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PRIMO POLIZZI IL PRIGIONIERO CHE CANTA - liabarone.it

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La mia fortuna è stata di arrivare a Güsen verso la fi ne. Incominciai ad andare nelle squadre<br />

di lavoro con Angelo. Un lavoro bestiale. Facevamo delle gallerie per allargare le offi cine della<br />

Messerschm<strong>it</strong>t, una fabbrica di aeroplani. (75) Ci portavano al luogo degli scavi con un trenino<br />

e noi lavoravamo per dodici ore consecutive con perforatrici e badili. Alla sera, al r<strong>it</strong>orno,<br />

eravamo degli stracci. Ovviamente non avevo più la possibil<strong>it</strong>à di mantenere certi contatti. Quel<br />

minimo di v<strong>it</strong>a che eravamo riusc<strong>it</strong>i a costruirci a Mauthausen, non esisteva più. C’era solo la<br />

preoccupazione di mangiare e di dormire, per cercare di recuperare le forze.<br />

Cosa mangiavate?<br />

Il cibo era lo stesso di Mauthausen, forse il brodo era ancora più allungato ed acquoso.<br />

II Kapò era più duro?<br />

Non ricordo. Non ho ricordi della baracca a Güsen.<br />

Ti immaginavi ancora i fi lm?<br />

Non credo. Non avevo tempo ormai. Non ricordo con esattezza. So solo che era terribile.<br />

Non c’era più la nozione di niente, quindi.<br />

C’era però sempre la speranza di riuscire a farcela. Ogni tanto si risvegliava la voglia di non<br />

cedere. Ciò anche per il fatto che si incominciava a sentire il cannone, lontano come un tuono.<br />

Quella fu la spinta.<br />

Ne parlavate fra di voi?<br />

Se ne parlava. Si cercava di realizzare …<br />

… ciò che stava succedendo.<br />

Non tanto, quanto di creare nuovamente quel gruppo che era esist<strong>it</strong>o a Mauthausen. Continuavo<br />

ad inc<strong>it</strong>are i compagni che mi erano più vicini, perché ev<strong>it</strong>assero di parlare di cibo. Cercavo<br />

insistentemente di portare il discorso sugli americani ed i sovietici che si avvicinavano, che<br />

bombardavano. Mi guardavo attorno e cercavo dappertutto indizi che potessero rafforzare la<br />

mia speranza.<br />

Una mattina notammo che i soldati che ci scortavano erano tutti vecchi.<br />

Improvvisamente?<br />

Improvvisamente. Evidentemente la sost<strong>it</strong>uzione era avvenuta durante la notte, fra un turno<br />

e l’altro. Chissà, forse era avvenuta già il giorno prima, io comunque me ne accorsi quella<br />

mattina. Tutti vecchi. Non avevano più il m<strong>it</strong>ra, ma fucili non fi n<strong>it</strong>i, con il calcio di legno bianco,<br />

non verniciato, legato con una corda. Erano le ultime armi.<br />

Anche questo fu un indice della fi ne imminente. Se ne parlava.<br />

75 - L’obiettivo era quello poi di produrre all’interno delle gallerie i razzi Aggregat 4, o V2 (Vergeltungswaffe), Bruno<br />

Maida, La camera a Gas di Mauthausen, op. c<strong>it</strong>., pag.2.<br />

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