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PRIMO POLIZZI IL PRIGIONIERO CHE CANTA - liabarone.it

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La prima volta, per paura, mi irrigidii. Contemporaneamente con il mio cervello cercavo di uscire<br />

da quella s<strong>it</strong>uazione... per creare il vuoto. Anche perché mi r<strong>it</strong>ornava in mente ciò che mi aveva<br />

raccontato Remo, delle sua v<strong>it</strong>a di prigioniero e della disciplina che si imponeva.<br />

Le prime botte, in effetti, non erano state molte. Tant’è che me ne ero poi tornato con le mie<br />

gambe in cella. E tuttavia c’erano riusc<strong>it</strong>i bene a spaventarmi!<br />

Mi gettai sul pagliericcio e, come mi è poi cap<strong>it</strong>ato molte altre volte, imposi alla mia mente di<br />

distrarsi, pensando ad altre cose.<br />

Mi venne in mente un romanzo int<strong>it</strong>olato II prigioniero che canta, non ricordo chi fosse<br />

l’autore... Era la storia di un condannato a morte, che la notte precedente l’esecuzione riusciva<br />

a distaccarsi dal corpo, vivendo fuori dalla sbarre gli ultimi istanti della sua v<strong>it</strong>a... Come del<br />

resto, in segu<strong>it</strong>o, me ne vennero in mente tanti altri di romanzi. Ciò serviva per scaricare la<br />

tensione accumulata... per svuotarmi. Durante la prigionia, mi sarei poi ricostru<strong>it</strong>o i fi lm che<br />

avevo visto quando ero ancora libero.<br />

Quando, il giorno dopo, mi riportarono di sopra, misi in pratica la teoria. Cercai, cioè, di<br />

rilassarmi, per poter meglio assorbire i colpi. Su un muscolo teso, infatti, le botte avrebbero<br />

fatto più male.<br />

L’interrogatorio, come di consuetudine, avvenne la sera tardi. Quando incominciarono a legarmi,<br />

dopo avermi fatto sdraiare su una tavola, cercai quindi di rilassarmi. La prima volta non mi riuscì<br />

molto bene, ma la seconda … la terza... la quarta volta, avrei ottenuto un totale rilassamento<br />

dei muscoli. Incominciai a contare i colpi... cinquantotto, e poi caddi svenuto. Mi r<strong>it</strong>rovai giù in<br />

cella. Indubbiamente sentivo meno male della volta precedente.<br />

Dove ti colpivano?<br />

Sempre sulle natiche, per parecchio tempo non ho potuto sedermi. A volte stavano due<br />

o tre giorni senza torturarmi. Questo è durato fi no ai primi di dicembre. Tutte botte inutili,<br />

comunque.<br />

Nello scantinato c’era un lavatoio. In genere, quando andavo a lavarmi ero sempre solo, una<br />

mattina invece incontrai Sergio. Entrambi arrivammo accompagnati. Mentre cercavo di lavarmi<br />

la faccia, gli dissi di sostenere che mi aveva conosciuto in montagna. Fatto sta che dopo<br />

un’oretta mi chiamarono di sopra per sapere cosa avevo detto a Sergio.<br />

Ma non c’erano le guardie, mentre vi lavavate?<br />

No, erano rimaste fuori. Comunque ci avevano tenuto d’occhio. Durante l’interrogatorio,<br />

sostenni che gli avevo chiesto come andava, senza con ciò convincerli.<br />

Nella prima settimana di dicembre ci trasferirono in San Francesco. (62) Ciò signifi cava che<br />

non avrei più dovuto sottopormi ad interrogatorio, perché, fi nché intendevano interrogarti, ti<br />

tenevano a portata di mano.<br />

Effettivamente, durante la permanenza in San Francesco, mi interrogarono due volte, furono<br />

comunque più che altro chiacchierate di Rabanzer.<br />

62 - Il vecchio carcere di Parma, ubicato nell’allora perimetro del centro storico.<br />

67

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