Pedagogia e Didattica Andrea Testa portati, mentre l’uomo, insensibile al grido di pietà pietrificato sul volto del fratello, lo dilania, immemore della sua somiglianza con un Dio incarnato. Ma anche il cuore più indurito avverte un’eco di innocenza (pausa nella II strofa). Il poeta ora vede con chiarezza nella notte (vv. 46-47), ossia impara che l’inferno terreno è commisurato al grado di allontanamento folle dell’uomo dalla purezza offerta dalla passione di Cristo (fine II strofa). Il cuore di Gesù è piagato dal cumulo di dolore che l’uomo diffonde sulla terra, ma è anche l’unica origine di un amore fecondo (vv. 52-56). Cristo, sorgente di meditazione rivelatrice (pensoso palpito, vv. 26; 57), luce fatta carne per rischiarare la notte dell’uomo è il fratello quotidianamente crocifisso, che sacrifica se stesso per la rifondazione dell’umanità secondo la sua vera e piena dignità (vv. 57-63). Il <strong>San</strong>to che santifica la sofferenza, il Maestro e il Dio consapevole delle nostre umane debolezze, il liberatore dalla morte e il sostegno dei vivi infelici (vv. 64-67). Il poeta lo invoca con forza, il suo è un pianto universale innalzato a lui con un triplice appellativo liturgico (<strong>San</strong>to, / <strong>San</strong>to, <strong>San</strong>to, vv. 68-69; fine III strofa). Al ritmo della sequenza liturgica rimandano anche le numerose anafore (Ora…Ora…, vv. 2-3; 18; 20; 22; 24; Vedo ora…Vedo ora, vv. 46-47) e l’occorrenza di versi identici (<strong>San</strong>to, <strong>San</strong>to che soffri, vv. 62; 64; 69). Siamo in presenza di un lirismo carico di significati spirituali e simbolici, ma anche intelligibili, nonostante alcune anastrofi e inarcature di verso (vv. 3-6; 13-17; 36-41). Una scheda sui procedimenti stilistici di questo componimento consentirà agli studenti di completare il quadro sinottico esemplificativo delle tre raccolte fin qui realizzato. Conclusioni Risulta di grande evidenza la religiosità cristiana complessa e problematica di Ungaretti. Egli riconosce nell’uomo il proprio fratello e ciò lo spinge ad una naturale solidarietà. Afferma la condizione di figli di Dio per tutti gli uomini e crede nell’opera salvifica di Cristo attraverso il sacrificio della croce. Tuttavia alla chiarezza delle convinzioni di fede si affianca e, talora, si oppone il tormento e l’angoscia per una condizione di dolore apparentemente senza via d’uscita, per un senso di colpa e di peccato che sembra gravare sull’uomo rendendolo irredimibile, per la percezione di una lontananza dell’Eterno dal triste, violento, fratricida, falso e ingannevole mondo umano che ha deturpato la purezza edenica primigenia. L’unica speranza resta Cristo, che da uomo ha condiviso la sofferenza dei suoi fratelli, riscattandola con la propria immolazione. A lui si aggrappa il poeta per sperare in un recupero dell’innocenza, in una rinascita dell’umanità finalmente all’altezza della propria dignità, in un approdo finale all’eternità dell’unione con Dio. Alla poesia spetta il compito di cogliere gli istanti rivelatori dell’intima armonia presente tra il contingente sensibile e il mistero divino, di essere orante e missionaria in un secolo in cui l’uomo, distruggendo la propria identità creaturale, ha smarrito se stesso. 70
“La poesia è testimonianza d’Iddio” QdPD 1 (2011) Bibliografia ANCESCHI L., Le poetiche del Novecento in Italia, Paravia, Torino 1972. DEBENEDETTI G., Ungaretti, in Poesia italiana del Novecento, Garzanti, Milano 1974. LUTI G., Invito alla lettura di <strong>Giuseppe</strong> Ungaretti, Mursia, Milano 1974. UNGARETTI G., Vita d’un uomo. Saggi e interventi, (a c. di M. Diacono e L. Rebay), Mondadori, Milano 1974. UNGARETTI G., Vita d’un uomo. Tutte le poesie, (a c. di L. Piccioni), Mondadori, Milano 1969. 71