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qdpd n 7.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

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La ‘Divina commedia’: un libro su cui tanto si è detto e tanto resta da scrivere QdPD 1 (2011)<br />

3) L’innovazione nello spiegare Dante non è un optional<br />

Si ha di fronte, dunque, un impegno teso, pur con qualche rischio, a svecchiare<br />

la didattica per attualizzarne i contenuti; i dati, cioè, son qui trasmessi<br />

nell’ essenzialità: le filigrane dalle iridescenze dell’opale care al Momigliano, per<br />

cui l’insigne maestro, smarrendosi negli obliosi percorsi del sogno, produceva<br />

variazioni sulle terzine dantesche iridescenti come il cristallo di rocca, non hanno<br />

esercitato nessun fascino sui curatori di questa Commedia, e non perché non ne<br />

apprezzassero il pregio, ma perché mancano di aggancio con un gli alunni, i<br />

quali si parlano con i messaggini e facebook. Lo stesso dicasi per le esaustive ricostruzioni<br />

storiche del Casini, così dettagliate e così appaganti, ma anche così démodées;<br />

una analoga sobrietà dorica domina le introduzioni ai canti, assai più<br />

essenziali dei moduli cari al Sapegno, o al Reggio affiancatosi al Bosco.<br />

Questi rilievi, comunque, non vogliono essere biasimi (ohibò), per opere sulle<br />

quali innumerevoli ragazzi hanno trovato il cicerone per le visite guidate nell’oltretomba<br />

dell’Alighieri; ribadisco, invece, che se i maestri non possono sconvolgere<br />

i programmi, hanno l’obbligo di inventarsi nuove strategie per renderli<br />

piacevoli, come si fa in altri settori. Forse i cuochi hanno spento i fornelli, perché<br />

in farmacia vendono le pillole con le sostanze degli spaghetti e delle faraone?<br />

Forse i couturiers hanno cessato di escogitare inediti modelli, perché il fisico è rimasto<br />

immutato da secoli? O forse i musici minacciano scioperi perché le note<br />

sono sempre e solo sette?<br />

E allora non si capisce perché debbano negarsi ai maestri capacità innovative<br />

e di metodo, da sempre alla radice di qualsiasi altra professione; se dovunque<br />

la fantasia, la creatività, la sollecitudine e la cura mordace per farsi accogliere, o<br />

segnalarsi, equivalgono a requisiti indispensabili, a fortiori essi debbono essere<br />

pregiudiziali per chiunque ha il privilegio di rivolgersi ai giovani.<br />

È ovvio che il commento richiesto dalla Loescher a Mattioda, e alle due collaboratrici,<br />

non poteva risultare perfetto, ed essi, d’altronde, erano (e sono tutt’ora)<br />

troppo ricchi di senso umoristico per contraddirmi: chiunque pianifica un<br />

libro del genere è chiamato a scegliere, cioè a fare delle rinunce, a volte imbarazzanti;<br />

di conseguenza essi hanno dovuto negarsi altre possibili alternative<br />

oltre quelle accolte. Le soluzioni, comunque, che qui si prospettano risultano rigorosamente<br />

sostenibili con il supporto di un significativo repertorio bibliografico,<br />

ben dissimulato per non mettere a disagio gli studenti, ma gli addetti ai<br />

lavori non esiteranno a individuarlo.<br />

Cionondimeno, ad esser pedanti, si potrebbe muovere da due o tre scelte qui<br />

operate per discuterne con i curatori, ed estendere lo scambio di idee ad altri<br />

aspetti del libro; ma si tratterebbe, in fondo, di un colloquio su questioni di gusto,<br />

non di sostanza. Il commento, infatti, obbedisce a filtri con alta selettività, per<br />

escludere l’ingresso a ipotesi non compatibili con gli orizzonti giovanili. Tuttavia<br />

siccome aliquando bonus dormitat Homerus, qui potrebbero essersi aperti varchi<br />

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