. Ascoltare il proprio CORPO. Senza eccessi, se possibile.<br />

Vorrei ora toccare la relazione medico – paziente. Il rapporto tra medico e noi. In primo luogo : LA<br />

FIDUCIA. Fondamentale. E’ una forma di fede ragionevole, non taumaturgica, né assoluta, ma terrena e<br />

relazionale. Ragionevole non razionale. Credere nel medico è decisivo per poter guarire. Qui occorre<br />

decidere : sapere tutto, in parte o nulla? Ognuno di noi deve sentire se stesso. Io ho sempre creduto al<br />

sapere tutto per poter reagire. Ma nella mia storia c’erano margini di speranza. Io sto parlando sempre di<br />

situazioni di questo tipo perché sono le uniche di cui io ho esperienza diretta. In secondo luogo : VIVERE<br />

E MORIRE. Il cancro obbliga a fare i conti con la morte senza sconti. La morte è possibile, non è lontana,<br />

è qui e ora, viaggia accanto a noi. Non deprimersi, ma provare a vivere COME SE non si avesse il cancro.<br />

L’angoscia può portare ad un inconscio DETERMINISMO del tipo : IO NON CE LA FACCIO. Vivere<br />

COME SE : concedersi molto, gioie, piaceri della natura, dell’arte. Se possibile. Parlare della malattia,<br />

non avere paura di parlarne.<br />

La malattia NON E’ UNA COLPA. Essa accade come tutte le cose del mondo, negative o positive,<br />

accadono appunto oltre le nostre possibilità. Noi dobbiamo allora concentrarci su ciò che è nelle nostre<br />

possibilità e del resto abbandonarci all’imponderabile che ha nomi diversi a seconda di come si vede il<br />

mondo. Ma la nostra guarigione dipende molto dalla nostra reazione. Siamo noi i primi a VOLER<br />

GUARIRE. Ad incamminarci verso la guarigione. Purtroppo sappiamo che molti altri sono colpiti da<br />

questo fulmine della sorte. Confrontiamoci, perché su ciò di cui si può parlare non si deve tacere.<br />

AIMN - Notiziario elettronico di Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare, Anno V, n 2, 2009 pag. 5/85

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