qdpd n 7.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode
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Pavel Florenskij e la poesia simbolista russa QdPD 1 (2011)<br />
mente sensibilizzato gli autori al valore polisemico ed evocativo della parola. Nel<br />
dibattito del 1909, che individua nella teurgia e nel rapporto vita-arte l’essenza<br />
del simbolismo, Ivanov definisce la poesia simbolista un ritorno alla lingua degli<br />
dei, la lingua di un’epoca in cui la comunicazione era spontanea e magica. La<br />
crisi dell’individualismo si supera, a detta di Ivanov, grazie all’arte teurgica che<br />
segna il passaggio dal simbolismo designatore a uno trasfiguratore di ispirazione<br />
dionisiaca, di influenza wagneriana e nietzschiana, che aspira al recupero dell’integrità<br />
umana. In questo senso le corrispondenze baudelaireiane sono una<br />
tappa, una forma di simbolismo idealista che tende al simbolismo realista.<br />
La parola ha un potere magico: essa non comunica per via logico-razionale,<br />
non è il segno di qualcosa, ma ergon ed enérgheia ad un tempo, sintesi di realtà<br />
fenomenica e noumenica. Questa istanza antipositivista era stata già enunciata<br />
da Mallarmé nel 1886:<br />
La poesia, tramite il linguaggio umano ricondotto al suo ritmo essenziale, è l’espressione<br />
del senso misterioso degli aspetti dell’esistenza: essa dota dunque d’autenticità il<br />
nostro soggiorno e costituisce l’unica incombenza spirituale.<br />
Ivanov individua nella poesia la via per recuperare il linguaggio naturale primitivo<br />
in cui le parole sono come le pietre giustapposte nelle mura ciclopiche.<br />
La grammatica ha sancito il depauperamento espressivo della parola che da sinolo<br />
di materia e forma è stata ridotta a contenitore vuoto. Questa perdita di<br />
senso è stata compensata dalla grammatica che ha introdotto la copula per ricostituire<br />
artificialmente il legame morfo-sintattico tra le parole. Si perde quindi<br />
la valenza magico-musicale del sandhi prosodico che, ignorando la divisione tra<br />
le parole, considera i versi come un’unica coesa sequenza ritmico-sintattica. Sembra<br />
quasi di risentire le parole di Gorgia nell’Encomio di Elena sul potere magico<br />
della parola, la cui efficacia persuasiva è legata proprio alla sua valenza fonica,<br />
tant’è che Gorgia si preoccupa di riprodurla attraverso le figure retoriche (figure<br />
gorgiane) anche nella prosa che chiama non a caso discorso senza metro.<br />
Anche il legame tra la sequenza dei fonemi nella parola e il loro rapporto con<br />
il significato trova un illustre precedente classico nelle paretimologie del Cratilo<br />
di Platone e non è un caso che Leroi abbia persino parlato di cinestesia articolatoria,<br />
cioè di coincidenza tra articolazione del suono e significato della parola.<br />
La via magica diventa, dunque, anche per i simbolisti il modo per recuperare<br />
l’essenza vera della realtà, il modo per passare a realibus ad realiora.<br />
La riflessione filosofica sul linguaggio si fa poesia e la poesia filosofia del linguaggio<br />
infrangendo i confini tra creazione artistica e consapevolezza estetica.<br />
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