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qdpd n 7.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

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scolastica Remo L. Guidi<br />

per infiltrazioni di germi, non certo patogeni, ma comunque in grado di riacutizzare<br />

sopiti disturbi negli alunni più cagionevoli. Penserei al credito concesso<br />

a qualche interpretazione piuttosto insolita (vedi, ad esempio, il modo come<br />

Erich Auerbach intende Paradiso, XI, 60 e p. 670); anche le letture critiche a fine<br />

canto, sempre molto ben calibrate, a volte potrebbero risultare fruibili solo da<br />

elementi molto bravi: penserei a quelle di E. Bigi (per Purgatorio, I) e M. Marti<br />

(per Paradiso, XI). Si rileverebbe, inoltre, una certa asimmetria nei canti gemelli<br />

del Paradiso (XI-XII), dove la figura di s. Domenico risulterebbe piuttosto in<br />

ombra, rispetto all’altra di s. Francesco. Ma i cultori del francescanesimo potrebbero<br />

scuotere il capo notando l’accentuazione sulle esperienze disinibite del<br />

santo prima di convertirsi («condusse una vita agiata e dissoluta […], abbandonò<br />

la vita lussuosa e gaudente»), il che va oltre la Legenda maior di Bonaventura, e<br />

scavalca lo stesso Celano; probabilmente farebbero delle riserve pure sul modo<br />

come viene presentato il rapporto del santo con Madonna Povertà (pagina 670),<br />

un po’ troppo fuori quadro se lo si riporta al mirabile Sacrum Commercium beati<br />

Francisci cum domina Paupertate.<br />

Ma questi sono rilievi da spulciasillabe e di chi, armato di lente ad espansione,<br />

vuol pregiarsi (?) di trovare il pelo sull’uovo; la realtà è un’altra: il commento è<br />

impastato di entusiasmo per la scuola e amore per i giovani, in modo diverso<br />

resterebbe difficile capacitarsi delle energie erogate per produrlo, e del senso di<br />

umiltà che lo accompagna. Non si trova di frequente nei manuali scolastici una<br />

dichiarazione come quella qui esibita «nonostante la passione e la competenza<br />

delle persone coinvolte nella realizzazione di quest’opera, è possibile che in essa<br />

siano riscontrabili errori o imprecisioni. Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e<br />

ringraziano coloro che, contribuendo al miglioramento dell’opera stessa, vorranno<br />

segnalarceli al seguente indirizzo […]» (p. 2).<br />

Ma l’alloro con il quale i posteri incoronarono Dante è immarcescibile, e non<br />

saranno le distrazioni dei pur volenterosi commentatori a strappargliene neanche<br />

una foglia; la triade, invece, la quale ha elaborato il libro in questione, ha<br />

fatto l’impossibile (e forse qualcosa in più) per convincere gli alunni che Dante<br />

resta uno dei grandi maestri dell’umanità, contro il quale nemmeno la forza del<br />

tempo, in grado di frantumare «l’estreme sembianze e le reliquie \ della terra e<br />

del ciel», stando al Foscolo, è riuscita a imporre le sue leggi. E questo perché il<br />

Fiorentino è un insostituibile difensore degli uomini liberi, di quanti si battono<br />

in difesa della propria dignità, e di chiunque, fiducioso nella giustizia dei posteri,<br />

non esita a contrastare i poteri forti dell’ingiustizia e della violenza mentre è in<br />

vita. In tal senso la lettura della introduzione Il poema di Dante e la cultura occidentale<br />

(pp. 6-18), firmata da Mattioda, resta una delle pagine più seducenti premesse<br />

al poema negli ultimi decenni.<br />

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