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qdpd n 7.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

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Naufragi di umanità nell’arcipelago Gulag QdPD 1 (2011)<br />

più pesanti ed essere assegnati ad altre attività meno faticose, salvo poi vedersi<br />

improvvisamente ritirare tali privilegi. Le infrazioni ritenute più gravi comportavano<br />

sanzioni pesantissime. All’interno della chiesa situata sul Monte Sekira<br />

funzionava un vero tribunale politico, che poteva decidere, ad esempio, un prolungamento<br />

della pena detentiva oppure la fucilazione del detenuto.<br />

Lettura di una testimonianza di D.S.Lichacev: «La vita alle Solovki era tanto<br />

assurda da non parere vera. Qui tutto si confonde come in un incubo terribile,<br />

si cantava in una delle canzoni del lager».<br />

Lo sviluppo del sistema concentrazionario: Il durissimo scontro sociale nelle<br />

campagne russe, all’inizio degli anni Trenta, fece aumentare in modo esponenziale<br />

il numero dei detenuti e quindi dei campi. Nel 1930, per gestire una struttura<br />

che si faceva sempre più ramificata e complessa, fu istituito un nuovo ente,<br />

la Direzione centrale dei lager (Glavnoe Upravlenie Lagerej, abbreviato in<br />

GULag). In concomitanza con la svolta impressa da Stalin all’economia sovietica,<br />

si decise di impiegare la manodopera dei campi per fini produttivi. Spesso il<br />

gulag assunse il ruolo di un imprenditore che si impegna a esaudire le commesse<br />

affidategli dai diversi enti, come i Commissariati del popolo per le Comunicazioni,<br />

gli Affari militari, le Foreste, l’Industria. In base ad appositi contratti, eseguiva<br />

tutte le opere previste dal piano nazionale e diversi lavori pubblici:<br />

costruzione di strade ferrate e fortificazioni, sfruttamento delle miniere e taglio<br />

delle foreste. Il gulag ebbe una funzione notevole anche nella russificazione e<br />

nella sovietizzazione del paese, poiché fu messo in atto un massiccio programma<br />

di mescolanza di etnie. In ogni campo, fin dall’ingresso del prigioniero, una commissione<br />

stabiliva in quale classe di attitudine al lavoro dovesse essere inserito.<br />

I detenuti venivano suddivisi in brigate di 20-40. A capo di ognuna c’era un brigadiere<br />

coadiuvato da un desjatnik (caporale), che calcolava la percentuale di<br />

lavoro obbligatorio effettuato. Ogni brigata lavorava sotto la sorveglianza di un<br />

soldato armato, che aveva diritto di vita o morte sui prigionieri. La durata della<br />

giornata lavorativa, variabile secondo i campi, si aggirava intorno alle 10-12 ore.<br />

Per costringere al lavoro, venne anche introdotto il sistema delle razioni differenziate,<br />

ovvero una correlazione tra mole di lavoro effettivamente svolta nell’arco<br />

di una giornata e quantità di pane ricevuta. In proposito, i vecchi detenuti<br />

avevano imparato a loro spese una massima di saggezza concentrazionaria:<br />

«Non ti ammazza la razione piccola, ma quella grande!».<br />

Lettura di una testimonianza di O. Adamova-Sliozberg.<br />

Lettura di una testimonianza di V. Šalamov: ritenuto il narratore più lucido del<br />

dramma che si consumò nei campi della regione della Kolyma. Nei suoi racconti,<br />

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