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PRIMO POLIZZI IL PRIGIONIERO CHE CANTA - liabarone.it

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No. Non credo.<br />

Neanche prima di Mauthausen e di Güsen?<br />

Ma cosa pensavi in quei giorni?<br />

Ero contento, ero felice di vivere, di essere vivo.<br />

Non ti infastidivano certi atteggiamenti esibizionistici di partigiani che si facevano<br />

fotografare con le lunghe barbe fl uenti o che, con un pizzico di civetteria, erano<br />

sol<strong>it</strong>i passeggiare in divisa per le vie del centro?<br />

Non so se per modestia o per presunzione, non ho mai voluto giudicare nessuno.<br />

Non eri però infastid<strong>it</strong>o?<br />

Anzi, ne provavo piacere. Ricordo i primi 25 aprile; si ballava in piazza ed io ci andavo molto<br />

volentieri.<br />

…anche perché eri molto giovane.<br />

Mi piaceva ballare, mi piacevano le ragazze, mi piacevano i partigiani. Io stesso mi sentivo un<br />

partigiano …Anche perché la prigionia non è stata che una conseguenza.<br />

* * *<br />

Non ho assolutamente il senso del reducismo. Non mi sento un reduce, mi sento un<br />

sopravvissuto. È tutta un’altra tragedia, questa! Non uso mai il termine internato, ex internato,<br />

bensì superst<strong>it</strong>e. Perché i superst<strong>it</strong>i sono i sopravvissuti ad una catastrofe.<br />

Lo strano è che tu mi dicevi prima che voi sopravvissuti, avete qualche cosa in<br />

più rispetto agli altri. Nello stesso tempo però, tu ti senti partigiano. Capisci cosa<br />

intendo dire?<br />

Certo! Ma un partigiano con qualche cosa in più, non un semplice partigiano. Direi che – scusa la<br />

parola un po’ grossa – il lager ha sublimato la mia essenza di partigiano. Mi rendo perfettamente<br />

conto di esprimermi con un paradosso. Ma non è così. Anche perché, come partigiano sono<br />

stato collaudato alla lotta … e continuo – come dire – ad esserlo. Mi sento partigiano, e non<br />

certo superst<strong>it</strong>e, ogni volta che condivido certe idee e partecipo alle varie forme di lotta pol<strong>it</strong>ica.<br />

Come superst<strong>it</strong>e sono invece la testimonianza ancora viva di questa tragedia.<br />

Nello stesso tempo, però, sentirti superst<strong>it</strong>e non signifi ca per te, se ho ben cap<strong>it</strong>o,<br />

delim<strong>it</strong>are quest’esperienza a quel periodo. Non è infatti per te un’esperienza che<br />

si è conclusa nella primavera del ‘45, ma rappresenta per te un punto d’arrivo<br />

ed un punto di partenza. Un punto d’arrivo perché tu sei stato internato in quanto<br />

partigiano, un punto di partenza perché ha poi segnato tutta la tua esistenza.<br />

Perché, se r<strong>it</strong>ieni di avere qualche cosa in più rispetto agli altri partigiani, hai<br />

diffi coltà a parlarne?<br />

Dipende dal mio carattere. Anche mia moglie dice sempre che i problemi me li tengo tutti<br />

dentro. C’è dell’altro però: vorrei parlare della mia esperienza perché r<strong>it</strong>engo giusto che la<br />

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