PRIMO POLIZZI IL PRIGIONIERO CHE CANTA - liabarone.it
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Prima mi accennavi al fatto che a Güsen tutto era diverso. In fondo l’abbrutimento<br />
c’era già a Mauthausen, in cosa Güsen era diverso come campo?<br />
Il luogo stesso era diverso, già di per sé peggiore. Come t’ho detto Mauthausen era un luogo suggestivo,<br />
sopra una collina... Forse, anche il tipo di lavoro: quello di Güsen senz’altro più pesante.<br />
Una mattina organizzarono le squadre e ci portarono, appunto, a Güsen. Ovviamente, quando<br />
si partiva, non si sapeva mai dove ci avrebbero portato. Era già completamente chiaro quando<br />
arrivammo in questo campo. Indubbiamente brutto. Brutto come baracche, come posto...<br />
prigionieri ancor più brutti, più magri, più trasandati, più stracciati, più...<br />
… più amorfi ?<br />
Anche … Comunque ne ricevetti una impressione terribile. Un’impressione così netta, che per<br />
un certo tempo mi fece dub<strong>it</strong>are delle mie forze, di riuscire ad arrivarci in fondo.<br />
Non ricordo se la sera stessa o il giorno dopo, riconobbi, fra i prigionieri che tornavano dal<br />
lavoro, Angelo Bianchi.<br />
Per te è stato importante r<strong>it</strong>rovarlo?<br />
Importante sì, ma anche traumatizzante. Perché mi r<strong>it</strong>rovai davanti uno scheletro.<br />
La mia età.<br />
No.<br />
Quanti anni aveva?<br />
Ma tu non ti sentivi cambiato fi sicamente?<br />
Tu però lo eri!<br />
Eccome e lui me lo disse anche. Ma io non mi vedevo. Innanz<strong>it</strong>utto perché non avevo mai avuto<br />
modo di vedermi in uno specchio. Certo, vedevo le gambe, le cosce ormai inesistenti, il torace<br />
con le ossa che si contavano, però – che vuoi – la mia presunzione, il sentirmi fi sicamente<br />
forte... A dir la ver<strong>it</strong>à cercavo di apparire più forte di quel che non ero, per poter andare sempre<br />
al lavoro...<br />
…altrimenti ti portavano nel Revier.<br />
Certo. Quando, alla mattina, facevano le squadre dopo l’appello, tastavano i muscoli ed allora<br />
io gonfi avo il torace, sforzandomi di stare dir<strong>it</strong>to. Così come, quando passavamo per le vie di<br />
Vienna, cercavo di tenere la testa alta.<br />
Perciò il vedere Angelo ridotto così ed il capire che così ero ridotto anch’io, fu tutt’uno. Nonostante<br />
ciò, fu una festa per entrambi.<br />
Proprio Angelo mi comunicò la morte di Sergio e di suo padre. Il fi glio, forse perché si sentiva<br />
ingiustamente responsabile della morte del padre, si era lasciato morire. E così, a tre giorni di<br />
distanza dal padre, era fi n<strong>it</strong>o anche lui.<br />
* * *<br />
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