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PRIMO POLIZZI IL PRIGIONIERO CHE CANTA - liabarone.it

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Le strade dei Polizzi si erano separate. La notizia della cattura raggiungerà Remo nel<br />

piacentino, dove svolge un ruolo di primo piano in qual<strong>it</strong>à di segretario della federazione<br />

comunista, membro del CLN, successivamente commissario pol<strong>it</strong>ico del Comando Unico. La<br />

notizia raggiunge Laura nel reggiano, in quel periodo vice commissario del Comando Unico ed<br />

in segu<strong>it</strong>o dirigente provinciale dei Gruppi di Difesa della Donna, destinata successivamente a<br />

Milano con un incarico analogo di settore. Primo viene a conoscenza dell’accaduto nell’agosto,<br />

mentre è di stanza a Bardi con il distaccamento.<br />

Il prigioniero che canta<br />

Verso la fi ne di ottobre, senza aver ottenuto il benestare del Comando, Primo decide di<br />

accompagnare Sergio Barbieri – suo compagno nei sabotaggi dei treni, da giugno nello stesso<br />

distaccamento – che scende in missione. (25) Con una buona dose di incoscienza si fermano a<br />

casa di Sergio, dove, mentre si accingono a risalire, vengono arrestati assieme ai gen<strong>it</strong>ori. La<br />

madre verrà poi liberata, mentre il padre Giuseppe, dopo un breve rilascio, sarà nuovamente<br />

arrestato per condividere la sorte del fi glio e di Primo.<br />

A piedi, all’imbrunire, attraverso i viali della periferia, direttamente alla sede della brigata nera,<br />

ormai divisi, in celle separate. Le tracce di Sergio ben presto si perderanno.<br />

All’SD, nelle carceri di San Francesco, a Reggio Emilia, ancora in San Francesco, partenza per<br />

Bolzano, infi ne a Mauthausen: un susseguirsi di trag<strong>it</strong>ti che progressivamente, nel ricordo di Primo,<br />

acquistano i contorni sempre meno sfocati della propria storia interiore.<br />

Il suo è un racconto che volutamente tace gli aspetti più devastanti della condizione psicofi sica<br />

individuale e relazionale, di questo passato ormai lontano che tuttavia nella memoria si identifi ca con<br />

la dimensione presente. Al punto che, nel corso dell’intervista, alcune domande, apparentemente<br />

neutre o focalizzate su aspetti banali della v<strong>it</strong>a quotidiana, hanno avuto la funzione della pausa. Mentre<br />

la costante riformulazione di altre ha favor<strong>it</strong>o l’argomentazione e l’esplic<strong>it</strong>azione delle risposte.<br />

* * *<br />

Tutto ha inizio all’SD con le prime torture. Nonostante il dolore fi sico, quasi in uno stato di trance,<br />

riesce mentalmente ad estraniarsi osservando dal di fuori se stesso e gli aguzzini. Poi, nella<br />

sol<strong>it</strong>udine della cella, ed in previsione delle successive torture, Primo adotta un particolarissimo<br />

metodo di sopravvivenza, consistente nell’ottenere il massimo rilassamento attraverso<br />

l’immaginazione fantastica, tecnica del tutto opposta a quella di Remo che, nelle carceri, aveva<br />

fatto invece degli stimoli esterni un punto di riferimento, per il recupero dell’integr<strong>it</strong>à.<br />

25 - A Sergio Barbieri, verrà poi riconosciuta nel Ruolino Quadri come anzian<strong>it</strong>à partigiana il 15 maggio ‘44. Sergio<br />

Barbieri, nato a Parma il 5 maggio 1926, viene deportato a Mauthausen da Bolzano l’8 gennaio 1945 e muore<br />

a Güsen il 28 marzo 1945. Il padre Giuseppe, anche lui ferroviere, nato a S. Cristina e Bissone (PV) il 15 maggio<br />

1897, viene deportato da Bolzano a Mauthausen assieme al fi glio per giungervi l’8 gennaio 1945. Muore a Güsen<br />

tre giorni prima del fi glio, il 25 marzo 1945. Dario Venegoni, op. c<strong>it</strong>., pag. 67; Il libro dei deportati, Mursia, vol. I<br />

tomo 2, pag. 1496 e pagg. 1711-1712.<br />

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