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qdpd n 7.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

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La ‘Divina commedia’: un libro su cui tanto si è detto e tanto resta da scrivere QdPD 1 (2011)<br />

zomi e il martello, qui risolveranno il problema rimuovendo dalla Commedia i<br />

passi difficili per quanti, tra i banchi, hanno lo stomaco abituato allo snack o,<br />

tutt’al più, alla tavola calda. Così facendo, però, si altera tutto, e un alimento per<br />

lottatori di sumo diventa un budino per neonati, ritardandone la crescita; ma si<br />

nega anche l’evidenza a un principio logico indiscutibile: il prestigio di un libro<br />

è il riflesso della grandezza umana di chi lo compose. Dunque è la vicenda stessa<br />

di Dante a imporre un continuo ritorno alla Commedia, perché nell’esilio politico<br />

del suo autore c’è l’immagine di quanti oggi son perseguitati ed esuli; nel suo sogno<br />

di un’Europa forte e compatta, pacifica e salda c’è la profezia che ha precorso<br />

i secoli, e l’inadeguatezza attuale a non saperla tradurre in realtà; inoltre sulle rive<br />

dell’Acheronte, come sulla spiaggia del Purgatorio e nelle sfere del Paradiso,<br />

seguitano ad affluire, ininterrottamente e in massa, gli epigoni di quella campionatura<br />

umana che egli un giorno gettò nelle fauci dell’averno, o fece ascendere<br />

nei gorghi luminosi dei cieli. A dirla tutta, allora, il Fiorentino, è un contemporaneo<br />

di ottocento anni fa, è un inviato speciale alle cui interviste si son piegati antichi<br />

e moderni, vivi e morti, angeli e demoni; i suoi verdetti inappellabili hanno<br />

bollato a fuoco per sempre traditori e ipocriti, autorità religiose e civili; nelle bolge<br />

del suo Inferno, come nelle ebbrezze del suo Paradiso, si sono dati convegno<br />

uomini di tutte le età, per ascoltare le sentenze dell’unico tra i mortali che osò<br />

mettersi dalla parte di Dio e pronunciarne, in sua vece, il giudizio.<br />

2) Il merito di quanti commentano Dante<br />

Qualsiasi progetto, pertanto, dal più piccolo al più grande, volto a far comprendere<br />

ai giovani la ricchezza di Dante, merita un plauso incondizionato, perché<br />

di lui non se ne può fare a meno. Gli orizzonti di un testo scolastico, tuttavia,<br />

son limitati, e non consentono voli pindarici a quanti li compilano, e Mattioda<br />

che, come studioso, si muove su feudi amplissimi del sapere, qui si è messo umilmente<br />

al servizio dei ragazzi, insieme a una squadra con la quale ha saputo bene<br />

interfacciarsi (articolata, tra l’altro, in coordinamento editoriale, redazione, ricerca iconografica,<br />

progetto grafico e impaginazione), per togliere di dosso al poema sacro la<br />

polvere dei secoli, e quella subordinazione sussiegosa con la quale i libri in cartella<br />

intimidiscono i malcapitati studenti. Il proposito è rilevabile nel volume a<br />

prima vista, quando, ad esempio, se ne esamina lo specchio della pagina, che è<br />

ampio, per concedere respiro agli occhi (formato 195 x 263), e poter disporre la<br />

materia grafica senza ingolfarla, con un certo margine di autonomia per i passi<br />

più oscuri dei canti: i versi, così risultano allogati nei riquadri alti, il commento<br />

sta in calce e la parafrasi al fianco; la pagina è vivacizzata dal divario dei caratteri<br />

tipografici, dall’ampiezza degli spazi frapposta tra un comparto e l’altro, dalle<br />

sottolineature, dai corsivi, dalle inchiostrazioni diversificate, per produrre tanti<br />

piccoli stratagemmi atti a combattere l’assuefazione, e mantenere desto l’interesse<br />

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