qdpd n 7.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode
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Pedagogia e Didattica Andrea Testa<br />
poi la poesia è sempre stata religiosa, anche contro le sue intenzioni. “Oggi il<br />
poeta sa e risolutamente afferma che la poesia è testimonianza d’Iddio, anche quando è<br />
una bestemmia. Oggi il poeta è tornato a sapere, ad avere gli occhi per vedere e, deliberatamente,<br />
vede e vuole vedere l’invisibile nel visibile” 2 . La citazione è illuminante.<br />
Segue la presentazione della raccolta L’Allegria e la lettura di Fratelli, inserita<br />
nella sezione del Porto sepolto. Il verso è libero, il titolo parte integrante del componimento,<br />
figurano versi costituiti da una sola parola (l’ultimo, ad esempio,<br />
verso e strofa al contempo), le strofe sono brevissime, le frasi nominali, la punteggiatura<br />
pressoché assente, gli enjambements numerosi. Il luogo e la data (Mariano<br />
il 15 luglio 1916) rivelano che il contesto è quello del fronte durante il primo<br />
conflitto mondiale. È notte e si incontrano due contingenti di soldati. Fratelli (v.<br />
2) è la parola tremante (v. 3). I ragazzi apprenderanno il processo di scarnificazione<br />
del verso, la nudità della parola tramite il confronto con una precedente<br />
stesura. Fratelli è anche una parola fragile e tenera nella notte come una fogliolina<br />
appena germogliata (v. 5). Nell’atmosfera tesa della guerra, nell’aria sofferente<br />
(v. 6 spasimante, quasi partecipe anch’essa della condizione umana) l’uomo involontariamente<br />
si ribella alla logica della contrapposizione, riconoscendo nell’altro<br />
il proprio fratello, unito a lui dallo stesso stato di vita 3 . È palese la<br />
circolarità della lirica, in un abbraccio fraterno di chiara ispirazione evangelica.<br />
I fiumi è una lirica lunga e narrativa, a differenza delle altre coeve, ma presenta<br />
le stesse caratteristiche formali, in termini di frequenza di enjambements e<br />
assenza di punteggiatura, tipiche dell’Allegria. Il poeta e la sua poesia prendono<br />
chiara coscienza di sé passando in rassegna i fiumi che hanno segnato un’esistenza.<br />
Di notte, sul margine di una dolina, nell’altopiano carsico, il 16 agosto<br />
1916 Ungaretti ricorda di essersi immerso nelle acque dell’Isonzo e di essersi lasciato<br />
levigare come un sasso (vv. 14-15) da esse. Poi si è rialzato e ha camminato<br />
sul greto scivoloso, mantenendo l’equilibrio come un acrobata, ha preso un<br />
bagno di sole e si è sentito con leggerezza una particella del creato, in piena armonia<br />
con esso, provando una rara felicità, accarezzato e attraversato dalle mani<br />
nascoste e misteriose della natura, capaci di filtrare nel suo intimo. Quindi ha<br />
ripercorso le epoche (v. 43) della sua vita, di fiume in fiume, dal Serchio al Nilo,<br />
dalla Senna allo stesso Isonzo. Convinto che l’esperienza poetica consente di<br />
esplorare “un personale continente d’inferno” e che l’atto poetico provoca la percezione<br />
che “solo in poesia si può cercare e trovare libertà” 4 , nei Fiumi l’acqua, tradizionalmente<br />
simbolo della vita, si carica di ulteriori significati. L’immersione ha<br />
un valore rituale, che richiama il battesimo; il lavacro trasforma il fiume in<br />
2 Cfr. n. prec.<br />
3 Cfr. G.Ungaretti, Note – L’Allegria, in Vita d’un uomo, op. cit., pp. 520-521: “Nella mia poesia<br />
non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione umana, della<br />
fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione”.<br />
4 Cfr. G.Ungaretti, Note – L’Allegria, op. cit., pp. 505; 517.<br />
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