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qdpd n 7.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

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Pavel Florenskij e la poesia simbolista russa QdPD 1 (2011)<br />

V. Brjusov e A. Mirapol’skij a Mosca nel marzo del 1894. Più difficile risulta, invece,<br />

riconoscerne l’epilogo: come nel caso del rinascimento italiano, infatti, la<br />

sua massima fioritura (1910) coincide con la percezione forte della crisi, ma la<br />

sua influenza si estende al futurismo e alla “scuola ornamentalista”. Dovremmo<br />

quindi parlare di un ri-orientamento delle sue istanze più che di un loro esaurimento.<br />

Come il decadentismo in Francia, così il simbolismo russo fu dileggiato ai<br />

suoi esordi, ma col tempo affinò la sua sostanza passando da un culto esasperato<br />

dell’individualismo alla “poesia pura” nel segno di reiterati proclami sulla morte<br />

della dell’arte. A questo passaggio, che si consolida intorno al 1910, il simbolismo<br />

russo approda grazie alla rinascita del pensiero religioso avvenuta intorno al<br />

1900: essa gli conferisce il suo utopistico sapore di sintesi totale, dell’essere, della<br />

parola, delle arti, di autore e fruitore. Ne nasce una poesia del lirismo puro con<br />

una vocazione alla polisemia delle immagini e alla fusione tra vita e arte talmente<br />

forti da non spaventare neppure gli ideologi della rivoluzione del 1917, in cui il<br />

simbolismo riconobbe l’espressione più genuina dell’identità russa: la mente sofisticata<br />

e colta dei poeti cercava lo forza rigenerante della barbarie in un rinnovato<br />

slancio di slavofilismo. Sembra quasi di sentir riecheggiare le parole di<br />

Verlaine:<br />

Je suis l’Empire à la fin de la décadence,<br />

Qui regarde passer le grends Barbares blancs<br />

En composant des acrostiches indolents<br />

D’un style d’or où la langueur du soleil dance 1 .<br />

E Verlaine non è l’unico riferimento al decadentismo-simbolismo francese a<br />

cui il simbolismo russo attinge: da Rimbaud esso mutua la volontà di “cambiare<br />

la vita”, da Mallarmé il “libro totale” e li traduce nel recupero dello spirito russo<br />

e nell’ansia della finis temporum, di quella decadenza che Verlaine aveva assimilato<br />

all’esangue civiltà romana del tardo impero. La malinconia di Maeterlinck<br />

e l’estetismo parossistico di Huysmans 2 fanno il resto. Non è un caso che l’arte<br />

divenga l’unica risorsa contro l’individualismo e che in questo senso Schopenhauer<br />

sia proposto come un vero e proprio maestro da Andrei Belyj 3 . Pessimismo<br />

filosofico e ascesi si fondono nella poesia che copre il decennio 1892-1902. In Paludes<br />

Bal’mont raffigura albe morbose su paludi malefiche popolate di spiriti che<br />

diffondono la peste, ma già nel 1898 nella poesia Belladonna propone una più<br />

ariosa e languida vegetalizzazione dell’io:<br />

1 P. Verlaine, Langueur, vv. 1-4, in Jadis, A la maniére de plusieurs, in P. Verlaine, Oeuvres poétiques<br />

complètes, Paris 1962, p. 370.<br />

2 A’ rebours è noto dall’anno della sua pubblicazione, il 1884, ma è tradotto nel 1906.<br />

3 A. Belyi, Il simbolismo come concezione del mondo.<br />

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