PRIMO POLIZZI IL PRIGIONIERO CHE CANTA - liabarone.it
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asciutta, giù botte. Ragion per cui, il giorno dopo mi bagnai la testa … e così per alcune mattine.<br />
Poi mi sono fatto l’autocr<strong>it</strong>ica. Ormai mi ero reso conto che, abbattendomi in quel modo, avrei<br />
fatto il loro gioco. Cominciai dunque, a lavarmi e ad asciugarmi con la casacca. Del resto, fuori<br />
– pioggia o neve – la casacca si sarebbe bagnata comunque. E comunque ero riusc<strong>it</strong>o a vincere<br />
quella pigrizia che avrebbe potuto condurmi alla morte. Anche perché era fi n troppo facile.<br />
Tu, per natura, sei pigro?<br />
Beh direi di sì. Non sono mai stato, ad esempio, uno sportivo. Forse, più che pigro …<br />
… contemplativo?<br />
Forse sì. Certo. Soprattutto penso a lungo, prima di decidermi a fare una cosa.<br />
Come a rilasciare questa testimonianza.<br />
Direi che non ho certo quel che si dice un carattere impulsivo. Ma forse è inutile ricordare ciò<br />
che è successo. Già Levi con Se questo è un uomo, ha espresso tutto ciò che poteva essere<br />
espresso. (72)<br />
Comunque poi ognuno...<br />
Certo, ognuno ha una sua esperienza individuale. La v<strong>it</strong>a del campo è stata però universale: ciò<br />
che ha sofferto uno, lo hanno sofferto anche gli altri. Il sistema era unico come l’obiettivo, che<br />
era quello di ridurci a bestie. Mangiare senza posate quindi. Il cibo sempre più inconsistente: da<br />
una pagnotta in dieci, arrivammo ad una pagnotta in venticinque. Di una pagnotta di neanche<br />
due chili, ti davano una fettina sottilissima, accompagnata a volte da una fettina di salame.<br />
Alla mattina il tè. Ed ancora, non avere il fazzoletto e tutti quegli oggetti personali che, durante<br />
un’esistenza normale, non consideri certo tanto importanti. Non avevi la possibil<strong>it</strong>à di pulirti, né<br />
di trovare amici. La mia unica vera fortuna è consist<strong>it</strong>a nella consapevolezza del perché ero lì.<br />
Era importante per te questa consapevolezza, vero?<br />
Era importante e credo lo fosse per molti. Infatti la maggior parte dei sopravvissuti aveva già<br />
maturato una coscienza pol<strong>it</strong>ica, prima di entrare nei campi. È stato invece diverso per coloro<br />
che sono stati rastrellati: i cap<strong>it</strong>ati lì per caso, coloro che erano stati presi per la via, per la<br />
strada di una c<strong>it</strong>tà.<br />
Non eravate solo pol<strong>it</strong>ici?<br />
Eravamo tutti pol<strong>it</strong>ici. Fra i pol<strong>it</strong>ici si trovavano però anche i rastrellati. (73)<br />
72 - Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi Torino 1964.<br />
73 - Si veda a questo propos<strong>it</strong>o Giuseppe Maida, Storia della deportazione dall’Italia 1943-1945. Mil<strong>it</strong>ari, ebrei e<br />
pol<strong>it</strong>ici nei lager del Terzo Reich, Bollati Borighieri, Torino 2002, pag 230-232: «Nell’insieme si trattò di una massa<br />
di circa quarantamila deportati indicati generalmente come “pol<strong>it</strong>ici”, defi nizione non esattissima perché sembra<br />
alludere a persone sempre altamente ideologizzate, mentre toccò anche a uomini, donne e giovani impegnati in<br />
una resistenza civile, spesso priva di puntuali connotazioni pol<strong>it</strong>iche, come le massaie milanesi che nell’agosto<br />
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